Psicologia della connessione: l'arte di sintonizzarsi con il cuore

Incontrare qualcuno non significa entrare in sintonia con lui. Vediamo cosa dicono gli esperti su questo fenomeno.
Psicologia della connessione: l'arte di sintonizzarsi con il cuore
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 08 ottobre, 2024

La psicologia della connessione ci dice che essere d’accordo con alcune persone non significa essere anche in sintonia con loro. Quest’ultimo è un magnetismo grazie al quale si raggiunge uno stato altrimenti difficilmente accessibile. Ci si ritrova a condividere il medesimo ritmo cardiaco, ad avere un’intesa profonda e a volte strana con cui iniziare le migliori amicizie o gli amori più inaspettati, quasi senza rendersene conto.

È possibile che molti dei nostri lettori in questo momento siano sorpresi. Esiste davvero una psicologia della connessione? Ebbene, come avviene in molti ambiti della stessa psicologia, è comune che alcune discipline si sviluppino in una determinata area per scoprire poi che i risultati ottenuti possono essere applicati anche ad altre.

Per quanto riguarda la psicologia della connessione, va detto che ha avuto origine in ambito aziendale, nello specifico nel campo del marketing. Agli studiosi e direttori commerciali delle grandi imprese interessava conoscere i processi latenti che portano il consumatore a sentirsi più “in sintonia” o più attratto da un determinato prodotto anziché un altro.

A volte le nostre decisioni di acquisto sono dettate da processi talmente inconsci, complessi e inspiegabili che persino gli esperti in neuromarketing rimangono perplessi. Questo approccio scientifico, sviluppato nel corso di un decennio, ha offerto una grande quantità di dati e di materiali interessanti da portare molti studiosi e psicologi della personalità a distaccarsi dal campo del marketing per gettare le basi di una branca a sé stante.

Il quadro che essa ci propone è interessante e rivelatore e prevede processi nei quali si integrano tra loro la neuroscienza, lo studio della mente e le emozioni. Tutti questi ambiti creano la cosiddetta psicologia della connessione profonda.

Cervello che rappresenta la psicologia della connessione

Punti chiave della psicologia della connessione

All’inizio dell’articolo abbiamo detto che essere in accordo con qualcuno non equivale ad essere in sintonia con questo qualcuno. E questo è un fatto che proviamo tutti ogni giorno. Nei vari contesti in cui ci ritroviamo, al lavoro, a scuola, all’università, con i nostri vicini o durante il nostro tempo libero, senza dubbio conosciamo molte persone, conviviamo con loro. Eppure, nel corso della nostra vita arriviamo a “sintonizzarci” in profondità solo con poche di loro.

Judith E. Glaser, psicologa e antropologa organizzativa all’Università di Harvard, è tra i più importanti esperti dello studio e dell’applicazione della cosiddetta “Deep Connection” (connessione profonda). In molti dei suoi libri e studi ci spiega che abbiamo tutti una voce interiore che in brevissimo tempo ci suggerisce se qualcosa o qualcuno può essere rilevante o significativo per noi.

Chiamiamo questa voce “intuito” e in realtà si localizza in un posto ben preciso all’interno del nostro cervello. Vediamo a seguire alcuni punti chiave.

La connessione profonda: quando il nostro cervello “si illumina”

Il nostro cervello è un’entità rigida a causa di una serie di necessità basilari, tra esse la socialità. Per questo motivo, quando nella vita di tutti i giorni incontriamo altre persone, il nostro cervello, per così dire, “si illumina”. Una delle prime aree a reagire è la corteccia prefrontale rostromediale.

C’è anche un’altra parte, però, molto più profonda, misteriosa e affascinante, che si accende quasi come un albero di natale quando incontriamo qualcuno con cui sentiamo una sintonia molto più intensa. Questa particolare area si trova proprio nel punto in cui si incontrano il lobo temporale e il lobo parietale.

I neuroscienziati ci dicono che è esattamente qui che si sviluppano i nostri giudizi, ed è qui che avvengono i nostri processi cognitivi più astratti, più complessi e per alcuni istanti addirittura inspiegabili.

Mani che si intrecciano in rappresentazione della psicologia della connessione

Processi alla base della psicologia della connessione

Abbiamo sentito dire tutti che a volte basta solo uno sguardo per entrare in sintonia con qualcuno. Va detto che è una mezza verità e che non basta a definire quello a cui ci riferiamo con “connessione profonda”. I grandi esperti in questo campo sostengono che questo legame così intimo e rivelatore scavalca molte più barriere.

  • La connessione profonda va ben oltre gli sguardi, perché sebbene nasca dall’interazione e dalla relazione, si concretizza soprattutto attraverso una parola precisa, magica e significativa per tutti: “condividere”.
  • Quando condividiamo con qualcuno aspetti intimi, quando facciamo delle confidenze, quando condividiamo valori, passioni e gusti con altre persone, il nostro cervello rilascia “ossitocina“.

Tuttavia il processo di condivisione deve essere attuato con trasparenza e integrità, sulla base di un’altra parola essenziale: fiducia.

I neuropsicologi ci spiegano che l’ossitocina è quel neurotrasmettitore che agisce come ingrediente essenziale al fine di stabilire quelle connessioni così pregne di significato con i nostri migliori amici o il nostro partner. Nel portare queste figure significative in questo territorio privato, profondo e carismatico della nostra mente, ci sentiamo al sicuro, a nostro agio, fiduciosi… ma soprattutto felici.

Sorelle unite attraverso i capelli

In conclusione, nonostante nella vita di tutti i giorni non sia facile costruire questi compromessi, questi legami così forti e così magici, non dobbiamo perdere la speranza. La chiave risiede nell’applicare nelle nostre interazioni quotidiane tre semplici regole: apertura, fiducia e sincerità.

Ciò che deve accadere, accadrà presto e ce ne accorgeremo in fretta: il nostro cervello e il nostro cuore risponderanno in modo intenso a questa persona così speciale.


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  • Glaser, J. E. (2016). Conversational intelligence: How great leaders build trust and get extraordinary results. Routledge.
  • Fortunato, V. C. R., Giraldi, J. D. M. E., & de Oliveira, J. H. C. (2014). A review of studies on neuromarketing: Practical results, techniques, contributions and limitations. Journal of Management Research6(2), 201.

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