LATE, un nuovo tipo di demenza

Conosciamo tutti la complessità delle demenze, in tutte le loro tipologie. Come se ciò non bastasse, un nuovo tipo di demenza, la LATE, potrebbe essere dietro una moltitudine di casi diagnosticati come Alzheimer. Scopriamo di cosa si tratta.
LATE, un nuovo tipo di demenza
María Vélez

Scritto e verificato la psicologa María Vélez.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

Il morbo di Alzheimer è oggi una delle malattie più diffuse al mondo con oltre 46 milioni di casi. Lo studio dei vari tipi di demenza è una delle principali sfide per la scienza. Nonostante gli innegabili progressi, resta ancora molto da sapere ed è inevitabile che si facciano nuove ricerche. Un esempio è la scoperta di un nuovo tipo di demenza: la LATE.

Sebbene siano noti diversi tipi di demenza e la possibilità che queste coesistano tra loro, alcune incongruenze hanno attirato l’attenzione degli scienziati. Si è notato che nei pazienti con morbo di Alzheimer grave e di età superiore agli 80 anni, il declino cognitivo ha superato le aspettative. Apparentemente, questo nuovo tipo di demenza potrebbe spiegare questa situazione.

Uomo anziano seduto e preoccupato con le mani in testa

LATE

L’acronimo LATE (Limbic-predominant Age related TDP-43 Encephalopathy) si riferisce all’encefalopatia TDP-43 prevalentemente limbica associata all’età. La LATE è correlata alla proteina TDP-43, già scoperta in precedenza e associata ad altre malattie degenerative come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o la degenerazione lobare frontotemporale (DLFT).

La TDP-43 è una proteina che si lega all’RNA e al DNA e svolge molteplici funzioni di regolazione dell’espressione genica.

Il nuovo di tipo di demenza proposta, la LATE, compare in età avanzata, specialmente negli individui con età superiore agli 80 anni. I vari gruppi di lavoro che si sono occupati di studiare la malattia di Alzheimer hanno proposto questa nuova nomenclatura con l’intenzione di includere altre proteinopatie generali della TDP-43 da associare al deterioramento cognitivo. Tra queste, ad esempio, la sclerosi ippocampale e i suoi sottotipi.

La proteinopatia della TDP-43 è stata associata a una sindrome amnesica progressiva molto simile all’Alzheimer. Questo fatto, unito alla mancanza di conoscenze e all’assenza di prove che permetterebbero di diagnosticare la proteinopatia in vita, ha portato alcuni scienziati a pensare che un’alta percentuale dei pazienti a cui è stato diagnosticato l’Alzheimer potrebbero in realtà soffrire di LATE.

La proteinopatia della TDP-43 implica la perdita della sua normale immunoreattività, con il suo trasferimento al citoplasma cellulare, nonché un anomalo accumulo della proteina.

Come riconoscerla

Attualmente, è possibile osservare le alterazioni della TDP-43 solamente eseguendo un’autopsia su un cervello post mortem. Sulla base degli studi eseguiti e dei risultati ottenuti, gli esperti hanno proposto un decorso della malattia che si sviluppa in tre fasi:

  • Proteinopatia nell’amigdala. Si è osservato un cambiamento del volume e della forma dell’amigdala nei soggetti affetti da LATE. Questi cambiamenti strutturali sono indicativi del declino cognitivo. In effetti, la relazione tra queste osservazioni dell’amigdala e il suo cambiamento strutturale dovuto alla LATE è maggiore rispetto a quella esistente tra l’atrofia dell’ippocampo e l’Alzheimer.
  • Proteinopatia nell’ippocampo. Si è scoperto che l’atrofia dell’ippocampo è maggiore nei soggetti affetti da LATE rispetto a quelli che hanno sofferto di Alzheimer puro. Questa atrofia dell’ippocampo è asimmetrica e, a quanto pare, segue una traiettoria che va dalla parte anteriore verso la parte posteriore.
  • Proteinopatia nel giro frontale medio. Quest’area del cervello si trova nel lobo frontale, quindi la demenza influenzerebbe i processi cognitivi superiori come l’attenzione o l’apprendimento.

Caratteristiche neuropsicologiche della LATE

Come altre demenze, la LATE è accompagnata da una sindrome amnesica che può evolversi e influire su altri domini cognitivi che riguardano le attività della vita quotidiana. Tuttavia, alcuni aspetti presentano uno schema leggermente diverso.

Le poche evidenze finora disponibili indicano che i soggetti affetti da LATE pura mostrano un declino più graduale rispetto a quelli con Alzheimer. Inoltre, come previsto, i soggetti che presentano una comorbidità LATE-Alzheimer vanno incontro a un declino più marcato e veloce.

Coloro che soffrono di LATE presentano un peggioramento più evidente della memoria episodica mostrando anche un forte decadimento di altre funzioni; specialmente nelle fasi avanzate della malattia. Ad esempio, sembra che i soggetti con una buona fluidità verbale, a prescindere dalla ridotta capacità di ricordare un elenco di parole, corrano un rischio maggiore di sviluppare la LATE.

Donna anziana con demenza con lo sguardo perso nel vuoto

Prospettive future

È ancora presto per stabilire dei profili neuropsicologici. Inoltre, non esistono ancora degli strumenti di neuroimaging che possano permettere l’osservazione dell’alterazione delle proteine in vita. Pertanto, si può solo sperare che le ricerche future ci forniscano nuovi biomarcatori e degli indicatori (caratteristiche motorie, neuropsichiatriche, ecc.) per determinare le caratteristiche specifiche della malattia.


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  • Nelson, P.T. et al. (2019). Limbic-predominant age-related TDP-43 encephalopathy (LATE): consensus working report. Brain, 142, 1503-1527.

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