Test di Szondi per svelare l'inconscio
Uno dei test proiettivi più interessanti della storia della psicologia è, senza alcun dubbio, il test di Szondi. Noto anche con il nome di “analisi del destino umano”, venne ideato nel 1935 allo scopo di ottenere informazioni sulla personalità e sugli istinti più profondi dell’essere umano. La tecnica di base non poteva essere più semplice: il paziente doveva scegliere un volto in base a delle domande chi gli venivano poste.
Innanzitutto, dobbiamo dire che questo test oggi non gode di alcuna validità scientifica. Si basava sul determinismo biologico poco obiettivo, tuttavia, in determinati contesti viene ancora somministrato. Alcuni specialisti dei centri penitenziari o psichiatrici lo considerano utile se accompagnato da esami diagnostici più solidi.
Alla base di questo strumento c’è l’idea che molte delle scelte che compiamo sono associate a determinati meccanismi repressi, con dimensioni che scegliamo di nascondere nella nostra infanzia. Detto questo, è facile dedurre che il test si basa sulla teoria dell’inconscio di Sigmund Freud.
Leopold Szondi, il suo ideatore, era uno psicanalista ungherese di grande fama, oltre che uno psicopatologo e un professore di psicologia. Per quasi dieci anni la sua fama equiparò quella di Freud e di Carl Jung, ma il suo intero lavoro venne interrotto in modo drammatico quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, ovvero quando lui e la sua famiglia furono deportati dai nazisti in un campo di concentramento.
Per fortuna, gli intellettuali statunitensi vennero a conoscenza della sua sorte e decisero di pagare i tedeschi per la sua liberazione. A seguito di quell’esperienza, Szondi non riuscì più ad affrontare il proprio lavoro come prima e divenne un altro grande rappresentante delle teorie psicodinamiche.
Tuttavia, in molti apprezzano il suo successo scientifico più noto: la teoria della psicologia del destino, così come il suo test. Ancora oggi esiste la Società Internazionale di Szondi, che ha l’obiettivo di diffondere le sue teorie e i suoi insegnamenti.
«Scoprire cosa ha in mente nel volto»
-William Shakespeare-
Il test di Szondi e la psicologia del destino
Il test di Szondi si serve della fotografia come strumento di diagnosi. Nel corso di questo test i pazienti devono scegliere un volto sulla base di una domanda. È bene, tuttavia, segnalare un aspetto importante: questo esame si serve di 48 figure organizzate in 6 serie da otto persone ciascuna. Inoltre, tutte le fotografie mostrate sono di persone affette da disturbi mentali.
Szondi partiva dall’idea che ogni paziente avrebbe scelto l’immagine la cui espressione o i cui tratti facciali facevano pensare a un disturbo o a un problema simile al proprio. Vale a dire, gli impulsi repressi sarebbero riaffiorati mediante una scelta determinata da ogni domanda posta dallo psicoterapeuta.
Sulla base di questo contesto teorico, si ipotizza che ogni paziente avrà una reazione dinnanzi a quelle caratteristiche fisiche (dunque genetiche) in comune con l’immagine. Questo fenomeno prende il nome di “genotropismo” e affonda le sue radici nelle ipotesi che lo stesso Szondi ci ha lasciato nella sua teoria della psicologia del destino umano.
Leopold Szondi e la teoria del destino umano
Leopold Szondi era alla ricerca, sin dagli esordi, di una terza via a metà tra l’approccio di Sigmund Freud e quello di Carl Jung. Così, mentre il primo si concentrava sull’inconscio individuale e Carl Jung su quello collettivo, Szondi offrì un’alternativa: l’inconscio familiare. La sua teoria si fondava sulle seguenti basi:
- I geni dei nostri avi sono ancora presenti nel nostro inconscio, determinato dalle nostre scelte.
- Quel legame ci porta spessa all’infelicità e persino a ereditare determinati disturbi, impulsi, pulsioni e istinti.
- Connettendoci al nostro “inconscio familiare”, potremo notare le zavorre che ci definiscono e, quindi, lavorare su di esse per rifiutarle e liberarci. Il test di Szondi è, secondo questo approccio, il primo passo per riuscirci.
Somministrazione del test di Szondi
Il test di Szondi può essere somministrato ai bambini a partire dai 5 anni e agli adulti individualmente o in gruppo. Il metodo è semplice: vengono poste al paziente domande come “Con quale di queste persone andresti in viaggio?”, “Con chi potresti stringere amicizia?” o “Quale di queste persone ti sembra più simpatica o antipatica?”.
In un secondo momento, viene presentata una foglio con otto fotografie. Il paziente deve dare una risposta veloce, non gli è concesso esitare troppo. In un primo momento, come dicevamo, tutte queste immagini rappresentavano persone con disturbi mentali. Dunque, le scelte avrebbero potuto dare qualche indizio sugli istinti più reconditi del paziente, quelli con cui si identificava inconsciamente. Al tempo stesso Szondi definì una serie di unità sulle quali misurare le scelte fatte dai pazienti:
- Sadica
- Catatonica
- Paranoica
- Isterica
- Maniaca
- Depressiva
- H-drive (per persone ermafrodite o omosessuali)
- E-drive o unità epilettica.
Conclusioni
Dobbiamo insistere ancora una volta su un aspetto evidente: il test di Szondi è stato ideato nel 1935, è privo di validità scientifica e la principale critica cui è sottoposto è il suo chiaro approccio genetista e determinista. Uno studio condotto dall’Università di Marsiglia ci mostra che sebbene venisse spesso somministrato nel campo della psichiatria, a partire dagli Anni ’80 è caduto in graduale disuso.
A questo punto, ci preme segnalare un altro dettaglio: oggi si applica un’alternativa molto più pratica del test di Szondi. Le agenzie di marketing e pubblicità sostituiscono le immagini di persone con disturbi mentali con altre dimensioni attraverso le quali valutare i gusti, le preferenze o i comportamenti di acquisto dei consumatori.
I volti inquietanti degli inizi del XX secolo sono stati sostituti da persone che svolgono azioni, da colori, animali o prodotti alimentari. La teoria dell’inconscio familiare è stata abbandonata in favore di altre dinamiche più semplici, non patologiche e orientate al neuromarketing.
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- Dr. Enikő Gy. Kiss. “Fate-analysis – the life sketch of Lipót Szondi”. University of Pécs,Department of Personality, Developmental and Clinical Psychology.
- Melon, J., y Bourdouxhe, S. (1973). TEST DE SZONDI ET PSYCHOSOMATIQUE. FEUILL.PSYCHIATR.LIEGE, 6(1), 5–25. https://doi.org/10.1111/hir.12010