Neurolinguistica: scienza della mente e del linguaggio

In che modo la nostra mente elabora quanto ci viene detto, ma anche quello che diciamo, leggiamo ed esprimiamo con il corpo? La neurolinguistica risponde a questa e ad altre domande.
Neurolinguistica: scienza della mente e del linguaggio
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

Il linguaggio è presente in tutte le forme di interazione. Una delle discipline che lo studia è la neurolinguistica. Attraverso diversi metodi, questa scienza indaga sul linguaggio a livello cognitivo.

Come viene rappresentato il linguaggio nella nostra mente? Quali sono i meccanismi cognitivi che elaborano il linguaggio? In che modo la nostra mente impara e capisce una nuova lingua? Tutti questi aspetti sono affrontati dalla neurolinguistica, la scienza della mente e del linguaggio.

Risale alla metà del XIX secolo e il suo obiettivo è analizzare la struttura del linguaggio, mettendolo in relazione con il sistema nervoso. Un’area interdisciplinare e di ricerca che ha avuto inizio con lo studio delle strutture di base dell’architettura neurale del linguaggio.

Strutture del sistema nervoso legate al linguaggio

Il nostro cervello ha due emisferi, destro e sinistro, entrambi legati al linguaggio. Al primo si deve la comprensione del linguaggio e la capacità di elaborare in sequenza; al secondo gli aspetti emotivi e pragmatici del linguaggio.

La parte motoria del linguaggio è correlata ai gangli della base e al cervelletto; queste strutture, dunque, sono coinvolte nella coordinazione del movimento, equilibrio, precisione e integrazione e apprendimento.

Ma la lista delle aree del cervello umano associate al cervello continua. Nello specifico si tratta di quelle che seguono:

  • Lobi. Nello specifico, il lobo frontale, relativo all’elaborazione del linguaggio parlato e non verbale, e lobo temporale, che consente la ripetizione dei suoni.

Il lobo occipitale è correlato agli aspetti visivi del linguaggio, quello parietale al linguaggio simbolico e il lobo insulare alla sfera emotivo e integrativa del linguaggio.

  • Scissure di Silvio e Rolando. In queste aree viene elaborato quanto ascoltato, letto, detto e scritto, ma anche la lingua dei segni.

Altre aree altamente riconosciute sono l’area di Broca e Wernicke, che prendono il nome dagli autori che le hanno scoperte. La prima è responsabile della produzione del linguaggio, la seconda della comprensione delle parole.

Cervello illuminato.

Metodi di studio della neurolinguistica

La neurolinguistica usa la ricerca per spiegare in che modo elaboriamo il linguaggio, ovvero come lo comprendiamo e produciamo. Al tempo stesso, studia come il cervello umano acquisisce il linguaggio in base allo stadio di sviluppo in cui si trova.

I metodi di ricerca più noti in questa scienza sono quelli del brain mapping, che permettono di evidenziare le aree cerebrali che vengono attivate dagli stimoli linguistici:

  • Tomografia a emissione di positroni: attraverso questo metodo si acquisiscono immagini dell’attività metabolica del cervello. In particolare, viene misurata la variazione del flusso sanguigno.
  • Risonanza magnetica funzionale: permette di vedere nelle immagini le aree del cervello attive quando la persona svolge un compito. Ad esempio, dopo aver identificato una serie di sillabe o parole.
  • Stimolazione magnetica transcranica: facilita la modulazione dell’attività cerebrale generando un campo magnetico.

Joseph T Devlin e Kate E Watkins nel loro articolo mostrano l’utilità di queste tecniche per quanto concerne lo studio del linguaggio. Per  esempio, la stimolazione magnetica transcranica può stimolare in modo non invasivo la corteccia cerebrale e interrompere temporaneamente l’elaborazione delle informazioni.

Ciò consente di individuare le relazioni tra aree cerebrali e funzioni del linguaggio. Nello specifico, si osserva l’attività di ogni emisfero, così come valutare variabili di spazio e tempo.

Ricerca sul cervello.

Neurolinguistica e disturbi del linguaggio

La neurolinguistica si dedica anche ai disturbi del linguaggio. Attraverso questa scienza si indagano condizioni quali balbuzie, difficoltà a leggere e scrivere e disturbi legati all’articolazione delle parole. Tra i disturbi del linguaggio più studiati vi sono i seguenti:

  • Disturbi dello spettro autistico. È un gruppo di condizioni legate alle difficoltà di comunicazione, dunque di interagire in contesti social. Al tempo stesso, sono evidenti modelli di comportamento atipici quali reazioni esagerate alle emozioni.
  • Disturbo specifico del linguaggio. Colpisce una o più delle seguenti componenti del linguaggio: fonologia, morfosintassi, semantica, pragmatica. Vi è un ritardo nell’acquisizione del linguaggio, difficoltà a comprendere ed esprimere il linguaggio, continuare e iniziare una conversazione e sopprimere informazioni che non sono rilevanti, problemi sociali, ecc., in assenza di problemi fisici alla base.
  • Afasie. Sono i disturbi del linguaggio per cui alla persona risulta difficile comunicare attraverso il linguaggio orale oppure scritto.

I disturbi del linguaggio sono classificati in tre gruppi secondo la neurolinguistica: natura modulare del linguaggio o carenza a livello comprensivo ed espressivo; difficoltà legate a difetti di base, ad esempio a carico dell’apparato neuromotorio, uditivo, ecc.; sulla base di associazioni che si verificano tra le diverse carenze. Ad esempio, le afasie potrebbero causare deficit espressivi e comprensivi.

Oltre alle patologie, la neurolinguistica si concentra anche sulle differenze tra chi parla correntemente una lingua e una persona bilingue. Per fare un esempio, secondo questa scienza, chi è bilingue ha una maggiore creatività e apertura culturale.

Con i progressi tecnologici di neuroimaging, la neurolinguistica continua ad avanzare. Grazie a questa disciplina, conosciamo meglio la relazione tra linguaggio e sistema nervoso.


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