La violenza si impara... ma si può disimparare

La violenza si impara... ma si può disimparare

Ultimo aggiornamento: 14 giugno, 2017

Da quando a metà del ventesimo secolo le scienze umane hanno cominciato a studiare i fenomeni violenti, una domanda ha accompagnato tutte le ricerche del caso: la violenza umana è istintiva o si impara? A questo proposito sono state formulate moltissime ipotesi. Tuttavia, un dato appare chiaro: si sono manifestati comportamenti aggressivi in tutte le culture, in tutte le epoche.

La preoccupazione legata a questo tema è cresciuta negli ultimi decenni. Le guerre mondiali hanno dimostrato che la capacità del genere umano di farsi del male non ha limite. Questi e molti altri fatti ci hanno addirittura spinto a guardare noi stessi con paura.

 “La violenza è la paura degli ideali degli altri”.

-Mahatma Gandhi-

Forse proprio a causa di questi episodi storici, il concetto di aggressività ha assunto una connotazione totalmente negativa. Ma non è sempre stato così. Senza la capacità di aggredire o di rispondere alle aggressioni, infatti, non saremmo riusciti a sopravvivere come specie. Tuttavia, l’essere umano ha spinto la violenza troppo oltre, e questo è causa di inquietudine.

Aggressività e violenza, due concetti diversi

Siamo portati a credere che l’aggressività e la violenza siano due realtà identiche, ma la realtà è diversa. L’aggressività fa parte del nostro istinto, nasciamo con essa e il suo marchio è inciso in noi a livello fisiologico. Essa implica una serie di processi fisici e chimici che si attivano automaticamente, senza esserne coscienti.

L’aggressività è biologica. Ci consente di entrare in uno stato di allerta in caso di pericolo, così come di difenderci qualora sia necessario e di adattarci all’ambiente circostante. È normale e sano, per esempio, reagire in modo aggressivo se qualcuno cerca di spingerci e farci cadere. Il nostro istinto di sopravvivenza ci porta a rispondere a questa minaccia con gesti o azioni aggressive.

La violenza, al contrario, è culturale. Essa corrisponde a tutti quei comportamenti volti a recare danno agli altri, per ragioni ben distinte dal mantenimento della nostra integrità. La specie umana è l’unica a manifestare comportamenti violenti, nessun altro animale fa ricorso a questo atteggiamento.

La violenza è, pertanto, appresa. L’aggressività è istintiva, la violenza è simbolica. Ciò significa che veniamo al mondo con alcuni strumenti innati per rispondere aggressivamente quando è necessario preservare la nostra vita ed integrità. Viceversa, il desiderio e la tendenza a fare del male ad altri, per distinte ragioni, si infonde, si insegna. L’aspetto positivo è che essa può essere disimparata.

Imparare e disimparare la violenza

Quasi tutte le persone violente giustificano il proprio comportamento con qualche falsa scusa. La maggior parte di esse affermano di fare del male agli altri per difendersi o per insegnare o inculcare qualcosa di positivo. Capita spesso anche che facciano ricadere la colpa sulla vittima, colpevole di aver incitato la violenza su di sé. Non è poi raro che invochino principi di ordine superiore, come quello religioso o politico.

Dietro a questi imbrogli si nascondono complessi costrutti ideologici, altrettanto falsi. La violenza è un fenomeno innanzitutto simbolico e culturale, poi fisico. Per rendere gli uomini di colore schiavi, per esempio, si diffuse prima di tutto l’idea che non avessero anima. Si elaborò un vero e proprio catalogo volto a evidenziare l’inferiorità e la malignità dei loro comportamenti. Così facendo, si riuscì a giustificare la violenza esercitata nei loro confronti. Lo stesso successe nei confronti delle donne, degli indigeni e oggigiorno con gli animali.

Si dà per scontato che se la violenza avviene “per legittima difesa” è consentita. Tuttavia, sono molti i casi nella storia in cui la presunta difesa si fondava su minacce inesistenti. Vari libri sacri descrivono la donna come fonte di perdizione per gli uomini. Allo stesso modo, molte guerre sante vedevano fazioni diverse opporre il proprio dio a quello degli avversari, facendo passare per lodevole l’intenzione di eliminare gli avversari dalla faccia della Terra. Anche in varie situazioni quotidiane si scredita simbolicamente l’altro per porre le basi che consentano poi di violarlo con assoluta “legittimità”.

La violenza, dunque, o si sradica dalla mente o non si elimina. Si possono silenziare i fucili o frenare i colpi, ma se non si riesce a considerare l’altro un degno simile, la violenza tornerà. Potrà assumere forme non fisiche, come la critica mordace, lo scherno o l’indifferenza di ghiaccio, ma anche così resterà violenza. Non bisogna temere i sentimenti aggressivi perché fanno parte della nostra difesa vitale. Bisogna, piuttosto, prendere le distanze dagli impulsi violenti che, come tutti sappiamo, generano soltanto ingiustizie e ulteriore violenza.

Immagini per gentile concessione di Ashley Mackenzie


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