Cos'è la labilità emotiva e come influisce su di noi?
Una caratteristica che contraddistingue le emozioni è, di certo, la loro universalità, sebbene ogni cultura abbia poi le sue peculiarità. Un sorriso può avere un significato diverso rispetto a ciò che conosciamo o un cenno qualsiasi può trasformare il messaggio. Tuttavia, al margine di come si esprimono o si riconoscono a seconda del paese o della cultura, i sentimenti basilari sono uguali per tutti.
La capacità di identificare cosa accade ad una persona che abbiamo davanti ci infonde serenità e riduce le incertezze. Quando incontriamo una persona triste, capiamo il perché e spesso proviamo empatia nei suoi confronti. Vale a dire che conosciamo il terreno che tastiamo e generalmente sappiamo rispondere in maniera più o meno corretta. Allora, cosa succede quando incontriamo qualcuno che mostra smisurati sbalzi emotivi?
Non “è bipolare”, è labile
È importante fare chiarezza rispetto alla sfortunata espressione “è bipolare”. Si sentono spesso persone descriverne altre come bipolari solo perché non ne comprendono gli sbalzi d’umore. La bipolarità è una malattia mentale considerata grave, conosciuta anche come psicosi maniaco-depressiva.
Secondo quando descritto dal dottor Fred K. Berger (2016), le fasi possono durare giorni o mesi. Esiste una diagnosi psichiatrica e un trattamento specifico per questo problema. Ciò che di solito descriviamo come bipolarità è, in realtà, molto più vicino alla labilità emotiva.
“Quando vi confrontate con le persone, ricordate che non vi state confrontando con creature logiche, ma con creature emotive”
-Dale Carneige-
La labilità emotiva non è considerata una patologia o una malattia della salute mentale in quanto tale. Allora, a cosa si riferisce? Ad una mancanza di controllo delle emozioni. Non si provano né si esprimono in modo consono le emozioni basilari.
Le persone che presentano episodi di tristezza e di felicità, ad esempio, all’improvviso si abbandonano ad un pianto fuori controllo o a risate inappropriate. Sono sintomi che appartengono ad alcune patologie, come l’autismo e la schizofrenia. Ne possono soffrire, però, anche persone apparentemente sane, a cui questo disturbo non viene diagnosticato.
Malattia o momento affettivo complicato?
La labilità emotiva appartiene al gruppo dei disturbi affettivi. L’affettività è un insieme di risposte che un individuo sente ed esprime rispetto ad avvenimenti interiori (pensieri, etc.) o esterni (situazione lavorativa, familiare, sociale etc.). Qual è la causa di questi cambiamenti di umore o stato d’animo? Hanno un origine biologica o c’è dietro dell’altro?
Si sa che il centro di regolazione e di controllo delle emozioni è il sistema limbico, struttura che si trova nel cervello. Esso è incaricato di esprimere, regolare e controllare le emozioni.
“Siamo pericolosi quando non siamo coscienti della nostra responsabilità rispetto a come ci comportiamo, pensiamo e sentiamo”
– Marshall B. Rosenberg –
In questo senso, c’è un reale elemento che può cedere, alterarsi o smettere di funzionare correttamente senza che ci sia possibile intervenire. Il danno cerebrale è la causa principale quando si parla di labilità emotiva esagerata e totalmente limitante.
Di solito questi disturbi si verificano in persone che soffrono di sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, ictus, Parkinson o Alzheimer. In un momento affettivo complicato troviamo difficoltà nel regolare le emozioni e le espressioni appartenenti ad uno stesso gruppo, come la tristezza. Non va confusa con la depressione, dato che alcune caratteristiche di quest’ultima (come l’appetito) non vengono alterate in caso di labilità emotiva.
Cos’è quindi la labilità emotiva?
La labilità emotiva sorprende chi ne soffre. Esagerare ridendo ad un commento apparentemente neutrale o piangere senza controllo rispetto ad una situazione non drammatica sono campanelli d’allarme.
Sicuramente conosceremo persone che stanno vivendo o hanno vissuto un divorzio traumatico. Forse durante la settimana hanno alcuni momenti di sfogo, piangono e sono tristi. Tuttavia, ci saranno altri momenti durante i quali saranno felici, ad esempio durante una cena con amici o mentre guardano un programma televisivo. Questo non significa che siano emotivamente labili.
D’altro canto, sappiamo che ci è possibile influire in qualche modo su come altre persone regolano le proprie emozioni, così come rivelano studi e analisi realizzate da diverse università (R. Company, U. Oberst e F. Sánchez, Boletín de Psicología, No. 104, 2012). Nella caso della labilità, il margine di attuazione delle persone che le circondano è molto limitato, per non dire inesistente.
Sentirsi labili non significa esserlo, ovvero non è uno stato di totale mancanza di controllo. Non prendendo in considerazione i casi gravi, di solito si soffre sporadicamente di labilità emotiva. Questo problema affettivo può avere conseguenze molto importanti a livello sociale e lavorativo. È possibile che la persona venga isolata, soffra di depressione o presenti problemi d’ansia. Se ci troviamo davanti ad un caso da tali caratteristiche, conviene rivolgersi ad un medico, affinché realizzi delle analisi, consigli uno specialista o indichi un piano d’azione.