Noia e stanchezza al lavoro?
Se provate noia e stanchezza al lavoro, potreste essere affetti dalla sindrome di burnout. Quest’ultima è una condizione alquanto diffusa, soprattutto in determinati ambiti.
Diversi professionisti della salute mentale hanno presentato le loro osservazioni sui lavoratori di diversi settori legati alla cura della persona. Tutti loro hanno indicato segni di demotivazione, progressiva perdita di energia, mancanza di interesse ed esaurimento accompagnati da sintomi di ansia e depressione.
Freudenberger scelse la parola “burnout”, (“essere ustionati” o “consumati”) per descrivere i suoi colleghi della New York Free Clinic per tossicodipendenti; il termine era usato anche per descrivere gli effetti del consumo cronico di sostanze tossiche.
Allo stesso modo, questo termine veniva utilizzato nel gergo sportivo per i soggetti che, nonostante gli sforzi, non ottenevano i risultati attesi. È stato usato colloquialmente anche da alcuni avvocati per descrivere la perdita di responsabilità e disinteresse clinico.
Infine, e dopo molte definizioni nei diversi ambiti lavorativi negli ultimi tre decenni, tale condizione può essere definita come un processo continuo che emerge gradualmente.
Si tratta principalmente della conseguenza di eventi stressanti di natura lavorativa, ma anche di rapporti umani lavoratore-cliente intensi e/o duraturi. L’OMS definisce la sindrome di burnout come una risposta allo stress cronico influenzato da tre fattori:
- Esaurimento emotivo/fisico.
- Calo della produttività.
- Marcata depersonalizzazione che coinvolge sentimenti di alienazione con una visione negativa degli altri.
Noia e stanchezza al lavoro tra i sintomi del burnout
Le manifestazioni principali della sindrome da burnout possono interessare cinque piani che presentiamo a seguire:
- Livello emotivo, sentimenti come depressione, impotenza, disperazione, apatia, delusione, pessimismo e ostilità.
- Livello cognitivo, disillusione, perdita di autostima e creatività, distrazione o cinismo.
- Condotta, si verifica un evitamento delle responsabilità e delle decisioni, assenteismo, comportamenti inappropriati, eccessivo coinvolgimento, maggiore uso di caffeina, alcol o tabacco e persino auto-sabotaggio.
- Dal punto di vista psicosomatico, si avvertono dolori muscolari, inappetenza, sbalzi di peso, disturbi legati alla sfera sessuale, del sonno, gastrointestinali e mal di testa.
Agli occhi degli altri appariamo come una persona sempre di cattivo umore e molto irascibile con clienti o colleghi, con scarsa motivazione ed energie. Ciò si traduce in prestazioni inferiori che a loro volta influiscono sul concetto di sé e dell’ambiente che ci circonda direttamente e indirettamente.
Quali professionisti sono più vulnerabili?
I professionisti più inclini a soffrire di questa sindrome hanno soprattutto compiti legati a terzi, ovvero insegnanti, medici, polizia, vigili del fuoco e personale legato al servizio clienti.
Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che la gamma dei professionisti più vulnerabili è più vasta quando lo stress lavorativo è correlato ad altri fattori quali responsabilità, turni di lavoro lunghi (tra le 10 e le 16 ore) o lavori ripetitivi, monotoni e noiosi senza alcun elemento motivante.
Per fortuna, esistono tecniche per aiutare psicologicamente l’individuo e per riorganizzare strutturalmente l’azienda in relazione ai lavoratori. Secondo i ricercatori dell’Università di Saragozza e dell’Istituto Aragonese di Scienze della Salute, esistono tre profili:
– Frenetici: lavoratori che hanno la sensazione di essere sovraccarichi, che abbandonano la propria vita personale e la propria salute per sbrigare le mansioni lavorative.
– Senza sfide: si sentono indifferenti verso i compiti che devono svolgere. Non si sentono motivati e hanno in mente di cambiare lavoro. Di solito è il caso di professionisti legati a lavori amministrativi o burocratici.
– Sfiniti: sentono di non avere sotto controllo i risultati del loro lavoro e che i loro sforzi non vengono riconosciuti. Infine, scelgono di essere negligenti e abbandonano le proprie responsabilità.
Prevenire noia e stanchezza al lavoro
La prevenzione del sindrome da burnout è vista da due punti di vista principali: il lavoro personale e quello aziendale.
Il lavoro deve risultare motivante, dinamico e deve esserci riconoscimento dei compiti svolti. Data l’impossibilità di soddisfare queste condizioni in molte occasioni, esistono strategie per prevenire il burnout. Gli esperti consigliano:
- Adattare le aspettative alla realtà
- Non sovraccaricarsi di compiti, ancor meno se al di fuori della propria mansione.
- Utilizzare i canali di comunicazione aziendale per trasmettere preoccupazioni o insicurezze
- Rivolgersi a persone fidate che possano aiutare in una situazione di emergenza
- Scoprire se ci sono persone vicino a sé che hanno vissuto situazioni simili e non avere paura o vergogna di chiedere come hanno risolto i conflitti
- Definire le funzioni da eseguire per ridurre l’incertezza riguardo al lavoro svolto.
- Usare tecniche di rilassamento o meditazione
- Comunicare in modo assertivo nell’ambiente di lavoro. Cercare di esporre i disaccordi, proponendo soluzioni e incentrando il discorso sui fatti.
- Ritagliarsi tempo libero di qualità
- Mantenere una buona igiene del sonno e allenarsi regolarmente
- Non isolarsi dall’ambiente personale fonte di soddisfazione
“La pressione viene tolta con la ginnastica mentale”
Leonard Zaichkowsky
Cosa fare se il partner prova noia e stanchezza al lavoro?
Come riassume lo psicologo Javier Miralles, i punti chiave per aiutare il partner in questa situazione sono i seguenti:
- Stabilire una relazione di supporto emotivo e fisico
- Ascoltare attivamente, aiutare a esprimere preoccupazioni e a relativizzare la situazione offrendo un’altra prospettiva
- Non giudicare
- Riconoscere il lavoro se è ben fatto e incoraggiare quando gli obiettivi desiderati non vengono raggiunti. Sarà essenziale creare un’atmosfera di collaborazione e solidarietà.
È possibile prevenire queste dinamiche e, in caso contrario, grazie ad alcune abitudini e tecniche possiamo recuperare la rotta persa.
“La serenità non è essere al sicuro dalla tempesta, ma trovare la pace in mezzo ad essa”
Tommaso Kempis