Il non fare nelle filosofie orientali

I fondamenti delle filosofie orientali sono contenuti nel "Daodejing", libro che ha influenzato molte culture in diversi momenti storici. Il non fare e il non volere offrono più potere e meno sofferenza.
Il non fare nelle filosofie orientali
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 marzo, 2023

A noi occidentali il non fare e il non desiderare sembrano una follia. Viviamo, di fatto, facendo tutto il contrario: siamo attivi e desiderosi. A differenza di noi occidentali, la quiete e il distacco sono due fondamenti delle filosofie orientali.

Per lo zen e altre correnti di pensiero, non desiderare e non fare sono una fonte di potere. Al contrario, si sa che l’attaccamento e il desiderio di incidere su tutto, o reagire a tutto, rendono più deboli. Queste due dettami delle filosofie orientali sono a volte incomprese. Vengono confuse per passività neutrale o per conformismo.

C’è anche chi crede che la vita senza desideri non sia tale. O se lo è, in ogni caso è molto noiosa . Le emozioni intense sono un obiettivo per molti occidentali, a tal punto che ci si inventa dei modi per sentirsi vivi. Di fronte a tutto ciò, sorge una domanda: che validità hanno per un occidentale questi due fondamenti delle filosofie orientali?

“Dare alla luce, nutrire,

portare e non trattenere,

agire e non possedere,

guidare e non comandare:

questo è il misterioso potere.

Daodejing

Non fare e non desiderare

Il distacco e la contemplazione sono fondamentali nelle filosofie orientali. Lo si può notare chiaramente nel Daodejing, libro che è stato letto e apprezzato in tutte le culture in diversi periodi storici. Vi si afferma: “L’anima senza desideri vede ciò che è invisibile, l’anima che non smette di desiderare vede solo quello che desidera”. Questo sintetizza la prospettiva orientale riguardo agli attaccamenti.

Per gli occidentali, il desiderio spinge all’azione che a sua volta genera un risultato. E il risultato è equivalente al piacere. Perché allora l’inerzia è uno dei punti chiave delle filosofie orientali? Come indica il Daodejing, gli orientali pensano che il desiderio travisi la percezione della realtà. Porta a esaltare se stessi e schiavizza.

La realtà sembra dar loro ragione. Sulla base dei propri desideri, si agisce e si ottiene qualcosa; poi resta un vuoto che mette in discussione il desiderio stesso.

Riguardo all’inerzia, un altro dei fondamenti delle filosofie orientali, il Daodejing stabilisce: “Riesci a mantenere l’acqua calma e chiara perché rifletta senza intorbidirsi?”. Il non fare consente alla realtà di manifestarsi in modo più chiaro, di diventare visibile.

L’azione, invece, interferisce con il naturale fluire degli eventi. In seguito a ciò, arriviamo più in fretta alla verità quando la contempliamo e la lasciamo essere.

Goccia di acqua.

Non desiderare, uno dei fondamenti delle filosofie orientali

Per le filosofie orientali, l’assenza di desiderio dona un grande potere. Chi desidera qualcosa, in un modo o nell’altro, si trasforma in schiavo della sua voglia o del suo obiettivo o del suo desiderio. Subordina la sua vita a ciò e al tentativo di non perderlo.

Questa è di per sé una situazione che conduce all’ansia. Il non desiderare degli orientali è espresso anche dalla famosa frase: “Non è più ricco colui che possiede di più, ma colui che necessita di meno”.

Il potere di rinunciare dona una grande forza all’essere umano. Neutralizza o annulla ogni condizionamento basato sulla paura di perdere qualcosa. Buona parte della nostra ansia occidentale proviene esattamente da questo timore che le cose non vadano come vogliamo, che non raggiungeremo quello che desideriamo o, forse, che accada l’indesiderabile. E l’indesiderabile è tale perché presuppone la privazione di qualcosa che definiamo come importante per noi.

Farfalla sulla spalla di una donna.

Non fare, una fonte di verità

Il non fare degli orientali non si riferisce al restare immobili in ogni circostanza. Si tratta piuttosto di un non fare relativo al permettere che ogni realtà segua il suo corso. Ciò si basa sulla convinzione che l’universo ha la sua dinamica e non bisogna interferire con essa.

Il non fare è uno dei fondamenti delle filosofie orientali, perché è stabilito che ciò che deve succedere, succederà. Possiamo intervenire, ma questo non cambierà il corso sostanziale degli eventi. Sono energie spese inutilmente, che non cambieranno significativamente la realtà.

Non desiderare e non fare sono dei cammini per raggiungere la verità riguardo a noi stessi e all’universo che abita dentro di noi. Ci permettono di percepire tutto in modo più trasparente e contribuiscono a renderci liberi. È per questo che gli orientali consigliano di coltivarli, in particolar modo per evitare la sofferenza.

 


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  • Vásquez, M. A. M. (2011). Oriente vs. Occidente. Un acercamiento al pensamiento filosófico oriental. Pensamiento Humanista, (8), 79-95.

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