Teoria dell'attribuzione causale: origine e sviluppo

Teoria dell'attribuzione causale: origine e sviluppo
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Interpretiamo tutti il comportamento, nostro e altrui. Una teoria psicologica che spiega questa interpretazione è la teoria dell’attribuzione causale. Rientra nell’ambito della psicologia sociale ed è stata sviluppata sostanzialmente da Heider che l’ha definita come un metodo per valutare come le persone percepiscono il proprio comportamento e quello altrui.

La teoria dell’attribuzione causale di Heider giustifica il nostro modo di spiegare il modo in cui si comportano le persone e gli eventi della vita. Secondo l’esperto, tendiamo ad attribuire il comportamento degli altri a due possibili cause: una interna (tratti di personalità, intelligenza, motivazione, ecc.) o una esterna (fortuna, circostanza, azioni di terze persone, ecc.).

Teoria dell’attribuzione causale

Cause delle attribuzioni causali

Come avete letto, la teoria dell’attribuzione causale di Heider distingue solo tra attribuzioni interne ed esterne. In un secondo momento, Bertrand Weiner ha aggiunto altri due fattori a questa teoria. Otre alle attribuzioni di Heider, che ha chiamato locus of control, ha previsto anche la stabilità e la controllabilità:

  • Locus: il locus può essere interno o esterno, a seconda della persona o del contesto. È legato all’autostima. Un individuo che attribuisce i suoi fallimenti a fattori personali andrà incontro a un notevole calo dell’autostima: sta usando un locus interno.
  • Stabilità: si tratta di valutare quanto un comportamento è stabile nel tempo. In altre parole, fa riferimento alla durata della causa. Se una persona attribuisce il suo fallimento a fattori che giudica stabili nel tempo (ad esempio, la difficoltà di fare carriera), la sua motivazione diminuirà. Al contrario, se lo attribuisce a fattori instabili, la motivazione non si ridurrà.
  • Controllabilità: questo termine si riferisce ad attribuzioni legate a fattori esterni (che non dipendono dalla persona) o interni (che dipendono dalla persona). Una fattore esterno è la sfortuna, mentre uno interno potrebbe essere la mancanza di capacità e abilità. Quando si stima che la causa di un insuccesso sia legata a fattori interni, la motivazione diminuisce.
Ragazza mangia un gelato

Attribuzioni dei comportamenti

Le attribuzioni causali, come avete potuto vedere, riguardano il proprio comportamento o quello delle altre persone. Possono avere un locus interno oppure esterno, possono essere stabili o instabili e la controllabilità può essere esterna o interna. Le diverse combinazioni che ne derivano definiscono la motivazione e l’autostima.

Ad esempio, se un giovane vince una competizione sportiva, potremmo dire che è perché si è allenato duramente e con costanza. È un’attribuzione interna e fa riferimento a un’altra persona. Tuttavia, se interpretiamo la sua vittoria in virtù di una mancata competizione dovuta al fatto che gli altri partecipanti non erano preparati, allora si tratta di un’attribuzione esterna.

Le attribuzioni interne dei successi a cui si attribuiscono stabilità e controllabilità sono le più positive. Questo genere di attribuzioni aumentano l’autostima e, di conseguenza, la motivazione. Al contrario, se fanno riferimento ai fallimenti, l’autostima si riduce, così come la motivazione.

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Bambino seduto su una panchina

Differenze tra le attribuzioni causali

La stessa persona può elaborare diverse attribuzioni causali per eventi simili. Allo stesso modo, diverse persone possono dare interpretazioni diverse di uno stesso evento. Ad esempio, se per qualcuno essere bocciati a un esame dipende dalla mancanza di capacità (causa interna e stabile), per altri potrebbe essere una conseguenza della difficoltà dell’esame (causa esterna e instabile). Queste variazioni, oltre a influenzare l’autostima e la motivazione, hanno anche un notevole peso sulle aspettative.

A seconda di come interpretiamo i comportamenti degli altri, avremo un determinato pensiero su di loro. Queste attribuzioni, però, non sono né perfette né obiettive. Spesso, infatti, commettiamo errori di interpretazione ed è per questo che la teoria dell’attribuzione causale ha fatto spazio a nuovi campi di ricerca a essa relazionati. Alcuni sono la teoria dell’errore fondamentale di attribuzione, la dissonanza cognitiva e l’obbedienza.

Nell’interpretare il comportamento altrui ricorriamo a modelli euristici che ci portano a sbagliare. Molto spesso, queste attribuzioni sono motivate dai nostri pregiudizi o pensieri. Se le interpretazioni che facciamo fossero diverse, si genererebbe dissonanza cognitiva, che tendiamo ad evitare. Le attribuzioni causali, inoltre, influiscono sul nostro rapporto con le persone di cui interpretiamo il comportamento. Tendiamo a prestare maggiore attenzione alle persone con migliori attribuzioni, a mostrarci più obbedienti con loro e a tenere più in considerazione la loro opinione.


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