Umorismo: meccanismo di sopravvivenza nei momenti bui

Umorismo: meccanismo di sopravvivenza nei momenti bui
Alicia Garrido Martín

Scritto e verificato la psicologa Alicia Garrido Martín.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Anche se non sembra, l’umorismo rappresenta in molte occasioni un meccanismo di difesa in situazioni stressanti o difficili. Dà colore al buio, mette il sorriso alla difficoltà ed è contagioso. Sembra l’antidoto perfetto, vero?

I meccanismi di difesa sono strategie che impieghiamo per affrontare situazioni interne o esterne che si rivelano sgradevoli. In qualche modo è come se con la loro potenza potessero rimpicciolire quel mostro “malvagio” che si insinua dentro di noi, che si tratti di tristezza per la perdita di qualcuno, di rabbia per una recente rottura di coppia o della scoperta di una malattia…

Combattere lo stress cercando di renderlo più piccolo, più inoffensivo, meno veemente e strano. A volte questi meccanismi di difesa fanno ci permettono di dimenticare le nostre sofferenze o ne ridimensioniamo le cause. Lo spazio di aria pura che l’umorismo crea al nostro interno è così immenso da farci sembrare di stare bene, che nulla ci preoccupi.

L’umorismo ci aiuta a fuggire dalle realtà difficili

Avrete conosciuto di certo qualcuno che, quando racconta qualcosa di serio e importante, lo fa con il sorriso sulle labbra. Un sorriso che si tramuta in una risatina nervosa per poi diventare una risata a crepapelle. Ma qualcosa non torna… Mentre ascoltiamo quella persona; non possiamo fare a meno di pensare che qualcosa non quadra.

Come può raccontarci qualcosa che è evidentemente importante o serio per lui, ridendo? Se ci fermiamo un attimo a pensare, ci sono molte persone che, quando parlano di qualcosa che non è proprio divertente, lo fanno ridendo. Un ridere che non sembra autentico, è più un urlo dell’anima che non sa come esprimersi piuttosto che una risata genuina, una risata di quelle vere, che nascono dall’anima felice. È una risata che sembra un’interferenza.

Si percepisce una dissonanza tra quello che racconta e come lo racconta che ci fa effettivamente mettere in discussione la serietà della cosa. Ci sono persone che non si spingono oltre, e per lo più tengono in considerazione la risata. “Beh, se sta ridendo, è perché la questione non lo tocca troppo, starà bene”. Ma la verità è che c’è qualcosa che non torna; quando ciò che diciamo stride con come lo diciamo, c’è qualcosa che non va.

Il disagio vuol essere ascoltato e accettato, non negato

Ecco come agisce l’umorismo come meccanismo difensivo in una realtà scomoda da accettare. L’umorismo ci dà calore, e in molte occasioni è un balsamo che ci aiuta ad adattarci in molti contesti sociali. Il problema, come per tutto, arriva quando è il nostro unico modo di affrontare una situazione. “Difendendoci”, inasprendoci contro di essa. Senza prenderne coscienza o accettarla per quello che è.

Ci sono realtà che causano vere e proprie vertigini. Prenderne atto presuppone un cambiamento interno piuttosto profondo. Il modo di fuggire da esse è negarle, allontanandosi dalla propria coscienza o minimizzandole… Facendole più piccole fino a farle sparire. Non affrontare qualcosa, per quanto possa essere difficile, implica prendere le distanze da ciò che si è.

La vita è fatta di agio e disagio, e non si può negare né l’uno né l’altro. La “cura” non arriva dalla negazione di ciò che ci infastidisce vedere, bensì comincia con l’accettazione. In questo senso, per accettare, occorre guardarsi dentro e avere un certo timore rispettoso verso ciò che troviamo. Quando non si rispetta un proprio trascorso, caricaturizzandolo fino a scomporlo totalmente, gli altri non ci prendono sul serio.

Se non ci prendiamo sul serio, insegniamo agli altri a non prenderci sul serio

Educare” o meno gli altri a rispettarci è possibile. Finché non rispettiamo le nostre sensazioni e scegliamo l’umorismo come primo meccanismo per prendere le distanze dalla PROPRIA realtà, difficilmente si favorirà il rispetto altrui nei confronti dei propri trascorsi più intimi. Si insegna a poterne ridere e a non essere presi sul serio, che ciò di cui parliamo non è importante perché “non ci tange”, invece ci tange eccome, ma è tanto doloroso o scomodo che la prima reazione è prendere le distanze.

“Ogni cosa ha una sua dimensione, così come ogni situazione ha un suo avanzare. La risata ha un suo posto, così come il pianto. Il sorriso ha un suo momento, così come ne ha uno la serietà”

-Al-Yâhiz-

Per questo motivo, è importante identificare questi segni di incongruenza tra ciò che si sente e ciò che si manifesta, tra ciò che si dice e come lo si dice… Questa incongruenza ci darà indizi per poter aiutare questa persona a sentirsi meglio rispetto al proprio disagio.

A volte la cosa più semplice è ascoltare ciò che vuole davvero dirci senza perderci in quel gioco di maschere e caricature. Probabilmente quella persona desidera essere ascoltata senza giudizi, e ha solo bisogno di sentire un “va bene se stai male (è normale date le circostanze in cui ti trovi) e puoi manifestarlo qui con me, se ne hai bisogno”.


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