Quando diventiamo il lupo cattivo nel racconto di qualcuno

Quando diventiamo il lupo cattivo nel racconto di qualcuno

Ultimo aggiornamento: 17 luglio, 2017

A volte, quasi senza rendercene conto, diventiamo i cattivi della storia, il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso. Siamo quel qualcuno che per essersi rifiutato di fare qualcosa, per aver detto la verità ad alta voce o per aver agito in accordo ai propri valori diventa all’improvviso il personaggio malvagio della storia, la causa per la quale la fiaba non è rosea e non presenta la narrativa che volevano dettare.

È davvero pericoloso e poco idoneo fare uso della dicotomia così estrema che differenzia nettamente tra le persone buone e quelle cattive. Lo facciamo così spesso da non accorgercene nemmeno. Ad esempio, se un bambino è ubbidiente, tranquillo e silenzioso, diciamo subito che è “bravo”. Viceversa, se ha carattere, è insolente, irrequieto e molto incline ai capricci, non esitiamo a dirgli ad alta voce che “è un bambino monello”.  

È come se molti di noi disponessero di un ferreo schema auto-costruito su quello che si aspettano dagli altri, su quello che considerano adeguato e rispettabile, sui personali concetti di nobiltà e bontà. Quando uno di questi fattori non viene rispettato, quando un solo elemento di questa ricetta interiore non viene compiuto, espresso o non è presente, non esitiamo a definire gli altri come sconsiderati, tossici o persino “cattivi”.

Essere il lupo cattivo nel racconto di qualcuno è molto comune. Tuttavia, in molti casi è necessario analizzare la persona che si trova sotto il cappuccetto rosso.

Quando creare i nostri “racconti” personali ci dà sicurezza

Cappuccetto Rosso è una bambina obbediente. Mentre cammina nel bosco sa che non deve allontanarsi dal percorso prestabilito, che deve seguire le regole, agire secondo quanto stabilito. Tuttavia, quando compare il lupo, le sue prospettive cambiano… si lascia ammaliare dalla bellezza del bosco, dal canto degli uccellini, dall’aspetto dei fiori, dalla fragranza di quel nuovo mondo colmo di sensazioni. Il lupo, nel racconto, rappresenta, quindi, l’intuito e la dimensione più selvaggia della natura umana.

Questa metafora ci serve senz’altro per capire meglio molte delle dinamiche con le quali dobbiamo fare i conti ogni giorno. Ci sono persone che, come Cappuccetto Rosso all’inizio del racconto, mostrano un comportamento rigido e schematico. Hanno interiorizzato come devono essere i rapporti, come deve essere un buon amico, un bravo collega, il figlio ideale ed il partner perfetto. Il loro cervello è programmato per cercare esclusivamente queste dinamiche e tale uniformità, perché è così che ottengono quello di cui hanno più bisogno: la sicurezza.

Tuttavia, quando si verifica la dissonanza, quando qualcuno reagisce, agisce o risponde in modo diverso dal piano previsto, entrano nel panico. Subentrano la minaccia e lo stress. Un’opinione contraria viene vista come un attacco. Un piano alternativo, un rifiuto inoffensivo oppure una decisione inattesa vengono subito percepiti come una desolante delusione e come un immenso affronto.  

Quasi senza cercarlo né prevederlo né volerlo, diventiamo il “lupo cattivo” del racconto, in questo qualcuno che per aver seguito il suo intuito ha ferito l’essere fragile che si trovava sotto il cappuccetto.

D’altro canto, vi è un aspetto che non possiamo negare: molte volte siamo noi stessi quel cappuccetto che commette l’errore di scrivere il proprio racconto. Tracciamo ed ideiamo piani ben precisi su come deve essere la nostra vita, la nostra famiglia ideale, il nostro miglior amico e quell’amore imperfetto che non sbaglia mai e che combacia alla perfezione con noi. Immaginarlo ci entusiasma, il suo verificarsi ci dà sicurezza e lottare affinché tutto prosegua come lo abbiamo programmato ci definisce come persone.   

Tuttavia, quando il racconto smette di essere tale e diventa una prova della realtà, crolla tutto e compare subito un branco di lupi che divora la nostra fantasia quasi impossibile.

Essere il lupo: questione di coraggio

Essere il lupo cattivo nel racconto di qualcuno non è piacevole. Forse ci sono motivi concreti per i quali lo siamo o forse no. In qualsiasi caso, si tratta di una situazione difficile per entrambe le parti.

C’è, però, un aspetto molto importante che non possiamo ignorare. A volte essere il “cattivo” della storia di qualcuno ci ha permesso di essere il “buono” nella nostra. Siamo stati, per esempio, l’eroe capace di uscire da un rapporto logorante ed infelice o il personaggio che ha avuto il coraggio di scrivere “fine” ad una storia che non portava più da nessuna parte.  

Prima di diventare i lupi addomesticati che vivono favole impossibili, conviene radunare forza e coraggio, ascoltare il proprio istinto ed agire con intelligenza, rispetto ed astuzia. Agire secondo i propri principi, i propri bisogni ed i propri valori non è affatto comportarsi con malizia. Vuol dire vivere seguendo il proprio istinto, sapere che nel bosco della vita non sempre i buoni sono totalmente buoni ed i cattivi non sono totalmente cattivi. L’importante è saper convivere con autenticità, senza pelli né cappucci.


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