legge Wilcox-McCandlish e i dibattiti online
La legge Wilcox-McCandlish non è in realtà una legge, ma un adagio. Ciò significa che non ha una categoria scientifica né è supportata da studi sistematici, bensì è data per scontata da come la realtà sembra seguirla. Ha a che fare con un tema attuale: i dibattiti sui social network.
I social network sono diventati uno spazio di dibattito. Prima che esistessero, le possibilità che due sconosciuti litigassero su questioni spesso banali erano poche. Oggi sembrano invece la cornice perfetta per queste contese, non sempre rispettose né utili.
La legge Wilcox-McCandlish allude ad alcuni principi logici, o meglio illogici, presenti in questi dibattiti. L’aspetto divertente è che occupano gran parte del tempo di molte persone e sembrano far parte dell’identità dei sociale, come Twitter.
” Twitter è un buon posto per dire al mondo cosa stai pensando prima che tu abbia la possibilità di pensarci.”
-Chris Pirillo-
Legge Wilcox-McCandlish
La legge Wilcox-McCandlish afferma che “le probabilità di successo di qualsiasi tentativo di cambiare argomento o la direzione di una discussione in un forum online è direttamente proporzionale alla qualità del contenuto”.
Ciò significa che più un contenuto o un approccio è precario, più sarà difficile chiudere la controversia e passare ad altro. Allo stesso modo, gli argomenti e i dibattiti più pertinenti o intelligenti consentono maggiormente di introdurre cambiamenti nell’argomento o nelle linee di discussione.
Questa legge opera perché i dibattiti sulle banalità, come molti di quelli che si svolgono sui social network, non hanno lo scopo di chiarire qualcosa o giungere a una conclusione.
Tanto meno cercano di persuadere l’altro di qualcosa che è considerato ragionevole. Lo scopo principale è vincere o dominare chi ricopre una posizione diversa.
Corollari della legge
La legge Wilcox-McCandlish include anche alcuni corollari relativi alla sua formulazione generale. Il primo corollario è di McCandlish e dice quanto segue:
“La possibilità di cambiare l’argomento o la direzione di una discussione, essendo questo cambiamento in meglio, è inversamente proporzionale alla qualità del contenuto prima del cambiamento”.
Ratifica il principio generale: più povero è l’approccio a un dibattito, meno è probabile che finisca per arricchire. Dopotutto, un tema o un approccio superficiale contribuisce poco.
Qualsiasi espressione, per quanto sciocca, diventa un argomento quando lo scopo non è quello di avviare uno scambio di opinioni, ma di “superare l’altro“.
Il secondo e il terzo corollari di McCandlish rafforzano quanto già detto. Nel loro ordine, sostengono: “il consumo di banda generata a seguito di una discussione aumenta in modo inversamente proporzionale alla sua qualità”.
E “qualsiasi tentativo di ricorrere alla logica formale o di identificare gli errori classici aumenterà semplicemente l’irrazionalità della discussione”. Si riferisce al fatto che più una discussione è elementare, più tende a trascinarsi.
E il terzo riguarda il fatto che se qualcuno cerca di mettere il dibattito in termini di logica, riceverà automaticamente un rifiuto perché ciò significherebbe elevare la discussione a livelli che potrebbero essere irraggiungibili per alcuni.
Ansia, anonimato e transitorietà
Molti utenti avviano e intrattengono discussioni perché quell’azione ha un valore in sé e per sé per loro. Non ascoltano o leggono gli altri pensando che abbiano qualcosa da apportare, bensì pensando a come confutarli.
In molti casi la soddisfazione o la frustrazione aumentano a seconda del numero di sostenitori che ognuno riesce a ottenere. Un gioco in cui, dialetticamente, va bene quasi tutto.
Nei social network non esiste un moderatore, nel senso stretto del termine. La voce del “grande fratello” interviene solo quando si superano limiti estremi. Contrariamente alla realtà, insultare gli altri non ha conseguenze nell’ambiente circostante.
I social network sono campi aperti in cui la libertà di espressione è spesso pervertita. Siti a cui molte persone si rivolgono per saldare conti in sospeso, protetti dall’impunità fornita dall’anonimato.
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Guallar, J., Suau, J., Ruiz-Caballero, C., Sáez, A., & Masip, P. (2016). Redistribución de noticias y debate público en las redes sociales. El profesional de la información, 25(3), 358-366.