La violenza in famiglia

La violenza in famiglia

Ultimo aggiornamento: 21 febbraio, 2017

Purtroppo capita sempre più spesso di sentir parlare dei diversi tipi di violenza che si possono presentare all’interno di una famiglia. Dalla violenza domestica a quella di genere e sulle donne, fino agli abusi o ai maltrattamenti sui minori. Tutte queste forme di violenza sono estremamente gravi per le loro conseguenze fisiche, psicologiche e sociali.

Un grosso problema è che non tutti sono in grado di differenziare, e dunque di utilizzare, questi termini nel modo corretto. Per questo motivo, nell’articolo di oggi vi spiegheremo quali sono le diverse forme di violenza che possono verificarsi nel contesto familiare. Speriamo che vi sia utile a capire le differenze e, quindi, ad impiegare questi termini con la precisione richiesta.

“La violenza non significa soltanto maltrattamento. C’è violenza quando usiamo una parola denigrante, quando le nostre azioni trasmettono disprezzo verso un’altra persona, quando obbediamo per paura. La violenza è molto più sottile e molto più profonda.”

-Jiddu Krishnamurti-

Che cos’è la violenza domestica?

Si definisce violenza domestica la violenza che viene perpetrata all’interno di un nucleo familiare. Quindi, qualsiasi tipo di violenza fatta sulle persone che convivono sotto lo stesso testo al di là del loro legame di sangue. Questo significa che la violenza domestica include: aggressioni tra coniugi, dei genitori verso i figli, dei figli verso i genitori o verso qualsiasi altra persona integrata nel nucleo familiare e che convive con l’aggressore, anche nel caso di figli acquisiti e non biologici.

In altre parole, nell’ambito della violenza domestica chiunque può essere definito “aggressore” o “vittima” se è parte integrante di un nucleo familiare, anche senza un legame di sangue. Purtroppo molto spesso i media associano queste aggressioni alla violenza di genere, mentre si tratta di due concetti diversi, anche se possono accavallarsi.

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E la violenza di genere e quella sulle donne?

L’espressione “violenza di genere” definisce tutte le forme di violenza fisica e/o psicologica contro una persona a causa del suo genere, della sua identità di genere o della sua espressione di genere. All’interno di questa categoria rientra anche la violenza sulle donne, che indica tutte le forme di violenza che provocano un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne in quanto tali.

La violenza sulle donne può essere aggravata se rientra anche nell’ambito della violenza domestica, vale a dire quando tra l’aggressore e la vittima esiste o è esistita una relazione affettiva o sentimentale equiparabile a quella coniugale. In questo caso i due non devono per forza convivere o essere sposati, ma deve essere dimostrata l’esistenza di un legame sentimentale presente o passato tra loro, di tipo romantico e non solo di amicizia.

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Nel caso di un uomo che aggredisce una donna, quindi, qual è la differenza tra la violenza domestica e quella di genere? Si tratta di una differenza che risiede nella causa dell’aggressione. Se il motivo è di tipo sentimentale, si tratta di una violenza sulle donne  con gli aggravanti della violenza domestica. Se il motivo, invece, è la relazione di potere tra i sessi, vale a dire la sottomissione della donna alla dominazione violenta dell’uomo, si tratta di violenza di genere.

Di solito si utilizza il termine generico “violenza di genere” per indicare la violenza sulle donne, perché quasi sempre è la donna ad essere vittima della violenza dell’uomo. Questo significa che non esistono donne che aggrediscono gli uomini? Naturalmente no, certo che esistono, ma sono le donne le principali vittime di aggressioni ed omicidi da parte degli uomini. Secondo l’Osservatorio sulla Violenza di Genere, infatti, le donne che aggrediscono gli uomini lo fanno molto spesso per motivi di auto-difesa o di difesa dei figli.

 “La violenza sessuale, razzista, di genere e qualsiasi altro tipo di discriminazione di una cultura non possono essere eliminate senza cambiare la cultura stessa.”

-Charlotte Bunch-

La differenza tra l’abuso, il maltrattamento e la violenza sui minori

Purtroppo non sono solo gli adulti a poter soffrire di uno o più tipi di violenza nel contesto familiare. Esistono anche i casi di abusi, sessuali o meno, maltrattamenti e violenza sui minori. Anche questi termini spesso vengono usati come sinonimi dai mezzi di comunicazione, che si verifichino all’interno del nucleo familiare o all’esterno.

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Gli abusi possono essere fisici, psicologici o sessuali. Sono fisici quando si ferisce o si fa del male ad un minore; psicologici quando si verificano umiliazioni o vessazioni sul bambino; sessuali quando si realizzano atti osceni di fronte al bambino o si ha un contatto sessuale con lui.

Per questo motivo, il termine “abuso” è quello più ampio e può includere sia il maltrattamento, quando si commettono aggressioni fisiche, sia l’abuso sessuale, quando vi è un’aggressione che implica un contatto sessuale vero e proprio con il minore e non solo atti osceni o di esibizionismo.

L’intervento psicologico nei diversi tipi di violenza familiare

Una volta riconosciuti e differenziati i diversi termini di cui ci siamo occupati in questo articolo, è importante considerare anche i vari interventi psicologici consigliati, sia per le vittime che per gli aggressori. Entrambi, infatti, possono essere molto importanti e differenziati a seconda dei casi.

In caso di violenza domestica in cui il figlio sia l’aggressore e i genitori le vittime, di solito esistono gravi problemi di comunicazione in famiglia, per cui il ragazzo vuole esprimere un’emozione e non sa come farlo nel modo giusto. Inoltre, anche i genitori spesso non sanno come comunicare con il figlio né come stabilire regole ed abitudini che stimolino una relazione sana. Per questo motivo, è bene realizzare degli interventi familiari che promuovano la comunicazione e la coesione, e lavorare individualmente con il ragazzo sulla gestione della rabbia, tra le altre cose.

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Nei casi di violenza sulle donne, invece, l’intervento sulla vittima di solito ha come obiettivo il miglioramento della sua autostima, la sua indipendenza e l’acquisizione di abilità sociali, oltre che il superamento del trauma. Per quanto riguarda l’aggressore, spesso gli psicologi lavorano sulla rieducazione a valori diversi da quelli fomentati dalla società patriarcale, l’abilità del controllo della rabbia e quella comunicativa.

Se ci troviamo di fronte ad un caso di abuso infantile, soprattutto se di natura sessuale, è fondamentale realizzare un intervento urgente il prima possibile. Bisogna aiutare il bambino a rielaborare il significato di quell’esperienza, lavorare sul trattamento dei sintomi del senso di colpa e stabilire un ambiente familiare e sociale sicuro che lo aiutino a superare il trauma. Con gli aggressori, si applicano i programmi stabiliti per il controllo dell’aggressione sessuale e la loro eventuale reintegrazione nella società.


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