Progetto Washoe: di cosa si tratta?

Il progetto Washoe ha dimostrato che le scimmie possiedono un livello di ragionamento, emotività e coscienza più elevato del previsto. Questo esperimento ha cambiato del tutto la nostra percezione degli animali.
Progetto Washoe: di cosa si tratta?
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Il progetto Washoe è tanto affascinante quanto commovente. Ha coinvolto una femmina di scimpanzé di nome Washoe, nota per essere stato il primo animale non-umano ad aver appreso la lingua dei segni americana. Per molti, più che un esperimento è stata una rivelazione della natura. Il progetto Washoe ha avuto inizio il 21 giugno 1966, sotto la direzione di Allen e Beatrix Gardner.

La piccola scimpanzé nacque nell’Africa occidentale un anno prima dell’esperimento, venne poi catturata e portata negli Stati Uniti dall’aeronautica militare USA. Il fine era quello di utilizzarla negli esperimenti della NASA, ma i Gardner la adottarono e avviarono il Progetto Washoe.

“Sono favorevole ai diritti degli animali quanto ai diritti dell’Uomo. È parte del cammino di un essere umano completo.”

-Abraham Lincoln-

Cucciolo di scimpanzé con la lingua di fuori.

Il progetto Washoe

Allen e Beatrix Gardner avevano già lavorato con le scimmie prima di avviare il progetto Washoe. All’epoca la linguistica costituiva un’area di grande interesse e i Gardner intendevano verificare la possibilità di insegnare la lingua umana agli animali.

In due diverse occasioni, adottarono due scimpanzé nel tentativo di insegnare loro a parlare come gli esseri umani. Entrambi i tentativi fallirono e gli scienziati giunsero alla conclusione che l’anatomia delle scimmie rendeva loro impossibile il linguaggio articolato.

Nel periodo in cui Washoe entrò nelle loro vite, avevano già smesso di insegnare a parlare alle scimmie. Di contro, pensavano che la lingua dei segni fosse più appropriata. Le mani degli scimpanzé sono molto simili alle nostre, motivo per cui le probabilità di ottenere qualche risultato in tal senso erano ben più alte.

L’educazione di Washoe

I Gardner ritenevano che fosse meglio educare Washoe come un essere umano. In altre parole, le avrebbero impartito la stessa educazione riservata a un bambino. Volevano verificare se lo scimpanzé fosse in grado di apprendere la lingua in modo naturale, proprio come fa un piccolo umano.

In tal senso, Washoe indossava dei vestiti e si sedeva a tavola con la coppia. Possedeva anche degli oggetti personali, come spazzolino da denti e pettine, oltre a libri e giocattoli. Una volta cresciuta viveva in una roulotte dotata di soggiorno, cucina, frigorifero, comò e letto.

I Gardner cedettero la custodia di Washoe a Roger e Deborah Fouts quando compì 5 anni. Da allora, i Fotus si presero cura di lei mantenendo gli stessi standard di vita a cui l’avevano abituata i Gardner.

Un essere intelligente

A tutte le persone che interagivano con Washoe era richiesto di utilizzare il linguaggio dei segni e di astenersi dall’uso del linguaggio parlato. Non volevano che si sentisse diversa dagli altri, lasciandole intendere che i segni fossero la forma naturale di comunicazione. Poco per volta, apprese a comunicare con gli umani.

Non impiegarono alcun metodo di condizionamento per insegnarle la lingua. In altre parole, non la premiavano per i risultati ottenuti, come si fa in genere con gli animali che si vogliono addestrare; le venne invece concesso di apprendere per imitazione. E lo fece. Alla fine, lo scimpanzé apprese più di 350 parole.

Washoe aveva la sua personalità. Le piaceva passare il tempo libero guardando i libri. Amava anche sfogliare i cataloghi di scarpe e le scarpe, in generale, attiravano la sua attenzione. Inoltre, aveva un gran senso dell’umorismo.

Scimpanzé sdraiato a terra.

Progetto Washoe, molto più che un esperimento

Due episodi attirarono l’attenzione degli scienziati e nessuno dei due era previsto nel progetto Washoe. Il primo avvenne quando una delle custodi dovette lasciare il posto per dare alla luce un figlio, che in seguito morì. A quanto pare Washoe non gradì troppo la sua assenza.

Quando la custode fece ritorno, spiegò a Washoe, con la lingua dei segni, cosa fosse accaduto. La scimpanzé abbassò lo sguardo e poi disegnò con il dito una lacrima sul volto della madre addolorata. Ciò non solo dimostrò che possedeva alti livelli di comprensione, ma anche che riconosceva le emozioni e provava empatia.

L’altro evento si verificò quando la misero davanti a uno specchio e le chiesero chi si trovasse davanti a lei. E lei rispose “Io, Washoe.” Ciò significa che aveva consapevolezza di sé, una funzione cognitiva superiore. Lo scimpanzé morì nel 1965. Molte delle persone che vennero a conoscenza del progetto chiesero che i primati fossero dichiarati “persone non-umane”. E voi, cosa ne pensate?


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  • Tamames, K. (2008). Personas como Washoe. Cuadernos para el diálogo, (28), 129-131.


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