La politica, terreno di emozioni

La politica è diventata un campo in cui le emozioni giocano un ruolo fondamentale. Sebbene il potere abbia sempre suscitato grandi passioni, oggi il suo ruolo di primo piano è stato rafforzato dalla società dello spettacolo.
La politica, terreno di emozioni
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Secondo la teoria greca classica, la politica presenta due fasi: agonistica e architettonica. Durante la fase agonistica avvengono lotte per il potere per ottenere un certo controllo. L’architettura, invece, è la fase in cui compaiono progetti e azioni una volta raggiunto il potere.

In quanto terreno privilegiato delle emozioni, la politica è profondamente ancorata alla fase agonistica. Nel mondo del potere le idee sono legate alla ragione, ma hanno una profonda radice emotiva. È nella lotta per il potere che le emozioni circolano di più a livello politico.

Attualmente molti politici basano i loro discorsi sulle emozioni. Sono più convincenti se usano messaggi che fanno leva sulla paura o promesse in merito a progetti per risolvere problemi specifici. Allo stesso modo, gli elettori vogliono proposte che possano essere soluzioni alle loro difficoltà, ma anche che trasmettano passione ed entusiasmo.

La politica è l’arte di impedire alle persone di farsi coinvolgere in ciò che conta per loro”.

-Marco Aurelio Almazán-

Politico che tiene un discorso sulla psicologia politica.
Molti discorsi politici hanno una profonda radice emotiva.

La comunicazione

Circa il 75% della comunicazione interpersonale è non verbale. A ciò si deve l’importanza che in politica viene data ai gesti, alle posture del corpo, alla gestione dello spazio e a tutti gli elementi che accompagnano le parole. La mimica rafforza la carica emotiva e genera una connessione con il candidato.

I consulenti in comunicazione dei politici si concentrano su come trasmettere un’immagine sostenuta dai sensi. Cosa significa? L’uso di stimoli sensoriali per generare precisi stati d’animo negli elettori.

Questo concetto nato nella pubblicità si chiama brand sense e serve per amplificare i valori di un candidato o di un partito politico. Il potenziale offerto da suono, gusto, vista, olfatto o tatto influenza notevolmente la percezione. Si tratta di integrare i cinque sensi per creare ponti sensoriali ed emotivi tra il candidato e il suo elettorato.

La politica e le emozioni

Come poche volte nella storia, al giorno d’oggi si nota una forte incidenza della propaganda a scapito del dibattito ideologico. La politica e lo spettacolo sono sempre più vicini; idee e divertimento.

Non è raro che molti politici di oggi si comportino più come pop star che come statisti. Molti di loro non cercano di trasmettere un progetto ideologico, bensì costruire un’immagine su misura per ciò che il loro pubblico vuole vedere e ascoltare. Si tratta più di marketing, in molti casi, che di idee o proposte.

La paura, oggi e sempre, ha un enorme potere persuasivo. Viene inoculata negli elettori in modo subdolo e continuo. Ogni politico sceglie un nemico e gli lancia contro tutta la sua artiglieria.

Un tale nemico può essere il disoccupato o l’immigrato, la sinistra, la destra o altro. Il punto è costruire un discorso attorno allo scopo di contenere una minaccia. In molti casi questa strategia è vincente.

Il parlamentare pronuncia un discorso politico.
I discorsi basati sulle emozioni hanno un grande potere persuasivo.

I nuovi contributi

Il successo del discorso politico emotivo è dovuto, in parte, al contributo di alcune scienze umane e sociali. La psicologia, ad esempio, ha favorito la relazione tra l’economia comportamentale e le decisioni economiche prese dai leader di diversi governi.

Gli studi sulla comunicazione, in particolare quelli incentrati sulla pubblicità, hanno posto enfasi sulla persuasione. La persuasione pubblicitaria si basa su scelte emotive piuttosto che razionali. E questo è stato applicato alla politica prestando molta attenzione alle emozioni che ogni candidato può provare.

Ma non si tratta esattamente di una novità. Già nel IV secolo a. C., Aristotele parlava nel suo trattato Retorica di come le emozioni giocassero un ruolo centrale nel dibattito politico.

Affermava che lo scopo del dibattito era persuadere, attraverso le emozioni, piuttosto che raggiungere un processo decisionale ragionato. A sua detta, convincere e vincere erano più importanti che discutere.

Quasi 25 secoli dopo, la politica fa propria la sfera emotiva e combina la comunicazione non verbale con i sentimenti per raggiungere una connessione con la popolazione, che va oltre il razionale. Coloro i quali assistono ai discorsi politici si aspettano che il loro cuore venga toccato, e i candidati lo sanno già.


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