Sharenting, esporre i figli sui social network

Conoscere gli strumenti più adatti per condividere con sicurezza i contenuti sensibili sui social network fa parte delle precauzioni che ogni genitore dovrebbe adottare.
Sharenting, esporre i figli sui social network
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Le nuove tecnologie hanno prodotto importanti cambiamenti nel nostro modo di comunicare, consentendoci tra gli altri, di accorciare le distanze. Non importa quanto lontani viviamo, abbiamo sempre più risorse per essere più vicini, in un modo o nell’altro. Tuttavia, è necessario anche essere molto cauti. Fenomeni come lo sharenting possono mettere a rischio le persone che più amiamo.

Lo sharenting, nasce per l’appunto, da questo nuovo modo di comunicare. Dalla condivisione di foto e post attraverso i quali comunichiamo i nostri stati d’animo, le attività giornaliere o le informazioni che vogliamo condividere con gli amici in rete.

In questo articolo vi invitiamo a riflettere in modo consapevole sui limiti dell’uso dei social network. Quanto condividete su internet della vita dei vostri figli? Perché pubblicate in rete attività che riguardano i vostri figli? Con chi condividete le informazioni?

“Stiamo arrivando alla fine di una civiltà, senza tempo per riflettere, nella quale è stata imposta una sorta di spudoratezza che ci ha fatto credere che la privacy non esista.”

-José Saramago-

Padre fa una foto di suo figlio

Cos’è lo sharenting?

Il termine sharenting è un anglicismo che deriva dalla parola share, che significa “condividere” e parenting, che significa “genitorialità”. Consiste, pertanto, nella documentazione da parte dei genitori della vita dei propri figli attraverso i social network. I più famosi in questo senso sono Facebook e Instagram.

Il dizionario Collins definisce lo sharenting come “l’uso abituale dei social media per condividere informazioni, foto, ecc. dei propri figli”.

Si tratta ormai di una pratica abituale, e in continua crescita. In realtà, non è mai esistita una generazione con un’infanzia talmente sovraesposta come quella attuale.

Tuttavia, la diffusione di questa pratica contribuisce a renderla controversa, per via delle conseguenze che possono derivare dalla sovraesposizione del minore.

Esisto 3 categorie legate all’uso e alla pubblicazione delle informazioni da parte dei genitori sui social network:

  • Genitori protettivi. Coloro che amano la privacy. Ciò non significa però che non vadano fieri dei propri figli, sono solo estremamente cauti nella pubblicazione dei contenuti che li riguardano.
  • Orgogliosi. Sono quei genitori che amano che i loro contatti vedano tutte le cose meravigliose che fanno e che sono i propri figli. Pertanto, ne pubblicano foto e resoconti sui social network.
  • Irritabili. Genitori che detestano che si pubblichino in rete contenuti riguardanti i bambini.

Sharenting, quali sono i rischi?

Lo sharenting può essere dannoso per diversi motivi. Eccone alcuni:

  • Perdita della privacy. L’identità digitale che creiamo condividendo diversi contenuti sui nostri figli rischia di dare in pasto alla rete la loro privacy.
  • Cyberbullismo. Attraverso la condivisione, rischiamo inconsapevolmente di favorire molestie o intimidazioni online, in quanto facilitiamo l’accesso alle nostre informazioni e a quelle dei nostri figli.
  • Frodi. I bambini potrebbero diventare bersagli di frodi per via dei dati presenti in rete.
  • Adescamento di minore. I social network potrebbero essere utilizzati anche per questo scopo.
  • Uso di contenuti per scopi sessuali. I contenuti che riguardano i nostri figli potrebbero essere utilizzati in messaggi sessuali inviati attraverso la rete.

Lo sharenting si ripercuote anche sulla vita emotiva dei nostri bambini. Nella maggior parte dei casi pubblichiamo informazioni su di loro senza nemmeno consultarli.

Oltre a non rispettare un principio etico, rischiamo di causare danni in futuro. Da grandi e consapevoli, potrebbero non essere d’accordo o sentirsi feriti, offesi o irritati per quanto pubblicato. Anche se le reazioni potrebbero non essere per forza negative, bisogna comunque tenerne conto.

A ogni modo, non sono solo i nostri figli a correre un pericolo. Da un lato, stiamo violando il loro diritto alla privacy, e ciò può avere delle ripercussioni anche su di noi. Dall’altro, pubblicare costantemente sui social network ci espone al rischio di sviluppare una dipendenza.

Madre che si fa un selfie con suo figlio

Cosa fare per un uso corretto dei social network?

Date le possibili conseguenze dello sharenting, vediamo come è possibile gestire l’esposizione dei nostri figli sui social network.

  • Prendere in considerazione le politiche sulla privacy. Ogni social network ne ha una, è importante leggere coscienziosamente la normativa per imparare a proteggere al meglio la privacy dei nostri figli.
  • Conoscere i limiti d’età per avere un account. Ogni social network stabilisce un’età minima per poter aprire un account, e a seconda dell’età può essere necessario il consenso dei genitori. È fondamentale approfondire la questione, in quanto siamo responsabili dei contenuti pubblicati in rete, e dell’utilizzo di internet da parte dei minori.
  • Coinvolgere i propri figli. Quando possibile, è meglio dare ai figli l’opportunità di esprimere la loro opinione sulla nostra intenzione di divulgare qualsiasi contenuto o informazione che li riguarda. Che sia una foto o la pagella scolastica.
  • Non pubblicare foto di bambini nudi. Ciò potrebbe fomentare episodi di cyberbullismo, sexting e adescamento di minori.
  • Chiediamoci sempre come potrebbe reagire in futuro se vedesse il contenuto pubblicato. Ciò può aiutarci a mettere a punto dei criteri di selezione efficaci.
  • Utilizzate le notifiche di Google. Google fornisce notifiche che avvisano se il nome del proprio bambino appare nei motori di ricerca. Questa opzione potrebbe rivelarsi utile qualora rilevaste qualcosa di strano.
  • Non condividete dati specifici, come la posizione del bambino. Ciò potrebbe aiutare i malintenzionati.

Riflessioni e studi sullo sharenting

A volte la situazione rischia di sfuggirci di mano. Se ritenete di non essere in grado di gestire questo comportamento, se è diventato un problema invalidante nella vostra vita oppure desiderate sviluppare un atteggiamento assertivo al riguardo e migliorare alcune abilità in vostro possesso, potete sempre chiedere l’aiuto di un professionista.

D’altro canto, il fatto che sia un’abitudine condivisa non la rende meno pericola. Ricerche come quelle di Paula Otero, raccolte nell’articolo “Sharenting… should children’s lives be disclosed on social media?“, indicano che il 92% dei bambini sotto i due anni è già in qualche modo presente sui social network e che un terzo di essi debutta online già prima dei 12 mesi d’età.

Uno studio esaustivo pubblicato di recente (2019) è quello di Gaëlle Ouvrein, dal titolo “Sharenting: Parental adoration or public humiliation? A focus group study on adolescents’ experiences with sharenting against the background of their own impression management”.

Questo studio ci mostra un dato di fatto: i genitori condizionano l’identità o il concetto di sé dei figli attraverso la pubblicazioni dei contenuti. La condivisione delle informazioni può infatti generare frustrazione negli adolescenti. I genitori dovrebbero sempre consultare i propri figli prima di pubblicare qualsiasi contenuto che li riguardi.

Conclusioni

Non intendiamo di certo condannare in toto la pubblicazione di contenuti online. La condivisione delle informazioni può contribuire a farci sentire più vicini ai nostri cari. L’importante è adottare il buon senso. E utilizzare tale criterio nel porsi le seguenti domande: dove stiamo pubblicando? Quali sono le politiche sulla privacy? Chi può vedere il contenuto? Stiamo salvaguardando i diritti dei nostri figli?

Se prenderemo le giuste precauzioni, riusciremo a trovare un equilibrio evitando di cadere nel pericoloso fenomeno della sovraesposizione dei bambini sui social network. È tutto nelle nostre mani.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Otero, P. (2017). Sharenting…¿la vida de los niños debe ser compartida en las redes coaiales? Archivos generales de pediatría, 115(5), 412-413. doi:http://dx.doi.org/10.5546/aap.2017.412
  • Ouvrein, O., & Karen, V. (2019). Sharenting: Parental adoration or public humilliation? A focus group study on adolescents’ experiences with sjarenting against the background of their own impression management. Children and Youth Servicces Review, 99, 319-327. doi:https://doi.org/10.1016/j.childyouth.2019.02.011

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.