Test del bosco: prova di psicoanalisi relazionale
Blocchi che impediscono la nostra felicità, paure irrisolte, valori che reggono le nostre scelte e i nostri comportamenti… Il test del bosco cerca di fare luce su molte di queste questioni tramite la psicoanalisi relazionale. Secondo questo approccio, la nostra sofferenza psicologica è radicata in un’architettura nascosta che dobbiamo portare a galla per guarire e avanzare.
Per chi non ha mai sentito parlare di questo test proiettivo e relazionale, la prima cosa da sapere è che non si tratta esattamente di uno strumento convenzionale. Il test del bosco non possiede la sufficiente affidabilità e validità per entrare a far parte della pratica clinica ordinaria. Tuttavia, non possiamo negare la sua rilevanza all’interno del contesto e dell’approccio teorico in cui è stato creato e che, senza dubbio, vale la pena di conoscere.
Il test del bosco è una prova proiettiva con cui conoscere le paure, i blocchi e gli interessi più profondi di ogni paziente.
La psicoanalisi relazionale è un approccio relativamente recente che ha rappresentato un passo in avanti all’interno della psicoanalisi così come la conosciamo. Il suo principale obbiettivo è promuovere lo sviluppo emotivo del soggetto e, per farlo, deve trattare quei nodi e blocchi che limitano e arrecano dolore. Abbandona i classici concetti di Es, Io e Super-io.
Lo psicoterapeuta relazionale desidera ricostruire il paziente. A tale scopo, lo guiderà affinché possa interagire (relazionarsi) con il suo ambiente circostante in maniera più salutare. Lo allenerà per renderlo capace di vedere il mondo da un’altra prospettiva e senza paura, aiutandolo a transitare attraverso quelle aree più buie dove prima non osava entrare. Ecco perché il test del bosco è una buona prova da cui partire per conoscere meglio l’architettura alla base di una persona.
Come può aiutarci il test del bosco?
Il test del bosco, più che misurare una dimensione, competenza o abilità, agisce come proiezione del mondo emotivo della persona. Abbiamo già parlato in più di un’occasione delle cosiddette prove proiettive, come, per esempio, il test dell’albero o il test della famiglia. Si tratta, in sostanza, di strumenti psicologici che servono per completare una valutazione.
Da soli e applicati in modo esclusivo, non potranno mai essere validi. Devono essere accompagnate da altre strategie come il colloquio, l’osservazione e altri test psicologici dotati di un’attendibilità e una validità dimostrata per giungere a una diagnosi adeguata o a un punto di partenza da cui intervenire. Nell’ambito della psicoanalisi relazionale, questo test è uno dei più usati per le seguenti ragioni:
- Rivela lo stato emotivo del paziente.
- Lascia intravedere possibili conflitti irrisolti dell’infanzia e il peso del passato nel presente della persona.
- Fa emergere le strategie di superamento di cui si dispone o di cui si è carenti.
- Rivela i propri valori.
- Fa capire quali sono le persone di riferimento del paziente.
- Fa emergere paure, desideri personali, aspettative.
Il bosco per la psicoanalisi
Il bosco è uno scenario con una componente mistico-emotiva molto chiara in ogni cultura. Lo stesso Carl Jung nel suo libro Gli archetipi dell’inconscio collettivo spiegava che in questi scenari sono contenuti fin dall’antichità i nostri maggiori pericoli e le paure più ataviche. In qualche modo, transitare attraverso essi, talvolta simboleggia un ritorno a quel passato ancestrale in cui ritroviamo la parte più profonda del nostro essere.
La psicoanalisi considera il bosco come il riflesso dell’inconscio. È quella relazione simbolica che, a volte, si manifesta nei nostri sogni, e dove sorgono molte delle nostre fobie: la paura del buio, di sprofondare o cadere nel vuoto, il timore degli insetti o degli animali selvaggi…
Come si esegue il test del bosco?
Il test del bosco si realizza a partire da una visualizzazione. Il terapeuta, munito di matita e foglio di carta, guiderà il paziente a ogni domanda e annoterà poi ogni risposta che egli darà. La prova è semplice, richiede solo di creare un ambiente comodo e sicuro affinché la persona possa compiere naturalmente il viaggio interiore.
Il primo passo è invitare il paziente a visualizzare un bosco. Uno scenario tranquillo e circondato da alberi attraverso cui egli avanza in solitudine. Dopodiché, gli verranno poste le seguenti domande:
- Gli alberi sono molto dispersi? È un bosco denso, labirintico o c’è un certo ordine?
- Puoi avanzare facilmente o devi superare molti ostacoli?
- È giorno o notte?
- Il bosco è integro o è bruciato o distrutto?
- Mentre cammini, trovi una chiave. Che cosa ne fai?
- Continua a camminare. All’improvviso incontri un animale. Che animale è? Ti minaccia, hai paura o ti avvicini a lui per accarezzarlo?
- Passeggiando nel bosco arrivi a una capanna. Bussi alla porta e ti apre qualcuno. Chi è questa persona?
- Visualizza te stesso mentre entri nella capanna. Sei dentro e all’improvviso ogni cosa è scomparsa, tutto è bianco per alcuni secondi perché stai raggiungendo un altro posto. Dimmi dove ti trovi dopo questo passo. Dimmi quello che vedi e come ti senti.
Le domande che compongono il test del bosco delineano un viaggio interiore profondamente rivelatore. Se il paziente collabora e realizza l’esercizio efficacemente sentendosi partecipe, otterremo utili informazioni. Potremo intuire il suo stato d’animo grazie la forma e lo stato del bosco (se è bruciato, se è di notte…). Scopriremo anche le sue paure, la sua persona di riferimento principale e lo scenario più importante o decisivo per lui.
Quest’informazione, contestualizzata con colloqui e altre prove, può essere utile per i terapeuti della psicoanalisi relazionale.