Non accettare la crescita dei figli

Arriva il momento in cui bisogna lasciar andare i figli. Non accettare che crescono e rivendicano i loro spazi in libertà e indipendenza, sarà fonte di sofferenza per tutti.
Non accettare la crescita dei figli
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Non importa se hanno 15, 20 o 35 anni, alcuni genitori non riescono ad accettare la crescita dei figli; sono riluttanti a cedere il passo a tutto quanto deve accadere per legge naturale: i figli iniziano a prendere le proprie decisioni, avviare relazioni affettive, fare errori e scoperte, battersi per i propri obiettivi e, soprattutto, lasciare la casa di famiglia.

Ognuno di questi passaggi si verificano come parte dello sviluppo di una persona, ma sono visti da molti genitori come una minaccia, ma… Una minaccia per cosa? L’ipergenitorialità trova il suo significato nella cura e nell’iperprotezione. Qualsiasi accenno di indipendenza e tentativo di rivendicare i propri spazi è poco più che un attacco all’identità del genitore.

Molti di questi uomini e donne che a un certo momento hanno deciso di diventare genitori, non si concepiscono più in nessun altro modo. Così, e quasi senza accorgersene, acquisiscono un ruolo autoritario camuffato da portatori di amore incondizionato, di un affetto che di fatto è avvelenato, perché non permette la crescita e tanto meno la libertà.

La filosofa Hannah Arendt una volta disse che alcune famiglie credono di fare il loro dovere, ma in realtà creano conflitti generazionali e feriscono fatalmente l’essenza dei figli, integrato nella libertà stessa.

Genitori che non riescono ad accettare la crescita dei figli.

Non accettare la crescita dei figli: perché succede?

Essere genitore è un arduo compito: bisogna saper offrire amore, ma anche distanza. È necessario proteggere e allo stesso tempo favorire l’indipendenza.

Crescere un figlio vuol dire saper stabilire dei limiti e al contempo lasciare un varco dal quale rendersi responsabili. Tutto ciò configura senza dubbio un mestiere complesso che non tutti sanno esercitare.

Non basta seguire l’istinto e in molti casi c’è chi si lascia trasportare dai propri bisogni e dalle proprie mancanze irrisolte. Lasciar crescere è per molti sinonimo di “perdere”, lasciar andare qualcosa di cui si ha il possesso; come se i figli fossero un gioiello da custodire perché qualcuno potrebbe rubarlo. Vediamo, però, perché si verifica ciò.

Sei il rifugio delle mie mancanze e non posso lasciarti andare

Quando il bambino è piccolo, agisce come quel balsamo quotidiano capace di alleviare ogni dolore della vita e frustrazione presente e passata. Riempiono i nostri abbracci e si divertono in nostra compagnia, soffocando qualsiasi problema o desiderio.

Una volta cresciuti, tuttavia, non cercano o vogliono essere il rifugio dei loro genitori, desiderano entrare in contatto con i loro coetanei, mettersi alla prova in nuovi scenari fuori casa.

Il bambino diventerà un adolescente e l’adolescente un adulto mentre molti genitori continuano a rivendicarli per se stessi. Si aspettano che conservino l’innocenza di un tempo e che siano gestibili come da bambini. I figli sfuggono al loro controllo e ciò li frustra e rattrista.

Non sopporto che tu non abbia più bisogno di me

“Caro figlio, ho bisogno che tu abbia bisogno di me. Perché quando lo fai, mi rendi visibile, mi dai un uso in questo mondo e mi fai sentire importante, poiché sento di avere una fine in questa vita. Ogni anno che passa mi allontani, ogni anno che cresci è più che una perdita, è anche un modo per sfidarmi, perché senza che tu lo sappia, mi dimostri che non valgo più niente”.

Queste frasi riassumono brevemente cosa significa per molti genitori vedere che i loro figli diventano gradualmente adulti capaci di costruire la propria vita. Quasi un insulto. Tuttavia, l’aspetto più complesso è che non esitano a usare la manipolazione per farli sentire in colpa.

Proiettano sui figli un senso di colpa per tutto quello che fanno, non importa quanto insignificante possa essere (andare in viaggio con gli amici, scegliere un determinato lavoro, ecc.).

Non accettare la crescita dei figli: mi prenderò sempre cura di te (iperprotezione)

L’iperprotezione è una malattia. È perché lascia gravi conseguenze, nel genitore che la esercita e nel bambino che la subisce. Nella maggior parte dei casi, questo comportamento di estrema cura, alienazione, attenzione ossessiva e persino dominio cela un disturbo d’ansia.

I figli sono tutto per il genitore e la sola idea che possa succedere loro qualcosa o che si allontanino genera una paura eccessiva nel padre o nella madre iperprotettivi.

Ma non solo i genitori ne soffrono. studi interessanti mostrano che gli studenti universitari che hanno ricevuto un’educazione basata sull’iperprotezione vivono livelli significativi di ansia sociale durante il primo anno.

Famiglia iperprotettiva.

Genitori che non accettano che i loro figli crescano, genitori narcisisti che non hanno più il controllo

Alcuni genitori non accettano che i loro figli siano cresciuti perché significa che non hanno più il controllo su di loro. Questo capita soprattutto ai genitori con profilo narcisistico, padri e madri abituati a mediare in ogni ambito della vita dei propri figli fin da piccoli.

Improvvisamente quel ragazzo o quella ragazza hanno raggiunto quell’età in cui possono e devono decidere da soli. Da un giorno all’altro cessano di essere gestibili per avere già un progetto per il futuro in cui i genitori non saranno più presenti. Ciò genera frustrazione e forte fastidio in un profilo narcisistico.

Conclusioni

Queste situazioni si verificano con alta frequenza indipendentemente dal fatto che il figlio abbia 15 o persino 40 anni. Alcuni genitori non accetteranno mai che i propri figli siano cresciuti perché per loro è insopportabile vedere che sono ormai capaci di gestirsi da soli e realizzare ciò che loro non hanno potuto ottenere.


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