La depressione anaclitica di René Spitz

La depressione anaclitica si manifesta durante il primo anno di vita, quando il bambino viene separato dalla madre e non ha legami affettivi. È una condizione grave, che può condurre alla morte.
La depressione anaclitica di René Spitz

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre, 2022

Depressione anaclitica è il termine coniato da René Spitz nel 1945. Spitz era uno psicoanalista austriaco naturalizzato americano che lavorava come psichiatra al Mount Sinai Hospital e come docente in diverse università degli Stati Uniti. Fu l’erede naturale dei postulati di Freud, ma si dedicò soprattutto alla cura dei bambini.

Spitz iniziò a fare ricerche sullo sviluppo dei bambini nel 1935, mentre risiedeva ancora in Europa, tramite osservazione diretto e il metodo sperimentale.

Tutte le sue conclusioni avevano dunque una solida base empirica. Nel 1945 condusse ricerche dettagliate in un orfanotrofio e dalle sue osservazioni nacque il concetto di depressione anaclitica.

“Ciò che i bambini ricevono, lo daranno alla società”.

-Karl Menninger-

Il lavoro di questo psicoanalista ebbe un grande impatto nella comunità scientifica e nella società in generale. Buona parte della sua ricerca è stata registrata nel cortometraggio Psychogenic Disease in Infancy (la malattia psicogena durante l’infanzia), realizzato nel 1952.

Le riprese ebbero un notevole impatto, al punto da favorire un cambiamento nelle cure rivolte ai bambini in ospedali e orfanatrofi. Oltre a ciò, mostrò al mondo il concetto di depressione anaclitica.

Che cos’è la depressione anaclitica?

Quando René Spitz iniziò la sua ricerca, nei circoli accademici si pensava che la depressione fosse esclusiva degli adulti. Alcuni psicologi erano convinti che i segnali di questo disturbo fossero clinicamente irrilevanti nei bambini.

Gli psicoanalisti, da parte loro, facevano notare che i più piccoli non godevano della necessaria capacità di riflessione, dunque non potevano soffrire di depressione. Stiamo parlando dei primi Anni ’30.

Sebbene queste convinzioni fossero piuttosto diffuse, due ricercatori ne presero le distanze e decisero di condurre degli esperimenti per indagare sulla loro effettiva validità. I due ricercatori erano René Spitz, che teorizzò il concetto di depressione anaclitica, e John Bowlby, che studiò in dettaglio il rapporto tra madre e figlio durante l’infanzia.

Spitz giunse alla conclusione che anche i bambini, fin dalla tenera età, possono essere depressi. Lo psicanalista scoprì che questo stato includeva un quadro completo di sintomi ben definiti.

In particolare, la sua teoria si basava sulla reazione dei bambini all’improvvisa separazione dalla madre o dai vincoli affettivi per un tempo superiore ai tre mesi.

Neonato che piange.


Sintomi della depressione anaclitica

Spitz sosteneva che la depressione anaclitica si verificava nei bambini di età inferiore a un anno, in particolare dopo aver sviluppato il legame di attaccamento verso la madre ed esserne stato separato bruscamente per un periodo di tre mesi.

Se ciò accade, il piccolo inizia a mostrare tutta una serie di sintomi depressivi. I sintomi più visibili sono i seguenti:

  • Perdita della capacità di esprimersi attraverso i gesti.
  • Smette di sorridere.
  • Anoressia o inappetenza.
  • Difficoltà a dormire: le ore di sonno risultano ridotte o alterate.
  • Dimagrimento.
  • Ritardo psicomotorio.

Qualora la privazione affettiva duri per un periodo superiore alle 18 settimane, tutti i sintomi si aggravano. Il bambino entra in uno stato che Spitz chiamava “ospitalismo“: il bambino diventa incapace di stabilire contatti affettivi stabili e la sua salute diventa cagionevole. In molti casi, può condurlo alla morte.

Gli effetti della ricerca

Sembra che Federico II il Grande, re di Prussia, abbia condotto un esperimento. Si dice che avesse fatto costruire un orfanotrofio in cui tutti i bisogni fisici dei bambini erano pienamente soddisfatti.

In questo luogo, aspetti come l’igiene, il cibo, l’abbigliamento, ecc. venivano curati nei minimi dettagli. Ciononostante, ai bambini era vietato stabilire legami affettivi. La maggior parte di loro morì in breve tempo.

Bambino sul punto di piangere.

Gli studi di René Spitz sulla depressione anaclitica hanno avviato una rivoluzione nella gestione degli orfanotrofi, quanto meno nei paesi più sviluppati. Dimostrò che i legami affettivi per i bambini sono altrettanto importanti o più importanti del cibo stesso. In seguito, le loro condizioni in queste strutture migliorarono notevolmente.

La depressione infantile esiste ed è in aumento in tutto il mondo. Il suicidio è attualmente la sesta causa di morte nei bambini tra i 5 e i 14 anni.

Non possiamo dimenticare, inoltre, che i bambini privati dell’affetto durante le prime fasi della loro vita tendono a sviluppare disturbi del comporto e a condurre un’esistenza burrascosa e costellata da eventi tragici.


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  • Schonhaut, L. (2014). Desarrollo neuropsíquico del lactante. Revista chilena de pediatría, 85(1), 106-111.

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