Neofobia alimentare, di cosa si tratta?

Neofobia alimentare, di cosa si tratta?
Judith Francisco

Scritto e verificato la psicologa Judith Francisco.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La neofobia alimentare viene definita come la paura o il rifiuto di provare nuovi alimenti. Parliamo di un comportamento caratteristico della fase dello sviluppo dei bambini. La neofobia alimentare fa riferimento al rifiuto di nuovi prodotti alimentari.

Condividere un pasto con la famiglia o con gli amici è di solito un’occasione piacevole e, nella maggior parte delle cultura, è sinonimo di celebrazione e festeggiamenti. Un’esperienza eccellente…a meno che non ci sia una persona affetta da neofobia alimentare in famiglia. In quel caso il pasto può trasformarsi in un momento asfissiante, caotico e che richiederà della negoziazione.

L’atto di mangiare di per sé è ritenuto spesso un processo molto facile. Si tratta soltanto di mettere del cibo in bocca, masticare e deglutire. In realtà, trattasi di un processo estremamente complesso che può trasformarsi in una vera sfida per molti, in quanto richiede la cooperazione e coordinazione di numerosi sistemi corporei.

Perché si produce la neofobia alimentare?

La resistenza a provare nuovi alimenti è una caratteristica tipica di tutti gli animali onnivori, tra cui rientra anche l’uomo. Si tratta di una reazione innata di sopravvivenza di fronte ai potenziali cibi tossici. Quando si ha davanti un alimento non conosciuto, la reazione normale è la precauzione, che ci porta a optare sempre, se possibile, per alimenti conosciuti. Soltanto dopo aver provato un nuovo cibo svariate volte lo si accoglie come alimento sicuro.

Bambina con neofobia alimentare

Un’altra ipotesi riguarda la scoperta dei sapori. L’uomo possiede ricettori per quattro sapori base: salato, amaro, aspro e dolce. I sapori dolci e salati sono per natura i prediletti fin dalla nascita. L’inclinazione al dolce presente nei neonati è generalmente superiore nella prima fase di vita.

La scoperta dei sapori inizia prima ancora di venire al mondo. Alcuni sapori di cui il feto si nutre durante la gravidanza sono infatti i preferiti quando nasce. Oltre alla gravidanza, un’altra fase in cui il bambino scopre i sapori è l’allattamento. Alcuni sapori, infatti, passano attraverso il latte materno. L’esposizione ai sapori in tenera età diventa dunque la prima lezione che il bambino apprende al riguardo.

Quali sono le caratteristiche della neofobia alimentare?

La neofobia alimentare appare principalmente in due periodi critici dell’età: lo svezzamento (4-8 mesi) e il periodo di autonomia (15-36 mesi). Nel primo caso, il vincolo madre-figlio favorisce il superamento della neofobia in quanto il bambino si sente protetto dai genitori. Il periodo più problematico è quello a partire dai 15 mesi, quando il bambino inizia a camminare.

Una delle caratteristiche della neofobia alimentare è la palatabilità negativa, ovvero il pregiudizio che un cibo abbia un cattivo sapore prima di assaggiarlo. Per questo è importante creare esperienze positive legate a nuovi alimenti. Un ottimo consiglio è l’imitazione: se il bambino vede che il genitore mangia un determinato alimento e gli piace, sarà più probabile che si decida a provarlo.

Il rifiuto verso i cibi si verifica di più nei seguenti casi:

  • Cibo di origine animale rispetto a quello non animale
  • Cibo crudo rispetto a quello cotto
  • Cibo aspro o amaro rispetto a quello dolce

Come bisogna comportarsi con un bambino con neofobia alimentare?

Gli studi dimostrano che l’atteggiamento dei genitori nei confronti della condotta del bambino si ripercuote nello sviluppo delle sue preferenze alimentari. Per garantire una dieta corretta, i genitori devono fare attenzione al proprio approccio verso i cibi.

Per esempio, un atteggiamento restrittivo verso gli alimenti saporiti porterà il bambino a preferirli; un atteggiamento impositivo verso un cibo otterrà l’esatto contrario.

Neonato che piange

Creare situazioni piacevoli in cui il bambino condivide l’esperienza con il genitore tende ad avere riscontro positivo per il consumo di un alimento. Tutto questo riprova l’importanza della risposta dei genitori nei confronti della condotta alimentare dei figli per poter determinare lo sviluppo di preferenze alimentari sane.

A prescindere da quanto descritto, la neofobia alimentare tende a diminuire quando il bambino si avvicina ai cinque o sei anni di età. Sapere che ha solo bisogno di tempo per superare questa difficoltà diventa lo stimolo per sostenerlo con sicurezza e fiducia facilitando l’acquisizione di abitudini sane.


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