La chiave della felicità, una favola orientale

Questa favola orientale ci racconta cosa succede a un uomo quando ottiene la felicità senza averla conquistata. Ci mostra anche dove si trova la felicità e come raggiungerla.
La chiave della felicità, una favola orientale
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Sapete dove si trova la chiave della felicità? Secondo una  favola orientale, all’inizio dei tempi, tutti gli dei si erano riuniti e, tra una chiacchiera e l’altra, avevano finito per creare l’universo. Ognuno di loro aveva una speciale abilità; si divisero pertanto i compiti, concordando di riunirsi nuovamente per valutare la situazione.

Le divinità della luce cominciarono a creare le stelle e tutti gli oggetti splendenti che si trovano nell’universo. Ne restarono tanto affascinate che prima ne creano alcune, poi cento, infine milioni! Erano davvero meravigliose e davano spettacolo quando spuntavano dal nero del nulla.

“Un giorno, da qualche parte, in qualche posto, inevitabilmente ti incontrerai con te stesso e questa, solo questa, può essere la più felice o la più amara delle tue giornate.”

-Pablo Neruda-

Gli dei degli abissi non vollero essere da meno. Crearono i pianeti e, dentro i pianeti, gli oceani profondi. Uno degli dei pensò quanto potesse essere maestoso un mare di fuoco, ma i suoi compagni lo sconsigliarono intravedendo del pericolo. Alla fine lo crearono, ma lo nascosero dentro le montagne, lasciandolo uscire di tanto in tanto in modo da illuminare il paesaggio.

La creazione della vita

C’era poi un gruppo di divinità che aveva l’incarico di creare la vita. Non riuscivano a mettersi d’accordo. I più erano convinti che fosse meglio creare un essere vivente incapace di pensare.

Una di questa divinità pensò addirittura che la miglior soluzione fosse creare una vita minuscola e fugace. Nacque allora la zanzara. Era però tanto noiosa che decisero di mandarla sul pianeta Terra, affinché non desse fastidio a nessuno.

Dea e costellazioni

Questa favola orientale ci racconta che un altro dio si divertì a dare forma a una creatura agile, piena di abilità e bella. Era il gatto. Tuttavia era troppo indipendente e subito sgusciò via, e nessuno seppe dove si andò a infilare.

Questa esperienza insegnò che forse era meglio creare un essere più affettuoso e amichevole che potesse accompagnare gli dei dappertutto senza scappare alla prima occasione, come aveva fatto il gatto. Fu così che venne pensato e creato il cane. Il cane piacque davvero a tutti, ma una delle divinità si intristì perché il cane non poteva né ragionare né parlare.

Nascita dell’uomo

Questo dio, che non era soddisfatto delle forme di vita che avevano plasmato i suoi compagni, decise di fare meglio. Si prese qualche secolo per meditare. Alla fine pensò a un essere perfetto. Gli avrebbe dato l’intelligenza per pensare e un cuore per sentire. Era convinto, infatti, che non aveva senso aver creato un universo così bello senza che vi fosse qualcuno capace di ammirarlo e di coglierne il significato.

Fu così che nacque l’uomo. Era molto simile agli dei, ma tutti videro che appariva disorientato. Non sapeva che fare e come vivere. Un dio ebbe una bella idea: dargli il dono della felicità per placare le sue inquietudini.

Cielo stellato

Immediatamente l’uomo di sdraiò placidamente su un prato e si mise a contemplare le stelle. Passavano i secoli e non si muoveva da lì. Non faceva nulla. Perché? Era eternamente felice. Il suo cuore era colmo, non aveva bisogno di altro.

La chiave della felicità

Vedendo ciò, il dio che aveva creato l’uomo pensò che il suo collega aveva commesso un errore. Dare la felicità completa all’uomo lo aveva trasformato in un essere passivo, incapace di sfruttare l’intelligenza e la sensibilità di cui era dotato. E allora gli venne un’idea. Non aveva intenzione di sottrarre all’uomo la sua felicità, ma forse era meglio occultarla. In questo modo sarebbe stato obbligato a cercarla, abbandonando quella passività malata.

Agli altri dei questa idea piacque molto. Uno di loro propose di chiudere la felicità dentro uno scrigno e di nasconderne la chiave. Ma dove riporre lo scrigno e dove nascondere la chiave della felicità? Era meglio mettere tutto in fondo al mare? O in cielo? O dentro un vulcano?

La chiave della felicità, uomo cammina in un bosco di chiavi

Seguì una lunga discussione, alla fine il padre dell’uomo ebbe una fantastica idea: “Metteremo sia lo scrigno che la chiave dentro l’uomo, così dovrà prima conoscersi per poterli trovare“. Tutti applaudirono. Poi uno di loro disse: “Mettiamo lo scrigno della felicità nella sua mente. Lo troverà grazie alla sua intelligenza”.

Seguì un altro applauso. Per ultimo parlò il dio degli abissi: “Nasconderemo la chiave della felicità nel suo cuore. La bontà gli mostrerà la strada per raggiungerla”. E tutti furono d’accordo.


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  • Yourcenar, M., & Calatayud, E. (1989). Cuentos orientales. Alfaguara.

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