Sindrome di Raperonzolo: sintomi e trattamento

Sapevate che mangiare i capelli può causare la formazione di masse che possono raggiungere i 3 chili di peso? Può capitare alle persone affette dalla sindrome di Raperonzolo. Continuate a leggere per saperne di più su questo raro disturbo.
Sindrome di Raperonzolo: sintomi e trattamento

Ultimo aggiornamento: 05 settembre, 2020

La sindrome di Raperonzolo è una malattia molto rara che si manifesta con la presenza di una massa di capelli nello stomaco o nell’intestino a causa dell’ingestione volontaria e compulsiva degli stessi (tricofagia).

Questo disturbo è associato alla tricotillomania e causa gravi disturbi gastrointestinali. In questo articolo descriviamo la tricotillomania e la tricofagia, i sintomi di questi disturbi e gli interventi più efficaci.

La sindrome di Raperonzolo è un disturbo che colpisce soprattutto le giovani donne; le cause non sono del tutto chiare, ma si pensa sia associata a bassa autostima, ansia e depressione, oltre alla già citata tricotillomania e altri disturbi mentali.

Sintomi della sindrome di Raperonzolo

Un tricobezoario è una massa che si forma nello stomaco o nell’intestino in seguito all’ingestione di capelli. La tricofagia, tuttavia, non sempre causa tale massa.

Il tempo che intercorre tra il momento in cui la persona inizia a ingerire i capelli e il momento in cui iniziano a manifestarsi i sintomi è variabile. Alcuni sintomi che possono indicare la presenza di una massa di capelli nello stomaco:

  • Dimagrimento.
  • Sintomi di occlusione intestinale.
  • Nausea, vomito, sensazione di sazietà.
  • Diarrea.
  • Alitosi.
  • Anemia da carenza di ferro.
  • Sangue nelle feci.
  • Alopecia associata a tricotillomania.

La diagnosi è difficile, poiché i pazienti spesso negano di mangiare i capelli. La presenza di uno di questi sintomi può essere un indicatore di tricofagia.

L’alopecia può indicare che la persona soffre di un disturbo che la spinge a strapparsi i capelli, appunto la tricotillomania, a cui segue talvolta l’ingestione. Questi indizi potrebbero guidare la diagnosi.

La diagnosi definitiva può essere ottenuta mediante l’analisi delle feci, un’ecografia, una risonanza magnetica o una gastroscopia. Quest’ultima è la tecnica migliore per confermare la presenza di tricobezoario.

La tricotillomania e suoi sintomi

La tricotillomania spinge a strapparsi i capelli e i peli in modo compulsivo. La persona si accanisce soprattutto su cuoio capelluto, sopracciglia e ciglia. La dinamica può prevedere diversi rituali, come la scelta del capello/pelo, manipolazione e ingestione.

Strappare i capelli dona sollievo a queste persone quando provano sensazioni strane e spiacevoli. In genere non è doloroso, ma può causare la caduta dei capelli, spesso molto evidente.

Questo disturbo colpisce più spesso le donne e può manifestarsi a qualsiasi età. La sua associazione con la tricofagia è molto più frequente nelle donne. È un disturbo cronico e intermittente, che può migliorare con il trattamento adeguato.

Trattamento della sindrome di Raperonzolo

Il primo passo potrebbe consistere nell’applicare un trattamento per la tricotillomania: limitando l’impulso di strapparsi i capelli, se ne ridurrà anche l’ingestione.

Il trattamento più indicato per la tricotillomania è la terapia di inversione di abitudine, di Azrin e Nunn. I principi su cui si fonda sono:

  • Consapevolezza. Si tratta di descrivere il comportamento negativo (tirarsi i capelli), gli antecedenti e le conseguenze per promuovere la consapevolezza del soggetto.
  • Risposta competitiva. Si tratta di allenare ed eseguire un comportamento incompatibile con l’atteggiamento problematico.
  • Motivazione. Motivare il paziente a fare tutto ciò che ha imparato, esaminando gli inconvenienti dell’abitudine problematica, cercando sostegno sociale e tenendo delle presentazioni pubbliche sui risultati raggiunti.
  • Generalizzazione. Applicare l’intero iter in diversi ambiti della vita del paziente.

Si può ricorrere anche all’esposizione con prevenzione della risposta. Consiste nell’esporre il paziente alle sensazioni spiacevoli che precedono il gesto di strapparsi i capelli e che bloccano l’esecuzione della risposta (strapparsi i capelli). Lo scopo è indurre la persona ad abituarsi alla sensazione sgradita senza dover emettere una risposta compulsiva.

Il trattamento della sindrome di Raperonzolo include anche la dissoluzione della massa di capelli, chimicamente o enzimaticamente, oppure nell’estrazione dei tricoobozoari mediante endoscopia o chirurgia. A ciò seguiranno le cure mediche delle possibili e gravi complicazioni derivate.

Principessa Raperonzolo di spalle.


Curiosità sulla sindrome di Raperonzolo

È stata descritta per la prima volta dal chirurgo Vaughan ED e dai suoi collaboratori nel 1968. Pensate, però, che nel XII secolo a.C. era abitudine diffusa ingerire i trichobezoari degli animali perché si pensava che avessero proprietà medicinali.

La sindrome di Raperonzolo è una malattia molto rara e attualmente sono stati descritti poco più di 100 casi nel mondo. Il nome di questo disturbo deriva dalla fiaba dei fratelli Grimm, in cui la principessa Raperonzolo, intrappolata in una torre, gettò i suoi lunghi capelli giù dalla finestra per consentire al principe di arrampicarsi e salvarla.

L’aspetto di un tricobezoario ricorda la chioma della principessa Raperonzolo e può avere la forma di una treccia o di una coda di cavallo. Indipendentemente dal colore dei capelli ingeriti, il colore del tricobezoario è sempre nero e può contenere anche tracce di cibo non digerito. Le masse di capelli possono avere diverse dimensioni, forme e pesi, e raggiungere i 3 kg.


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