Intenzione paradossale, tecnica psicologica
A volte le tecniche adoperate dagli psicologi sono davvero sorprendenti. L’intenzione paradossale è sicuramente una delle più interessanti. Ovviamente l’appartenenza a una delle diverse scuole (cognitivo-comportamentale, sistemica, gestaltica, psicoanalitica, ecc.) può influenzare l’uso di determinate terapie e cure.
Queste tecniche, a ogni modo, devono essere considerate come veri e propri trattamenti medici. Non a caso, vengono messe in pratica in un contesto clinico definito (ospedali, studi privati, associazioni, ecc.). In questi ambiti, lo psicologo cercherà di guarire il paziente grazie a una valutazione attenta e continua.
L’intervento dello specialista può riguardare diverse situazioni. Ad esempio, aiutare una persona a superare la depressione, risolvere i conflitti interni di una famiglia e migliorare la comunicazione o insegnare a un adolescente a interagire con altri compagni di classe in modo meno aggressivo.
Nella tecnica dell’intenzione paradossale, i pazienti smettono di eludere o controllare i sintomi del loro disturbo. Vengono motivati a mostrarli deliberatamente e in maniera volutamente esagerata.
Durante il trattamento, lo psicologo ascolterà attentamente tutto ciò che il paziente ha da dire in relazione a tutti gli aspetti della sua vita, personali, sociali, familiari, ecc. Sono spesso questi, infatti, a generare o alimentare il malessere.
Coinvolgere il paziente nella descrizione del problema sarà fondamentale per risolverlo. Per riuscirci, imparerà a usare specifiche tecniche psicologiche. Da esercizi che calmano la respirazione o favoriscono il rilassamento, fino alla tecnica di intenzione paradossale, la risoluzione dei problemi interpersonali, l’interrogatorio di convinzioni errate, l’addestramento nelle abilità sociali, ecc.
In sintesi, gli psicologi sono specialisti in problemi comportamentali e utilizzano tecniche utili al loro superamento. A partire dalla valutazione personale (attraverso test, questionari, incontri) fino ai trattamenti veri e propri, la cui efficacia è contrastata da varie indagini scientifiche.
La tecnica dell’intenzione paradossale
L’uso dell’intenzione paradossale è legato alla psicoterapia dell’orientamento umanistico, in particolare alla logoterapia di Victor Frankl (1905-1997). D’altra parte, la forza con cui è emerso questo approccio cognitivo ha generato un campo fertile per il suo utilizzo.
Nell’ambito della terapia comportamentale cognitiva, l’intenzione paradossale è diventato un trattamento particolarmente utile per superare la resistenza al cambiamento che alcuni pazienti presentano.
Questo termine è stato coniato sfruttando l’etimologia della parola “paradosso” (dal greco parádokson) che prevede l’uso di espressioni contraddittorie per spiegare un tema o un argomento. Nel caso dell’intenzione paradossale, tuttavia, il vero paradosso risiede nel fatto che è il paziente ad accettare di esporre il suo problema. E lo fa, in presenza dello psicologo, “intenzionalmente”.
“Con l’intenzione paradossale, il paziente viene incoraggiato a fare ciò che esattamente teme si verifichi”
Victor Frankl, 1984
Obiettivi dell’intenzione paradossale
L’obiettivo generale dell’intenzione paradossale è di provocare dei cambiamenti negli atteggiamenti e nelle reazioni delle persone in situazioni di stress o disagio. Si tratta di smantellare il circolo vizioso che di solito è stato generato rendendolo palese con l’aiuto dal paziente. Per capire meglio come funziona, vediamo un esempio:
Un paziente soffre di insonnia e ogni notte fa di tutto per addormentarsi. Lo psicologo gli suggerisce di agire in modo completamente opposto. La sera successiva dovrà quindi fare il possibile per rimanere sveglio. Come vedete, con l’intenzione paradossale viene rimosso il conflitto interno precedente.
Misurare l’efficacia di questa tecnica psicologica
Questa tecnica ha dimostrato piena efficacia in ambito clinico, ma per stabilire e spiegare gli effetti dell’intenzione paradossale è necessario ricorrere ad alcuni modelli. In alcune varianti della tecnica, vengono usati dei meccanismi di controllo per influenzare il comportamento del paziente. Altre volte si ricorre a cambiamenti nelle aspettative, nell’autoefficacia o nell’attribuzione del controllo.
I quattro modelli teorici proposti per spiegare gli effetti di questa tecnica sono la teoria del doppio legame (Watzlawick, Beavin e Jackson, 1981), la teoria della decontestualizzazione del sintomo (Omer, 1981), la teoria dell’ansia ricorrente (Ascher and Schotte, 1999) e la teoria del controllo mentale ironico (Wegner, 1994)
Come funziona la tecnica dell’intesa paradossale?
Il funzionamento di questa tecnica psicologica è molto semplice. Il paziente non deve più lottare contro i sintomi del suo malessere, ma farà di tutto per manifestarli. Niente più controllo né elusione del problema, quindi. Tutto viene mostrato in maniera deliberata e, addirittura, esagerata.
Rispetto agli altri trattamenti, l’intenzione paradossale favorisce due aspetti. Da un lato, il paziente rinuncia ai tentativi di controllare il problema. Dall’altro, fa apparire ed esagera i relativi sintomi.
Prima di iniziare, lo specialista dovrà spiegare al paziente, in modo esauriente e convincente, i benefici che derivano da questi due comportamenti. Come è facile notare, l’intenzione paradossale si discosta non poco dalle tradizionali logiche terapeutiche.
Le fasi dell’intenzione paradossale
Quando uno specialista mette in pratica questa tecnica, possono distinguersi sei passaggi fondamentali:
- Lo psicologo valuta la situazione e identifica ciò che impedisce al paziente di superare il problema.
- Ridefinisce i sintomi esternati nella prima fase e dà essi un nuovo significato, anche positivo.
- Indica i comportamenti “paradossali” da mettere in pratica.
- Spiega gli effetti dei cambiamenti “paradossali” provocati dalla terapia.
- Previene eventuali ricadute.
- Conclude la terapia e valuta i progressi del paziente.
La tecnica dell’intenzione paradossale funziona?
Nonostante la sua utilità, l’intenzione paradossale è forse una delle tecniche più difficili da usare, tra le terapie cognitivo-comportamentale. Oltre a conoscere la logica e la procedura, il terapeuta deve avere abbastanza esperienza per rilevare il momento giusto per usarla.
In questo caso, le capacità comunicative dello psicologo e la sua esperienza clinica determineranno il successo della terapia. La fermezza, la sicurezza, la convinzione e la capacità di simulazione del terapeuta saranno fondamentali per spingere il paziente a comportarsi contro la propria intuizione.
La risposta alla domanda che apre quest’ultimo paragrafo è certamente affermativa. Nel corso degli anni, questa tecnica si è rivelata efficace in molti ambiti. In particolar modo ha registrato i migliori risultati nei casi di insonnia. A ogni modo, è una tecnica che richiede sempre la presenza di un terapeuta qualificato. Applicarla senza la supervisione di uno psicologo può far peggiorare e compromettere il quadro clinico del paziente.
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