Terapia breve strategica per gli attacchi di panico
La terapia breve strategica per gli attacchi di panico è altamente efficace. Questo intervento psicologico ci aiuta ad attuare soluzioni concrete e innovatrici per rompere il circolo della paura, razionalizzando le nostre angosce e infine assumendo il controllo sulla nostra vita. La durata della terapia è, come indica il nome, breve.
Secondo Montaigne, poche cose al mondo fanno più paura della paura stessa. Lo sa bene chi soffre di fobie, di attacchi di panico e di quel timore irrazionale capace di bloccare e di togliere senso alla realtà. Possono scaturire due situazioni: da una parte, si può essere portati ad affrontare gli stimoli in maniera irrazionale e poco mirata.
L’altro caso, forse il più problematico, è quello di essere assaliti dalla paura di perdere il controllo. È l’ansia di rivivere la reazione psicofisiologica estrema che fa pensare alla persona di avere un attacco cardiaco e che potrebbe persino morire. Queste dinamiche, come è evidente, rinchiudono il soggetto in una prigione psicologica.
“Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.”
-Arthur C. Clark-
Di fronte a questo stato è importante un intervento concreto, efficace e che possa migliorare la vita del paziente nel più breve tempo possibile. Servono soluzioni utili e possibilmente anche rapide, ed è qui che entra in gioco la terapia breve strategica per gli attacchi di panico.
Lo scopo della terapia breve strategica per gli attacchi di panico
La terapia breve strategica è un modello terapeutico, utile e originale, centrato sulle soluzioni. È stato sviluppato da Giorgio Nardone e racchiude le basi teoriche di Paul Watzlawick. Ecco i pilastri su cui si basa:
- Lo scopo è aiutare la persona a risolvere problemi, in apparenza molto complicati, in maniera semplice.
- Si analizzano le soluzioni che il paziente è solito usare per affrontare la situazione, individuando le dinamiche sbagliate. Lo si aiuta ad adottare nuove strategie innovative.
- Il paziente deve pian piano scoprire le abilità e le risorse che fino ad allora aveva ignorato o dimenticato. Non è dunque lo specialista a dover offrire delle “soluzioni proprie”. Si instaura un’alleanza tra esperto e paziente affinché quest’ultimo scopra le sue potenzialità.
- L’intervento terapeutico dura 20 sessioni.
- Da una parte, è volto a eliminare i comportamenti disfunzionali. Dall’altra, serve a indurre il cambiamento nel paziente, portandolo a costruire una nuova realtà personale e interpersonale.
Lo studio condotto presso l’Università del Michigan avvalla l’efficacia di questa terapia sostenendo sia utile non soltanto per gli attacchi di panico, ma anche in casi di fobia sociale, ossessioni, disturbi psicosomatici, depressione, disturbi dell’alimentazione, etc.
Terapia breve strategica per gli attacchi di panico
La terapia breve strategica per gli attacchi di panico consiste nel passaggio da un’omeostasi disfunzionale a una salutare. Si basa sullo scambio comunicativo volto a far scoprire al paziente nuovi percorsi su cui lavorare, allontanandosi dall’approccio mentale fuorviante adoperato fino a quel momento. A tale scopo, si ricorre alle seguenti strategie:
- Porre al paziente domande per definire la realtà del suo problema.
- Fare uso di parafrasi ristrutturanti. Questa tecnica, eredità di Paul Watzlawick, consiste nell’uso di metafore, aforismi e altre strategie comunicative che aiutano il paziente a prendere consapevolezza degli eventi problematici.
- La terapia breve strategia è mirata anche a evocare sensazioni nel paziente. Esperienze che innestano in lui maggiore sicurezza e stimolano un cambiamento.
- Lo scopo è creare un’alleanza tra esperto e paziente in cui quest’ultimo scopra le strategie errate che ha adoperato fino a quel momento, così da poter iniziare ad attuare delle risposte più mirate.
Esempio di intervento
Ecco un esempio dettagliato di un intervento sulla linea della terapia breve strategica per gli attacchi di panico:
- Fase di descrizione del problema. Il terapista domanda al paziente come reagisce ogni volta che ha un attacco di panico. Attraverso una serie di domande, la persona definisce come agisce, cosa pensa e se e quali strategie ha usato per affrontare la situazione.
- Con le prime sessioni la persona deve captare il bisogno di avviare un cambiamento. Come diceva Einstein: “La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi“.
- Fase prescrittiva. Il terapeuta genera una provocazione paradossale affinché il paziente si senta responsabile di se stesso e avvii comportamenti nuovi. Si raccomanda l’uso del “diario di bordo” per scrivere la giornata quotidiana, descrivere l’arrivo di un attacco di panico, la causa scatenante, cosa si pensa nel frattempo e come si reagisce.
- Nella seguente fase, il professionista e il paziente lavorano sull’esperienza emozionale correttiva. Scoprendo le responsabilità nei propri confronti, il paziente dovrà iniziare a controllare (e correggere) volontariamente la paura. Capisce finalmente che per spegnere il fuoco non bisogna alimentarlo, bensì eliminare poco per volta tutto quello che genera la combustione. Inizieranno pian piano a prodursi i cambiamenti.
Per concludere, la terapia breve strategica è a oggi una delle strategie più usate per gli attacchi di panico. È bene sapere che il suo scopo non è capire perché esiste il problema, bensì come funziona. Su questa base, si potranno trovare soluzioni concrete ed efficaci per ciascun paziente.
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- Nardone, G. Watzlawick, P (2014) Terapia Breve Estratégica. Paidós