Post-verità: di quale fenomeno si tratta?
La post-verità, parola che viene pronunciata spesso senza comprenderne davvero il significato, sembra andare di moda. Oggi vi spieghiamo di cosa si tratta. La post-verità si definisce come una distorsione deliberata della realtà. In altre parole, è la manipolazione di credenze e sentimenti con l’obbiettivo di influire sull’opinione pubblica e sugli atteggiamenti della gente.
La post-verità si riferisce all’uso emotivo volto a scatenare determinate emozioni alle persone affinché cambino opinione; allo stesso tempo camuffa i fatti. L’ambito più conosciuto in cui viene utilizzata è quello politico. Così, sono nati alcuni termini come “discorsi populisti” o fake news. A seguire vi spiegheremo meglio questo processo e le strategie psicologiche che sfrutta.
Uso della post-verità
La post-verità si basa su discorsi e frasi che cercano di emozionarci per manipolare o distorcere la realtà che percepiamo. È per questo che molti politici ne fanno uso per ottenere il consenso tra la popolazione. Uno degli espedienti più usati è il discorso populista volto ad agitare le masse promettendo l’impossibile, politiche “della gente e per la gente” e soluzioni semplici a tutti i problemi.
D’altro canto, avvalendosi del successo delle reti sociali e di internet, le fake news sono sempre più comuni. Si tratta di notizie false, chiamate anche bufale, usate deliberatamente per disinformare. Veniamo bombardati ogni giorno da così tante informazioni (fenomeno conosciuto anche come ‘infoxicazione’ o intossicazione informativa), che è molto complicato verificarne l’attendibilità. Ciò contribuisce a credere alle notizie false prendendole per vere.
Il fascino della post-verità
Perché la post-verità attrae tanto? Perché questi discorsi e queste notizie finiscono per convincerci? La causa principale risiede nella narrazione. I discorsi e le notizie condividono varie caratteristiche che aumentano il loro fascino. Tra queste caratteristiche, vi sono la semplicità e la coerenza. Diffondono spiegazioni molto semplici che possiamo comprendere e che sono apparentemente coerenti.
La post-verità si basa sulla dicotomia (“tutto è bianco o nero”, “se non sei buono, sei cattivo”) e promette un futuro ottimista. Queste caratteristiche la rendono attraente, soprattutto per le persone che si sentono confuse, disorientate e insicure. Caratteristiche che denotano maggiore chiusura cognitiva e una sensazione di minaccia, umiliazione o piccolezza per cui si cerca notorietà.
Strategie psicologiche di cui fa uso la post-verità
Come abbiamo visto, esistono due fattori psicologici che ci rendono più propensi alla post-verità: un’elevata chiusura cognitiva e un forte bisogno di notorietà. Entrambi i fattori descrivono la mentalità dei “perdenti della globalizzazione” che si sentono abbandonati in un mondo che cambia in fretta e dove non riescono a trovare il loro posto.
Le persone con queste caratteristiche si trovano disorientate e confuse. Il loro modo di agire non funzione, la tecnologia ha reso obsolete le loro capacità e ha sostituito il loro posto di lavoro. Si sentono umiliate e sottovalutate. Nella loro disperazione, accolgono con passione le narrazioni della post-verità, le quali dissipano le loro insicurezze e promettono di renderli nuovamente grandi. Queste promesse offrono loro certezza e speranza venendo facilmente accettate.
Sebbene l’uso di internet abbia incrementato l’uso delle fake news, ci offre anche strumenti per riconoscerle. Esistono pagine specializzate (ad esempio: bufale.net) e guide per sapere come riconoscere una notizia falsa da una vera. Alcuni di questi consigli sono: verificare chi è l’autore (molte notizie false ne sono prive), accertarsi che la stessa notizia appaia in diversi mezzi di comunicazione e osservare se ne emerge una chiara ideologia o, al contrario, presenta diversi punti di vista. Infine, affinché la post-verità non c’inganni, è necessario sviluppare un pensiero critico.