L'angoscia che invade: incertezza emotiva
L’angoscia è uno stato emotivo paralizzante. In essa s’intrecciano ansia, paura, sensazione di pericolo, vuoto esistenziale e il peso di qualcosa di indefinito che non ci permette di respirare. Questo stato psicologico è molto comune nell’attualità e, anche se spesso viene associato agli attacchi di panico, esistono altri detonanti che vale la pena di conoscere.
A volte succede che qualcuno dica “sono angosciato/a”. Questa parola ci è familiare e non è difficile che gli altri si mettano nei nostri panni quando lo commentiamo a voce alta. Tuttavia, da un punto di vista clinico questa esperienza psicologica è molto complessa oltre che diffusa.
Qual è l’origine esatta dell’angoscia? Parliamo solo di ansia o c’è di più? In ambito psicologico non esiste una definizione chiara e univoca. I filosofi, invece, hanno sempre avuto le idee molto chiare al riguardo. La parola angoscia deriva dal latino, “angŭstia“ e definisce qualcosa di angusto, stretto, qualcosa che produce malessere e difficoltà.
Secondo Soren Kierkegaard, per esempio, quest’emozione scaturisce dalla consapevolezza della propria finitezza, sensazione che ci causa vertigini e paura pensando alle nostre (limitate) possibilità future. A sua volta, Jean-Paul Sartre, ci spiega che l’angoscia sorge quando ci rendiamo conto che tutto quello che ci capita dipende dalle nostre decisioni. Ovvero quando capiamo di essere gli autentici responsabili della nostra felicità o infelicità.
Cos’è esattamente l’angoscia?
L’angoscia e l’ansia condividono un “invitato” comune: la paura. L’angoscia presenta precise caratteristiche che plasmano questo tipo di sofferenza tanto comune nell’essere umano in certi momenti della sua vita:
- L’angoscia è paura di qualcosa di indefinito.
- La mente angosciata anticipa cose irrazionali, pensa solo a pericoli futuri.
- Il presente è un vuoto in cui la persona si sente affondata e paralizzata. Il suo sguardo è rivolto solo al futuro, a quel domani che la infastidisce e la spaventa.
- Questa esperienza psicologica è accompagnata anche da sintomi fisici: sensazione di soffocamento, dolore al torace, palpitazioni…
A prima vista è abbastanza difficile distinguere l’angoscia dalla semplice ansia. Di fatto, la maggior parte delle volte gli stessi attacchi di panico presentano come sintomo principale la sensazione di angoscia. È comune dunque che queste due sensazioni vadano insieme e che la stessa mente angosciata agisca come detonatore di un attacco di panico. Sono realtà cliniche molto complesse che tendono a delimitarsi solo quando si analizza individualmente ogni paziente.
Perché proviamo angoscia?
I filosofi ci hanno spiegato che l’angoscia si manifesta nell’essere umano quando diventa consapevole della propria esistenza in quanto tale. Quando capisce di non essere eterno, che le sue decisioni lo segnano, che il tempo passa…
Questa incertezza è molto presente nell’attualità e lo è per un fatto molto semplice. La società moderna è caratterizzata dall’incertezza sul domani. Il lavoro, l’economia, le relazioni… Tutto può cambiare da un giorno all’altro e tutto ciò ci angoscia.
Provare angoscia è completamente normale. Non c’è niente di patologico se si tratta di un’angoscia adattativa, ovvero se ci fa riflettere sulla nostra situazione attuale per poi prendere una decisione sul futuro. È quella che Sigmund Freud ha definito “angoscia realistica”.
A questa si contrappone l’angoscia disadattiva, quella che abbiamo descritto e che ha le seguenti origini:
- Crisi personali non adeguatamente gestite. Stati d’animo che si cronicizzano nel tempo e che possono combinarsi con altri disturbi, come la depressione.
- Sensazione di blocco sentendosi incapaci di gestire certe situazioni. Fattori come la disoccupazione, una separazione, un cambiamento che sta per manifestarsi possono determinarne la comparsa.
- Problemi relazionali, disaccordi, delusioni…
- È sempre importante parlare del fattore genetico. Molte volte l’angoscia ci invade senza un’apparente causa. Alcune persone presentano una maggiore predisposizione a sperimentare un aumento di adrenalina o ad accusare cali di acido gamma-amminobutirrico (GABA). Tutte queste alterazioni neurochimiche favoriscono l’insorgere dell’angoscia.
Le crisi di angoscia possono essere gestite efficacemente. La terapia cognitivo-comportamentale, la terapia di accettazione e impegno e approcci come la mindfulness sono le strategie migliori. Nei casi più gravi, si può optare anche per un trattamento farmacologico.