La prudenza estrema cela una forte paura

La prudenza estrema cela una forte paura
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

La prudenza è una di quelle virtù che impregnano del tutto la personalità. Una volta coltivata, diventa una specie di aura che avvolge i nostri comportamenti quotidiani. Aristotele l’ha definita la qualità che ci incita ad avere un comportamento retto e decente. La chiesa, dal canto suo, la considera una delle quattro virtù cardinali dell’essere umano.

Attualmente la prudenza ha assunto un significato  leggermente diverso. Viene associata più alla cautela o alla precauzione. Si dice che qualcuno è prudente quando riflette prima di agire o si astiene dal farlo se le conseguenze che prevede sono negative o ancora quando si comporta con una certa calma se le circostanze lo richiedon.

“Ci sono taluni ossessi di prudenza, che a furia di voler evitare ogni più piccolo errore, fanno dell’intera vita un errore solo.”

-Arturo Graf-

In passato si pensava che, quando la prudenza si manifestava, lo facessero anche le altre virtù. Tuttavia, occorre dire che a volte si definisce prudenza anche la mancanza di determinazione o di coraggio, oppure l’ insicurezza. È importante imparare a distinguere una realtà dall’altra.

La prudenza positiva

Vi è un lato molto positivo della prudenza. La parola  chiave in questo caso è previsione, ovvero vedere qualcosa prima che accada. Non ha niente a che vedere con la preveggenza, bensì con il ragionamento logico. Implica riflessione e valutazione delle circostanze per inferire a cosa può portare una determinata azione.

La capacità di essere prudente e previdente è fondamentale quando si prendono delle decisioni. Si tratta di virtù che facilitano i successi e permettono di raggiungere una riuscita migliore. Conferisce l’abilità di applicare un pensiero strategico. E, persino se conduce a degli errori, questi risultano molto più risolvibili se preceduti dalla prudenza.

Donna che cammina su corda sopra alla città

La prudenza si oppone all’impulsività . Risulta fondamentale quando una decisione o un’azione implicano un qualche margine di rischio o pericolo. Si tratta di una virtù strettamente associata all’intelligenza, alla riflessione e all’autocontrollo. In situazioni complesse è un vero tesoro.

La prudenza eccessiva e l’elaborazione emotiva

Vi sono temperamenti cauti, che non sono necessariamente prudenti. La prudenza implica anche essere capaci di servirsi dell’audacia quando le circostanze sono favorevoli. Se non è così, non parliamo più di prudenza, ma di paura.

Quando la prudenza viene portata all’estremo, non fa riferimento a una virtù, ma a un problema nell’elaborazione emotiva della realtà. Questa viene percepita come minacciosa e, per questo motivo, ciò che si prevede è che qualsiasi azione che implica un rischio possa portare a una conclusione spiacevole o, a volte, catastrofica. In questi casi, viene rifiutato tutto quello che prevede dei cambiamenti, perché si considera “prudente” limitarsi a muoversi in terreni già conosciuti.

Questa elaborazione emotiva non porta al successo né a una buona riuscita, ma a una paralisi. L’eliminazione totale del rischio è di fatto impossibile. Persino nel salotto della nostra casa o nel nostro letto non siamo esenti al cento per cento dai pericoli. I tetti crollano, gli aerei anche, i ladri possono entrare nelle proprietà private… Se ci focalizziamo su questi eventuali pericoli, in sostanza non potremmo mai vivere in pace.

Prudente o pusillanime?

L’eccessiva prudenza a volte assume strane sembianze, come quella di un perfezionismo estremo. Il perfezionista desidera assicurarsi di tutto, mantenere tutto sotto un controllo assoluto ed evitare l’errore a ogni costo. È un comportamento ossessivo che parla più di paura che di cautela. Dietro si cela un’aspettativa più o meno paranoica: se si lasciano le cose in sospeso, accadrà il peggio.

Uomo dietro a porta che divide luce da ombra perché affronta le sue paure

Infine, chi fa della prudenza un pretesto per  l’inattività finisce per essere più pusillanime che cauto. Il rischio calcolato non è una buona opzione per avanzare. Ci si presenteranno sempre delle situazioni nuove, che non siamo abituati a gestire, ma che racchiudono enormi possibilità per la nostra crescita e il nostro sviluppo. Se diciamo esse di “no”, solo perché non sappiamo con esattezza dove ci portano, allora stiamo dicendo di “no” anche alla vita.

Una persona emotivamente sana è capace di rischiare, non in modo temerario ma facendo delle previsioni, dei piani e dei calcoli. Sa che non avrà mai la garanzia assoluta su tutto quello che fa; sa anche che gli errori e gli sbagli sono sempre lì, a perseguitarci. Non dobbiamo temerli, sono un’enorme fonte di saggezza ed esperienza. La prudenza non è paura, ma responsabilità.


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