Memoria di lavoro: il magazzino che non dorme mai

Memoria di lavoro: il magazzino che non dorme mai
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Utilizziamo la memoria di lavoro in ogni attività o compito quotidiano. Quando controlliamo il conto al supermercato, quando prendiamo appunti, quando proviamo a calcolare una percentuale o quando intratteniamo una conversazione, stiamo usando la nostra memoria di lavoro. Il risultato di tutti questi processi, dunque, è connesso in modo diretto al funzionamento della stessa.

La memoria di lavoro, chiamata anche operativa, è un tipo di memoria a breve termine che si fa carico dell’immagazzinamento e della manipolazione temporanea dell’informazione. Una memoria che conserva determinate informazioni nel nostro fuoco attentivo, mentre con esse compie complessi compiti cognitivi.

Per usare una metafora, potremmo dire che nella nostra sala operatoria mentale la memoria di lavoro è contemporaneamente la barella che sostiene il paziente e il chirurgo che opera. Il risultato dipende, logicamente, da come svolge questi due processi simultanei.

Quali sono le principali caratteristiche della memoria di lavoro?

Le principali caratteristiche della memoria di lavoro sono le seguenti:

  • Ha una capacità limitata (7±2 elementi).
  • È attiva: manipola e trasforma l’informazione.
  • Aggiorna costantemente i suoi contenuti.
  • È intimamente relazionata alla memoria a lungo termine. Può lavorare con contenuti immagazzinati in questo tipo di memoria e, allo stesso tempo, con quelli che si trovano nella memoria a breve termine.
Donna che prende appunti e usa la memoria di lavoro

Importanza della memoria di lavoro

Vi è mai capitato di cercare di ripetere a voce alta lo stesso numero di telefono per digitarlo 10 secondi dopo e non essere capaci di ricordarlo? È il caso in cui ci rendiamo conto dell’importanza della memoria di lavoro per la nostra vita quotidiana e i vantaggi che possiamo trarre allenandola e “mantenendola in forma”.

Ad esempio, è fondamentale nel processo di presa delle decisioni e per il corretto funzionamento delle funzioni esecutive, soprattutto quando vi è una forte richiesta di attenzione e di pianificazione delle azioni. La sua implicazione nella comprensione del linguaggio orale e scritto si deve al fatto che permette di mantenere attiva ogni parola, riconoscerla, analizzarla a livello semantico, compararla ad altre parole e combinarla con l’informazione conservata in altri tipi di memoria o con quella che ci arriva in quel dato istante mediante i sensi.

La memoria di lavoro è il motore della cognizione. Come tale, è essenziale in compiti cognitivi, come quelli relazionati al calcolo, al ragionamento puramente logico e al controllo percettivo e motorio. Viene anche coinvolta in relazione ad apprendimenti molto diversi, come ad esempio imparare a leggere o nozioni matematiche. Una persona che ha una lesione cerebrale a cui si associano problemi di memoria potrebbe non essere capace di definire una parola o di decidere se due parole hanno una rima fonetica.

Memoria a breve e di lavoro: sono uguali?

La memoria a breve termine permette di trattenere una quantità di informazioni limitata per un breve periodo di tempo. Viene considerata un “magazzino passivo”, limitato in quanto a capienza e durata. Da parte sua, la memoria di lavoro permette di portare a termini processi cognitivi coscienti che richiedono attenzione, ripasso, manipolazione, organizzazione e che stabiliscono delle connessioni con la memoria a lungo termine.

Nonostante questa apparente differenza concettuale, attualmente vi è un dibattito sulla coincidenza di queste due forme di intelligenza. Da una parte, numerosi scienziati ritengono che questi due magazzini siano o formino un unico sistema di immagazzinamento temporaneo, che ci consente di lavorare con l’informazione per risolvere o realizzare compiti cognitivi complessi.

Al polo opposto, altri autori affermano che i due sistemi siano diversi e le funzioni a essi connesse ben distinte. Secondo loro, la memoria a breve termine implica solo l’immagazzinamento, mentre quella di lavoro anche l’elaborazione: immagazzinamento e manipolazione.

Come funziona: il modello multicomponenziale

Per poter spiegare il suo funzionamento, Baddeley e Hitch elaborarono un modello innovativo che proponeva la divisione della memoria di lavoro in 4 sottosistemi o componenti specializzate:

  • Esecutivo centrale: è il responsabile di supervisionare, controllare e coordinare il resto dei sistemi. Non è coinvolto nei compiti di immagazzinamento. È considerato un sistema attentivo supervisore che consente di cambiare il fuoco dell’attenzione (attenzione selettiva).
  • Loop fonologico: permette di acquisire il vocabolarioÈ essenziale nello sviluppo di altre capacità intellettive. Si divide a sua volta in due sistemi: il magazzino fonologico passivo, che conserva l’informazione verbale; e quello di ripetizione articolatoria, che “rinfresca” e conserva l’informazione.
  • Taccuino visivo-spaziale: ci permette di percepire oggetti, raggiungere una destinazione o giocare a scacchi. Anch’esso è diviso in due sistemi: un magazzino attivo di conservazione degli stimoli visivi e uno passivo, che realizzano le stesse funzioni delle componenti del loop fonologico.
  • Buffer episodico: permette di collegare le informazioni del loop fonologico e del taccuino visivo-spaziale, così come le rappresentazioni della memoria a lungo termine.

Strutture neuro-anatomiche coinvolte nella memoria di lavoro

La memoria di lavoro non si trova in una parte esclusiva del cervello, ma richiede l’attivazione di uno specifico circuito di neuroni. Si mette in moto mediante l’attivazione della corteccia prefrontale, area cerebrale implicata nella pianificazione di comportamenti complessi, nei processi di presa di decisione e nell’adattamento del comportamento sociale a situazioni diverse.

Pezzo di puzzle nel cervello

A seguito di questa attivazione, il suo funzionamento dipende poi dall’interazione fra la corteccia prefrontale e varie aree della corteccia posteriore, il lobo temporale e quello occipitale.

  • Il lobo temporale consente di immagazzinare e manipolare l’informazione verbale a breve termine (attività del loop fonologico).
  • Il lobo occipitale elabora l’informazione visiva (attività del taccuino visivo-spaziale).

La memoria di lavoro è, in definitiva, un magazzino di memoria temporanea attivo. Grazie ad esso e alla sua potenza, possiamo prestare attenzione, comprendere il linguaggio, leggere, realizzare calcoli matematici, imparare o ragionare. Affascinante, vero?


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