Accontentati di quello che ti piace di una persona, il kit completo è difficile

Accontentati di quello che ti piace di una persona, il kit completo è difficile

Ultimo aggiornamento: 25 aprile, 2017

Le persone sono caratterizzate da una moltitudine di contraddizioni. È difficile che queste siano relazionate solo ed esclusivamente con la nostra identità e nient’altro. Persino isolandoci o provando a farlo in un remoto luogo della terra per dimenticarci di tutto e tutti, noi stessi siamo già parte di tutto quello che abbiamo vissuto con esso e con loro.

In una sola giornata possiamo vivere una vera montagna russa di emozioni nei nostri rapporti con gli altri. Ci può sembrare tutto immensamente ridicolo, assurdo ed incoerente o incredibilmente stimolante, fattore che ha le sue implicazioni cognitive ed emotive.

Considerando quanto detto, ricordiamo una celebre frase pronunciata una volta da Sigmund Freud:  “la nevrosi è l’incapacità di sopportare l’ambiguità”. Da questa osservazione ne deriva che la realtà si complica con troppi elementi contraddittori, ma accettarli e tollerarli dipende dalla nostra salute psicologica. Vediamo come affrontarli.

L’ambiguità costante nei nostri rapporti con le persone

Un giorno qualsiasi ci alziamo ed iniziamo a parlare con una vecchia compagna di scuola. Siamo felici di poterle parlare di nuovo, tutto sembra fluire alla perfezione. Almeno sembra, perché all’improvviso pronuncia un’opinione inaspettata sul tema dei rifugiati.

Vogliamo allontanarci da quel momento, da quel commento inopportuno a nostro modo di vedere, vogliamo continuare a vederla nello stesso modo. Tuttavia, quel commento ci ha turbati e non facciamo che pensare a quanto successo.

D’altro canto, abbiamo conosciuto un ragazzo. È ideologicamente più vicino possibile a noi. Condividiamo gli stessi valori, ma una volta più intimi, la relazione è ben lontana dal fluire. I silenzi si alternano, gli sguardi si allargano in un freddo malessere e i tempi si estendono troppo.

La relazione sembrava molto più interessante sul piano intellettuale e virtuale. I valori fissati a priori non soppiantano la sua assenza di buone maniere. La stessa fermezza e convinzione che a distanza ci risultava eccitante, ha lasciato il passo solo al disincanto. Siamo state vittime del dettame delle aspettative.

Le aspettative: il preludio delle nostre delusioni

Siamo immersi in una continua contraddizione tra quello che pensiamo degli altri, ci aspettiamo che succeda e quello che, alla fine, succede con loro. Creiamo continuamente aspettative che vengono giù varie volte e non siamo in salvo dal crollo.

Sembra che dinanzi a tanta ambiguità, la nevrosi sia un’uscita irrimediabile; che fare se non pensare quando niente combacia? La questione è la seguente: perché deve combaciare? Fino a che punto rendere flessibili le nostre posizioni di partenza rispetto agli altri ci può rendere felici? La relatività morale è l’inizio dell’assenza di principi o, al contrario, è il primo passo per rendere tutto più piacevole?

Domande e ancora domande, affinché la complessità mentale si traduca in un comportamento più semplice. Dobbiamo sostituire una nostra frustrazione cognitiva con un vero impegno civico, con attivismo sociale o con la cooperazione alla comunità cittadina. Non possiamo aggiustare il mondo, ma a volte aiutare qualcuno in difficoltà può lasciarci un pezzetto del meglio di questa persona. Questo è acquisire il kit completo.

L’origine della nostra nevrosi riguardo ai cambiamenti e alle differenze personali

La nostra mancata preparazione ad accettare la diversità deriva da un’educazione basata sulla paura, sulla censura, sulla costante imposizione di regole per evitare il caos sociale. Massimizziamo le risorse dell’educazione per evitare catastrofi, non per creare paradisi nei quali la normalità sia vivere in tranquillità e nei quali sia possibile rifugiarsi se mai dovesse avvenire una catastrofe.

Di conseguenza, evitiamo e censuriamo tutto quello che di noi non combacia con gli altri. In questo modo, crediamo di proteggerci e di definirci, ma in realtà restiamo solo isolati, depressi e frustrati. Terminiamo con l’essere amareggiati e con l’amareggiare la vita degli altri. A volte i nostri grandi principi si traducono in un comportamento giornaliero che lascia molto a desiderare.

Vogliamo il kit completo, ma accettare gli altri a volte ci dà pace

Vogliamo il kit completo e perfetto di una persona, ma in realtà non ci accorgiamo che quando lo abbiamo, esso non aggiusta le nostre “avarie”. Lasciare uno spazio a qualcosa che non combacia è eccitante, arricchente, è l’essenza che rende questo mondo un mondo: la diversità, nel senso più esteso della parola.

Accettare la diversità non vuol dire smettere di essere chi siamo e non incamminarci verso la direzione voluta. Per uscire dalla nevrosi, è conveniente riconsiderare alcuni aspetti:

  • Credere in alcuni principi non può voler dire trattare male gli altri. Discrepare in numerosi aspetti con una persona non può renderci esseri incapaci di mantenere basilari regole di educazione. Se riceviamo un’offesa o un disprezzo, non dobbiamo agire allo stesso modo. Allontanarsi non è solo sinonimo di cordialità in questi casi, bensì di saggezza.
  • Quando ci lasciamo inondare dal malessere a causa di commenti che non abbiamo gradito, togliamo spazio a tutto quello che ci appassiona e alle persone che in quel preciso momento della nostra vita ci apportano benessere.
  • Dobbiamo esplorare cammini nuovi che ci permettano di mantenere discrepanze accettabili con gli altri. Nessuno si apre varco lungo i sentieri già tracciati o si fa carico delle stesse “mancanze di rispetto” già vissute.

Come ultima riflessione, potrebbe essere conveniente stilare una scala di valori nella quale includere quello che non tolleriamo in assoluto e quello che ci lascia un piccolo margine di dubbio. Se qualcuno che maltratta un animale non rientra nella stessa categoria di chi un giorno vi ha parlato male, allora è meglio accettare che esiste una differenza tra quello che non si può tollerare e quello che è fastidioso. Dinanzi al primo, l’intransigenza ci può aiutare; dinanzi al secondo, no.


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