Principio di Pollyanna: il lato positivo delle cose

Principio di Pollyanna: il lato positivo delle cose
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Il principio di Pollyanna prende il nome dalla protagonista dei romanzi di Eleanor H. Porter, una bambina capace di vedere solo il lato positivo delle cose. Questo saldo ottimismo è fonte di ispirazione per quell’approccio positivo alla vita che sembra essere il segreto per vivere più felici e in armonia con gli altri.

Ma è davvero giusto indirizzare il nostro punto di vista personale verso la positività, come sostiene questo principio psicologico? Probabilmente la maggior parte di voi lettori starà “storcendo il naso” o mostrando già segnali di scetticismo. A volte, come sappiamo, quegli “occhiali dalle lenti rosa” possono farci perdere di vista alcuni dettagli o alcune sfumature davvero importanti che danno realismo e oggettività al nostro punto di vista.

La psicologia positiva, capeggiata da Martin Seligman, sta vivendo al giorno d’oggi importanti rivisitazioni. Alcuni enti, come l’Università di Buckingham (il primo istituto al mondo a educare e formare i propri allievi sulla base di questa filosofia) sta cambiando alcuni dei suoi concetti di base. Uno di questi riguarda la definizione della felicità (che è anche la forza motrice del principio di Pollyanna).

Il gioco consiste nel trovare qualcosa per cui essere sempre felici

-Pollyanna-

Possiamo in qualche modo affermare che la nuova psicologia positiva ha abbandonato la pretesa di insegnarci a essere più felici. La famosa cultura della felicità e tutti quei libri e studi sull’autostima stanno cedendo il passo a una rivisitazione, a una nuova prospettiva; e questa nuova prospettiva ci dà gli strumenti per saper affrontare anche le difficoltà e gli eventi infelici.

Perché nella vita non è sempre possibile vedere il lato positivo ed essere ottimisti come faceva la vivace e risoluta Pollyanna.

Illustrazione di Pollyanna

Il Principio di Pollyanna: di cosa si tratta?

Dopo essere rimasta orfana, la piccola Pollyanna viene spedita dalla sua acida e severa zia Polly. Lungi dall’arrendersi, la piccola non esita a mettere in pratica giorno dopo giorno la filosofia di vita trasmessale dal padre sin dalla più tenera età. Una filosofia grazie alla quale trasformare la propria realtà in gioco e da osservare solo con occhio positivo.

Non importa quanto siano sgradevoli le circostanze, Pollyanna riesce sempre a risolvere e affrontare qualunque situazione con l’ottimismo più fervente e con allegra determinazione.

Un altro aspetto interessante di questo personaggio letterario è l’influenza che Pollyanna ha su chi la circonda. Presto o tardi, anche il più avaro, apatico o triste dei caratteri finisce con l’arrendersi a questa personalità solare e vivace. I libri di Eleanor H. Porter trasmettono un’assoluta esaltazione della positività, che ha ispirato diversi psicologi degli anni ’70 e gli psicologi Margaret Matlin e David Stang.

Come sono le persone che applicano il principio di Pollyanna?

In uno studio pubblicato negli anni ’80, Matlin e Stang notarono che le persone con una netta inclinazione alla positività, al contrario di quanto possa sembrare, impiegano parte del loro tempo a isolare gli aspetti sgradevoli, pericolosi o i fatti negativi da cui sono circondati. Questo significa che non sono ciechi di fronte alla realtà, come si potrebbe pensare.

Il principio di Pollyanna ci dice che pur essendo pienamente coscienti del fatto che in ogni situazione ci siano anche aspetti negativi, l’individuo sceglie comunque di concentrarsi solo sul lato positivo. Il resto non ha importanza. Pur trovandosi in una situazione negativa, il soggetto si sforza di reindirizzarla, dandole un punto di vista positivo.

Palla sorridente

Una memoria incline e concentrata sugli aspetti positivi

Il Dottor Steven Novella, rinomato neurofisiologo dell’Università di Yale, ha condotto diversi studi e lavori di ricerca sulla cosiddetta “falsa memoria” o errori di immagazzinamento così comuni tra le persone positive. In altre parole, un fatto curioso sul principio di Pollyanna (o inclinazione al pensiero positivo) è che le persone ottimiste tendono a non ricordare bene gli eventi negativi del proprio passato.

Ricordano perfettamente gli eventi elaborati come “positivi” e tendono a dimenticare gli episodi dolorosi o complessi e non li immagazzinano come invece fanno con i ricordi positivi, e questo perché non li considerano significativi.

Inclinazione alla positività e linguaggio: siamo tutti un po’ Pollyanna

Nel 2014 presso l’Università di Cornell, nello stato di New York, è stato condotto uno studio che aveva lo scopo di scoprire se il nostro linguaggio, in generale, tende all’aggressività o alla positività (o principio di Pollyanna). Il professor Peter Dodds e la sua equipe hanno analizzato oltre 100.000 parole in 10 lingue diverse, concentrandosi sull’interazione con le nostre reti sociali.

Il risultato è molto interessante: sembra che il nostro linguaggio e i messaggi che inviamo agli altri abbiano un peso emotivo assolutamente positivo. Queste conclusioni coincidono con quelle dedotte dagli psicologici Matlin e Stang negli anni ’70, secondo cui, in generale tendiamo tutti al “polliannismo”.

Critiche al principio di Pollyanna

Una fetta di psicologi preferisce parlare di Sindrome di Pollyana invece che di Principio di Pollyanna. Con questa diversa terminologia gli esperti cercano di richiamare l’attenzione sui limiti o sugli aspetti preoccupanti di questa dimensione psicologica se portata allo stremo.

Scegliere di concentrarci sempre e solo sull’aspetto ottimista della vita può alterare la nostra capacità di gestire le situazioni difficili. Il Principio di Pollyanna è di certo utile in alcuni momenti. Avere un atteggiamento positivo e luminoso delle circostanze stimola la motivazione, ma per affrontare la vita è anche necessario imparare a gestire i momenti negativi e a imparare da essi.

La nostra realtà è fatto di luci e di ombre e non sempre ci è dato scegliere il lato luminoso.

Uomo con girasole

Quali sono allora le conclusioni? È consigliabile oppure no applicare la filosofia del principio di Pollyanna? La soluzione si trova, come sempre, nel mezzo. In quel punto di vista che si aggrappa al lato luminoso della vita, ma che non chiude gli occhi né scappa davanti alle difficoltà. La psicologia positiva, in fin dei conti, è sempre fonte di ispirazione, ma a volte raggiungere o meno il successo o evitare che accadano determinate cose non dipende solo dal nostro atteggiamento.

Non è oro tutto ciò che luccica, per cui bisogna essere preparati ad affrontare al meglio qualunque circostanza, imparando a lottare con luci, ombre e tutte le scale di grigi tra il bianco e il nero.


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