Mente errante: cos'è e quali effetti ha?

Un gruppo di scienziati di Harvard ha scoperto che non concentrarci su quello che facciamo ci rende più infelici. Alcuni ricercatori israeliani sostengono invece che la mente errante ci aiuta a svolgere meglio qualunque compito. Chi ha ragione?
Mente errante: cos'è e quali effetti ha?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Ogni giorno eseguiamo in modo automatico migliaia di azioni. È naturale che ciò avvenga, essendo impossibile razionalizzare ogni singola attività. Tuttavia, a volte permettiamo alla nostra mente di vagare mentre eseguiamo compiti che richiedono un’attenzione speciale. Facciamo una cosa e pensiamo a un’altra. Questa attenzione dispersa prende il nome di mente errante. 

La mente errante è quel pensiero che si interpone tra la situazione concreta che stiamo vivendo e le idee che circolano nella nostra testa. Si va dalla semplice attenzione sfocata alla vera fantasticheria. Si produce quando siamo un po’ distratti e quando sogniamo ad occhi aperti.

“La capacità di pensare a ciò che non sta accadendo è un risultato cognitivo che ha un costo emotivo.”

-Matthew Killingsworth-

Di fronte a questo fenomeno esistono posizioni diverse. Alcune prove mostrano che la mente errante ha effetti negativi sull’intelletto e sulle emozioni. Altre, invece dimostrano che sognare ad occhi aperti contribuisce al nostro benessere. Non esiste un accordo completo; vediamo perché.

Uomo di spalle con pensieri negativi.

Uno studio di Harvard sulla mente errante

Due ricercatori dell’Università di Harvard, Matthew Killingsworth e Daniel Glibert, hanno condotto uno studio il cui quesito centrale era: quali sono i grandi motivi di felicità?

Attraverso un’applicazione, hanno chiesto a migliaia di persone in tutto il mondo di rispondere ad alcune domande per un certo periodo di tempo. Le domande potevano arrivare in qualunque momento della giornata e i partecipanti dovevano rispondere subito.

Vertevano essenzialmente su tre aspetti. Il primo, come si sentivano. Il secondo, cosa stavano facendo. Il terzo, se stavano pensando a qualcosa di diverso da quello che stavano facendo. I risultati mostrano che il 47% dei partecipanti quasi sempre era impegnato a fare qualcosa, ma aveva la testa da un’altra parte.

L’aspetto più sorprendente della ricerca è che sarebbe possibile stabilire una correlazione tra mente errante e infelicità. Secondo i ricercatori, quando la mente vaga, in genere i pensieri sono spiacevoli. Chi resta concentrato sul presente è più felice e meno preoccupato.

I vantaggi della mente errante

Uno studio pubblicato dall’Università Bar Ilán di Israele sembra essere giunto a una conclusione diversa. In questo caso la tecnica utilizzata era l’applicazione di uno stimolo elettrico sul lobo frontale. I ricercatori avevano precedentemente scoperto che questo stimolo era in grado di provocare stati onirici.

Durante l’applicazione dello stimolo, è stato chiesto ai partecipanti di svolgere compiti specifici. Con sorpresa di tutti, dopo lo stato onirico, i volontari realizzavano le attività richieste con maggiore efficienza. 

Secondo i ricercatori, le attività meccaniche portano a distrarci più facilmente. Al contrario, i sogni ad occhi aperti, paradossalmente, risvegliano l’attività cognitiva. È questo il motivo per cui i partecipanti hanno svolto meglio i loro compiti dopo lo stimolo che li ha estraniati dal contesto reale, per loro noioso.

Donna di profilo con occhi chiusi e mente errante.

Quali conclusioni?

I due studi potrebbero non essere contraddittori come sembrerebbe a prima vista. La coscienza attuale potrebbe essere l’elemento determinante quando siamo concentrati e quando lasciamo la mente libera di vagare. In altre parole, la mente errante potrebbe giocare a nostro favore o contro a seconda di come la canalizziamo.

La concentrazione è un esercizio mediante cui si applica il pensiero a un contenuto specifico. Significa che le funzioni cognitive vengono rivolte su un oggetto preciso. Si tratta di una funzione fondamentale per realizzare bene alcuni compiti, soprattutto quando richiedono un alto livello di astrazione.

Come precisa lo studio di Harvard, se ciò non viene raggiunto, appaiono delle interferenze che finiscono per generare preoccupazione. Ma è anche vero che una continua concentrazione stanca. È provato che la mente ha bisogno di più pause per lavorare correttamente.

In seguito a ciò, o ci concediamo queste pause volontariamente oppure lo farà la nostra mente, distraendosi. Concentrazione e mente errante, dunque, sembrano essere complementari e non in contraddizione. Ognuna delle due funzioni apporta e sottrae, a seconda delle circostanze.


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  • Kabat-Zinn, J. (2016). Vivir con plenitud las crisis Ed. Revisada: Cómo utilizar la sabiduría del cuerpo y de la mente para enfrentarnos al estrés, el dolor y la enfermedad. Editorial Kairós.

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