Storia di empatia: lettera a un sicario

Guardami dritto negli occhi e dimmi che devo morire davvero. Cosa provi sapendo che mi stai per uccidere? So che non vuoi farlo. Falla diventare una storia di empatia. Con la tua mano puoi riscrivere il finale.
Storia di empatia: lettera a un sicario
Francisco Javier Molas López

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Javier Molas López.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

Guardami negli occhi e dimmi che davvero devo morire. Tu lo sai che non vuoi uccidermi. Il tuo lavoro di sicario può diventare l’occasione per scrivere una storia di empatia sui sentimenti che provi in questi momenti. Quando fra qualche anno la leggerai, non ti sorprenderà. Sicuramente sai già cos’è l’empatia, sì, sicuramente lo sai. Prova a metterti nei miei panni e a immaginare cosa può provare una persona che sta per morire.

Forza, fruga dentro di te, pensa che potrei essere tuo fratello, che tu potresti essere me. Rispondi, cosa giustifica la mia morte? Mi stai puntando contro la canna di una pistola che non è nemmeno tua. Ti hanno ordinato di uccidermi e non hai esitato un attimo. O così sembra. Ma io lo so che i dubbi li hai. Non vuoi uccidermi, non vuoi porre fine alla mia vita.

Forse siamo diversi, io e te, ma questo non è un buon motivo per uccidermi e lo sai bene. Il mio corpo finirà a terra, tra rigoli di sangue, e tu rientrerai a casa dalla tua famiglia. Saprai di aver ucciso un uomo innocente, ma riuscirai lo stesso a guardarli negli occhi. Ma io so che dentro starai soffrendo.

Nella tua storia di empatia potrai parlare di Robert Vischer, sai chi è? Un filosofo tedesco del XIX secolo che per primo ha presentato il concetto di empatia. La parola tedesca che usò significava letteralmente “sentirsi dentro a”. Interessante, vero?

Non ho scelta

Io non ho scelta, ma tu sì. Puoi lasciarmi andare e nessuno lo saprà. Scapperò lontano con la mia famiglia, oltre ogni frontiera. Dimmi, cosa ottieni dalla mia morte? Cosa ottieni sparandomi in testa? Niente, non otterrai niente. Forse pensi che questo farà di te un buon soldato, ma a morire dentro sai che sarai tu.

Voglio pensare che se ti chiedessero di lanciarti tra le fiamme non obbediresti all’ordine. Voglio immaginare che esista un criterio dietro a ogni tua scelta. Che c’è una possibilità, anche se remota, che tu segua la stessa ragione nei miei confronti, oggi.

Ombra di uomo che cammina in un vicolo buio.

Chi è il tuo superiore? Cosa ti ha detto di me? Cosa sai della mia vita? Ti farò un racconto dettagliato per permetterti di scrivere la tua storia di empatia. Sai che ho una figlia di cinque anni e un bambino di tre? Sono bellissimi. Mia figlia, Luisa, sale sul mio letto tutte le mattine e mi sveglia spettinandomi; mi dice che dormo troppo. Suo fratello, Marco, ride tantissimo insieme a lei. Pensa, li stai per lasciare senza padre. Non li vedrò mai più.

Dimmi, per favore, credi davvero che se lo meritino? Un padre che tu non conosci. Un padre che ti hanno detto di far fuori perché ha degli ideali diversi, un’ideologia politica propria. Tu sei come me, forse non dal punto di vista politico, ma da quello umano.

Lo vedo nei tuoi occhi. Ti hanno detto di non parlarmi per non affezionarti, ma i tuoi occhi non possono evitare di comunicare: non sei cieco davanti a me. Lo dice il tuo volto: obbedisci soltanto per sopravvivere.

” O piccola anima, errabonda, giocosa, ospite e compagna del corpo, dove andrai ora? Pallidetta, fredda, nuda, non potrai più scherzare, come suoli.”

-Imperatore Adriano-

Storia di empatia: dietro l’albero…

Perché ci nascondiamo? Perché mi hai fatto venire dietro un albero? Ti vergogni forse di ciò che stai per fare? Non nascondere la mia morte. Non nascondere il tuo omicidio. Ti hanno detto di uccidermi, così funziona il paese adesso. Fallo dove possano vederci, voglio che sappiano come è finita la mia vita.

Lascia che guardino il tuo volto mentre premi il grilletto, lascia che vedano il mio cuore smettere di battere. Non nasconderti, non farlo. Fai sapere a tutti gli ordini che esegui.

So che mi stai ascoltando, ne sono sicuro. Nella tua futura storia di empatia so che scriverai che ci ascoltavi tutti. È inevitabile. Fai il coraggioso davanti ai tuoi capi, ma sei morto di paura. L’unica cosa che ti consola è sapere che non hai preso tu l’iniziativa.

Pensi che stai soltanto ubbidendo a un ordine, che la tua responsabilità nell’azione è minima. Vorrei che mi rispondessi e mi dicessi se davvero ti senti estraneo, se credi che non essendo una tua idea la tua responsabilità sparisca. Se ti ordinassero di uccidere tuo figlio, lo faresti? Lo uccideresti tu, non quelli che ti hanno ordinato di farlo.

Quando scriverai la tua storia di empatia, lascia ben chiaro che a schiacciare il grilletto eri tu. E che potresti non averlo fatto, perché qui ci sono soltanto due testimoni: tu e io. Puoi scegliere. Fai parte di un sistema che ti ha fatto credere che la gente come me debba morire.

Ma tu non ci credi, vero? So che è così. Sicuramente sei un buon padre di famiglia. Questa notte bacia i tuoi figli quando arrivi a casa. Fai quello che io non potrò più fare.

Uomo di spalle si incammina verso la luce.

Senza rancore

Sta per scendere la notte e mi hai messo di spalle contro un albero. Il sole, sempre più basso, sta cercando l’orizzonte. Potrei provare a scappare, ma so che non avrei scampo. In fondo, finiamo sempre per accettare il nostro destino. Il punto è se questo è davvero il mio destino. Quanti ne hai uccisi prima di me? Erano tutti poeti?

Vuoi sapere una cosa? Non ti do la colpa, non ti porto rancore. Forse al posto tuo farei lo stesso, forse no. Non credere che sia furioso con te. Adesso non sono furioso con nessuno. Desidero solo la pace. I miei figli, mia moglie, i miei genitori… auguro loro ogni bene. Mi mancheranno.

Almeno potresti dire loro che li ho pensati prima di andarmene. Spero che quando scriverai la tua storia di empatia riuscirai a descrivere ciò che stai provando, pur senza essere autorizzato a mostrarlo.

Credo che sia giunto il momento. Stai caricando la pistola e la stai puntando contro di me. Sei ancora in tempo. Sono ancora vivo. Non vuoi uccidermi, lo sai. Davvero potrai dormire questa notte sapendo che hai ucciso un uomo innocente? Potrai guardare negli occhi i tuoi figli sentendoti orgoglioso di ciò che hai fatto? So che non vuoi uccidermi. Potresti già averlo fatto…

“Quando le forme pure affondarono sotto il cri cri delle margherite, compresi che mi avevano assassinato.”

-Federico García Lorca-


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.