Seneca: biografia del filosofo del potere
Seneca era uno degli uomini più saggi dell’antica Roma. Sebbene sia passato alla storia come un filosofo che faceva delle riflessioni sull’etica, la verità è che, prima di tutto, era un uomo di potere. Fu capace di comprendere a fondo la natura umana in una delle epoche più decadenti della storia.
Come altri grandi personaggi storici, Seneca aveva una curiosità insaziabile che gli permise di studiare i vari aspetti culturali e scientifici del suo tempo con una particolare apertura mentale.
Non è grande nessuno di quegli uomini che le ricchezze e gli onori mettono in una condizione privilegiata. E perché, allora, sembra grande? Perché lo misuri insieme al piedistallo.
-Seneca-
Studiò il popolo egiziano con la stessa passione che aveva per i romani e i greci. Alla fine, scelse di seguire i postulati dello stoicismo e divenne una delle figure più rappresentative di quella scuola.
Uno dei più grandi paradossi della storia è che Seneca fu il maestro di qualcuno che rappresentava il suo esatto opposto: l’imperatore Nerone. Fu proprio il suo allievo che alla fine lo condannò a morte.
L’antichità classica ci ha fornito un’enorme eredità di opere letterarie e filosofiche che fino a oggi continuano ad attirare la nostra attenzione. Di tutti i testi latini che sono stati scritti, solo una piccola percentuale è arrivata a noi, ma è stata sufficiente per farci conoscere autori importanti come Seneca. In questo articolo, scopriremo la storia di uno dei più grandi e brillanti pensatori dell’antichità.
L’infanzia di Seneca
Sebbene non si abbia un’assoluta certezza, tutto sembra suggerirci che Seneca nacque in quella che oggi è la città di Cordova in Spagna nel 65 d. C. Era un bambino malato, soffriva di una grave forma di asma. Suo padre era prefetto di Roma e anche un famoso oratore e retorico.
Aveva due fratelli, anch’essi divenuti uomini importanti per il loro tempo. La cosa curiosa è che tutti, anche se in momenti diversi, morirono suicidi.
Venne educato dalla sorellastra della madre a Roma. Visse con la famiglia adottiva con la quale si trasferì anche ad Alessandria, dove ebbe modo di conoscere bene la cultura egiziana. In quel periodo, studiò diverse scienze e apprese molti saperi. In seguito, si ritiene che abbia vissuto anche ad Atene.
Il potere e la sua luce abbagliante
Nel 31 d. C., Seneca ricevette la nomina di magistrato romano. Ebbe una brillante carriera e in pochi anni divenne il principale oratore del Senato. Fu in quel periodo che il malvagio Caligola salì al trono e iniziò a nutrire una smisurata gelosia per le capacità oratorie di Seneca. In seguito a ciò, lo condannò a morte. Si narra che una cortigiana lo persuase a non rispettare la sentenza.
Quando Claudio divenne imperatore, la sua prima moglie, Messalina, fece delle pressioni affinché Seneca fosse nuovamente condannato a morte. La condanna fu commutata in esilio e Seneca andò in Corsica dove visse per otto anni.
Agrippina, la seconda moglie di Claudio, intercesse per lui e così Seneca poté tornare a Roma. Agrippina vedeva nel filosofo un alleato che poteva contribuire ad aumentare il prestigio dell’imperatore, inoltre, poteva aiutarla a raggiungere il suo grande obiettivo: rendere Nerone imperatore (anche se non era figlio legittimo di Claudio).
Nerone, il discepolo
Alla fine, i piani di Agrippina andarono come previsto. Alla morte di Claudio il giovane Nerone (aveva solo 17 anni) divenne imperatore e Seneca ricevette la nomina di consigliere politico e ministro. In pratica, fu lui che governò l’impero per i successivi otto anni insieme a Sesto Afranio Burro, un altro dei consiglieri di Nerone.
Sembra che Nerone avesse grande stima del suo consigliere e insegnante. Nelle mani del filosofo l’impero si mantenne stabile e fiorente. Tuttavia, crescendo, il giovane imperatore iniziò ad avere dei sospetti sul suo mentore.
Sebbene fosse uno stoico e un moralista, durante quel periodo, Seneca accumulò più ricchezza di qualsiasi altro uomo di potere ai suoi tempi. Nerone, anche a causa di altri intrighi, cominciò a vederlo come un potenziale nemico. Lo accusò di ipocrisia e persino di essere l’amante di sua madre Agrippina.
La morte di Seneca
Uno degli episodi più contraddittori e deplorevoli della vita di Seneca fu il momento in cui Nerone uccise sua madre. Invece di mettere in discussione quello che era accaduto, il filosofo provò con tutti i mezzi a trovare delle giustificazioni. Era evidente che temeva l’imperatore e pensava solo a salvarsi.
Dopo la morte di Burro, Seneca rimase praticamente solo. Nel tentativo di conquistare i favori di Nerone, offrì all’imperatore tutti i suoi beni e tutte le sue ricchezze. In cambio, chiese di potersi ritirare dalla vita pubblica. Temeva per la sua vita e cercò di salvarsi in tutti i modi. In questa maniera, riuscì a vivere qualche anno in più.
Non appena ne ebbe la possibilità, però, Nerone lo coinvolse in un complotto architettato contro di lui in modo da usare questo pretesto per condannarlo a morte. In quel periodo, se un condannato era un patrizio, la pena capitale si eseguiva attraverso il suicidio. Seneca accettò la condanna e seguì la tradizione suicidandosi insieme alla moglie. Dopo la sua morte, anche i suoi fratelli e suo nipote si uccisero per paura della crudeltà di Nerone.
In questo modo tragico (e forse ingiusto) si concluse la vita del grande pensatore. Una fine che contrasta con l’etica che difese e i contributi apportati alla filosofia.
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- Zambrano, M., & Seneca, L. A. (1987). El pensamiento vivo de Séneca. Cátedra.