Sindrome del caregiver: aiutare e i danni collaterali

Sindrome del caregiver: aiutare e i danni collaterali
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Come sarebbe avere un lavoro che ci tiene occupati 24 ore al giorno? Non è finzione, è il caso di molti adulti costretti a svolgere il ruolo di badanti di un’altra persona che si trova in una situazione di dipendenza. Ma attenzione, perché questo nuovo ruolo, in determinate circostanze, può dare origine alla cosidetta sindrome del caregiver.

L’attenzione costante che la persona sana deve dare alla persona dipendente può generare episodi di stress di diversa intensità. Questo è uno dei principali fattori scatenanti di questa sindrome, un danno collaterale del fornire aiuto in modo continuativo.

Sebbene sia ancora poco conosciuta, questa condizione presenta molteplici sintomi e conseguenze fisiche e psicologiche molto gravi. Il quadro clinico è simile a quello della sindrome del burnout o dello stress da lavoro. La sindrome analoga nei lavoratori del settore sanitario viene chiamata fatica da empatia.

Caregiver – dipendente

Con il termine caregiver ci si riferisce a quelle persone che si fanno carico di un familiare bisognoso di aiuto costante. Tale situazione si verifica soprattutto in caso di disturbo neurologico o psichiatrico. I pazienti con Alzheimer avanzato, ad esempio, richiedono questa dedizione e supervisione continua.

Una delle principali caratteristiche della sindrome del caregiver, dunque, è l’esaurimento sui due piani: mentale e fisico. La stanchezza provata dall’individuo è tale che le sue capacità psicologiche e sociali risultano alterate. Se, inoltre, il caregiver e l’assistito vivono sotto lo stesso tetto, l’esaurimento è più veloce e intenso, poiché diventa molto più complicato non trasformare l’attività di accudimento nel centro della propria vita.

Mani di un anziano

Ruolo imposto

In termini generali una persona non diventa un caregiver volontariamente. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo ruolo viene imposto o designato dalle diverse circostanze di ogni persona o famiglia. Di conseguenza, questi adulti si ritrovano con un lavoro extra che improvviso e del tutto inaspettato.

Alcune persone sono preparate ad affrontare la  nuova situazione e assumono questo nuovo ruolo in modo più naturale. Altre non dispongono di altrettante risorse e si vedono sommerse, fin dall’inizio, da una sfida che considerano impossibile da affrontare, sentendosi sopraffatti. Vedono il loro nuovo ruolo come una difficoltà insopportabile e gravosa, come una croce potenzialmente estenuante. In entrambi i casi, la persona da accudire diventa il centro della loro nuova vita e occupa la maggior parte del loro tempo e delle loro energie.

Nessuno è preparato fisicamente o psicologicamente per vivere 24 ore al giorno con una persona che sta sempre peggio.

Come si crea la situazione

Accudire qualcuno senza riposare, o senza riposare a sufficienza, conduce a un processo di logoramento, ancora più complicato se comporta l’abbandono di sé stessi. Il caregiver è costretto a generare una nuova routine in cui la priorità diventa la persona di cui si deve prendere cura. A poco a poco smette di avere tempo per sé, mette da parte la sua indipendenza e si abbandona.

Tempo libero

Nel tempo libero, rinuncia gradualmente ai suoi hobby. Riduce il tempo dedicato alle attività di svago e a preservare i rapporti con i familiari. Inoltre perde i contatti con gli amici, arrivando in alcuni casi a isolarsi completamente dal mondo esterno.

Ragazza giovane che accudisce una donna anziana

Famiglia

In seguito all’ingresso di un nuovo membro nel nucleo familiare, sorgono spesso nuovi conflitti. L’irascibilità sembra essere generalizzata a tutti gli abitanti della casa e le discussioni aumentano. C’è anche una nuova distribuzione dei compiti che di solito non soddisfa tutti allo stesso modo.

Impiego lavorativo

Per quanto riguarda il lavoro, potrebbe esserci un aumento in termini di assenteismo, abbandono di incarichi o addirittura della posizione. La situazione economica, quindi, può peggiorare. Questo aumenta esponenzialmente il livello di sovraccarico fisico e mentale, già accumulato di per sé dalla nuova situazione del caregiver.

Ma lungi dal diminuire, quella pressione e quella lotta continue aumentano giorno dopo giorno. Con il passare del tempo, dunque, è più difficile per il caregiver affrontare quel ruolo inizialmente acquisito con freschezza, speranza ed entusiasmo. Iniziano la fatica cronica, l’insonnia e  gli sbalzi di umore. Ciò dà origine a sentimenti profondi di costante tristezza, ansia e preoccupazione.

In generale questi cambiamenti sono vari e possono influenzare a breve, a medio e a lungo termine.

Se la situazione si protrae… Compare la sindrome del caregiver

Quando la persona è immersa in una routine logorante, cominciano a sorgere stress, angoscia, stanchezza e spossatezza. E questo diventa il terreno fertile affinché si presenti la sindrome del caregiver. Aumentano irritabilità e impazienza, al contempo fanno la loro comparsa demotivazione, travolgimento, irascibilità e persino violenza.

Di conseguenza una serie di atteggiamenti e sentimenti negativi rivolti alla persona dipendente. Il caregiver può sentire un rifiuto nei suoi confronti, il che rende essenziale essere consapevole di doversi proteggere. È evidente, dunque, quanto è importante prevenire l’insorgere della sindrome del caregiver. Non solo perché influisce negativamente su chi accudisce, ma anche perché può diminuire la qualità della vita della persona dipendente. Bisogna intervenire sul duplice effetto di tale patologia grazie all’aiuto di un professionista e alla ricerca di supporto nelle attività di accudimento.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.