La paura di fare il salto
La paura è un’emozione utile. Ci accompagna dalla nascita e ci garantisce la sopravvivenza nel mondo reale. Allo stesso tempo, però, non viviamo nella foresta accanto a feroci predatori. Buona parte degli elementi che ci incutono timore non rappresentano un’autentica minaccia o, almeno, tale da farci scappare a gambe levate. Oggi parliamo di un timore molto familiare: la paura di fare il salto.
Parliamo di una reazione fisiologica al pericolo e alla minaccia reale, ma può diventare una risposta disadattiva se nasce in una situazione che ha cessato di essere pericolosa, sebbene lo sia stata nel nostro passato.
La paura, quindi, diventa inadeguata e dannosa quando, invece di “salvarci”, ci blocca in una circostanza priva di rischio potenziale. Pensiamo, ad esempio, al timore di parlare in pubblico. La nostra vita è forse in pericolo? Corriamo il rischio di morire? Certamente no. Il nostro corpo, tuttavia, reagisce come se lo fosse.
Se la paura di fare il salto ci impedisce di crescere
Anche la cosiddetta paura disadattiva è normale. L’essere umano sperimenta molti timori, come diventare poveri, perdere il partner o la posizione sociale. Ma anche queste situazioni spesso non nascondono una vera minaccia o, ancora, non vi è proporzione tra il rischio corso e l’intensità dell’emozione che si produce.
La paura di fare il salto è una di quelle paure che esistono solo nella nostra mente e che non si traducono mai in realtà. È talmente invalidante che ci obbliga, invece di condurre la vita che vorremmo, a ci fa impantanare e ci spegne con il passare del tempo.
Spesso il timore del cambiamento è fortemente condizionato dalle aspettative del nostro ambiente. Forse i nostri genitori vorrebbero vederci sistemati in una bella casa, ma il nostro sogno segreto è comprare un camper e fare il giro del mondo. Questo senso di aspettativa ci mantiene costantemente nel dubbio, desiderosi di fare il passo, ma con i piedi bloccati.
Perché nessuno può sapere al posto tuo. Nessuno può crescere al posto tuo. Nessuno può cercare al posto tuo. E nessuno può fare per te quello che tu stesso devi fare. L’esistenza non ammette rappresentanti.
– Jorge Bucay –
Vivi la tua vita o quella che altri hanno deciso per te?
Spesso sulla poltrona dello psicologo si ripercorrono i passi più importanti della vita. Gli studi, l’incontro con il partner, il lavoro stabile, i figli… E se le aspirazioni ci portano in un’altra direzione?
Questo avviene in modo quasi impercettibile. In genere nessuno ci dice chiaramente “fai questo”. Siamo noi che ci orientiamo verso alcune scelte e non altre, in funzione di come ci vedono gli altri.
Può capitare, ad esempio, di desiderare un certo percorso di studi o un lavoro diverso dal proprio, ma gli altri ci ammirano per quello che stiamo facendo… Queste sono immagini che hanno risonanza dentro di noi e che spingono le nostre decisioni.
Rischiare o ristagnare
Di fronte alla paura di fare il salto abbiamo due possibilità: rischiare o ristagnare. Se andiamo via da casa dei nostri genitori, forse non riusciremo più a vederli quanto vogliamo. Se cambiamo lavoro, forse troveremo un ambiente stimolante.
In ogni caso, questo significa imparare e uscire dalla nostra zona di confort. Se vi rinunciamo, vivremo ripetendoci “e se…”. È un “se” doloroso, un dubbio che ci blocca e ci impedisce di crescere, di sperimentare. In definitiva, di vivere. Come disse Voltaire: “Chi vive prudentemente, vive tristemente”.
La sensazione di essere bloccati è illusoria perché, in realtà, vi sono meno ostacoli di quelli che vediamo. Questo non significa che non ci siano limiti o problemi reali, ma è sempre possibile avanzare.
Se non ci proviamo, l’ansia sarà sempre più presente, aumentando la nostra sensazione di non avere una direzione verso cui puntare. Ma, anche questo, non è vero.