Vertigini, una via di fuga

Una delle interpretazioni psicologiche delle vertigini psicogene indica che dipendono da un desiderio nascosto di evitare alcune situazioni. Vediamolo in dettaglio.
Vertigini, una via di fuga
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Le vertigini sono un sintomo piuttosto comune. In linea di massima si definisce come una sensazione di perdita di equilibrio e/o la percezione che “tutto gira”.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Mind and Brain (1), fino a un terzo dei casi le vertigini non sono dovute a ragioni organiche, bensì psicologiche. Al tempo stesso, uno studio neuropsicologico condotto dal Dottor M. Dietrich (2) ha rivelato che tra il 30 e il 40% dei casi di vertigini sono di origine mentale.

Le persone che soffrono di vertigini non organiche definiscono tale sintomo in diversi modi. Un mix di sensazioni, tra cui: stordimento, paura, insicurezza, sensazione di svenimento o irrealtà, debolezza, stanchezza, aumento delle palpitazioni, desiderio di urinare e sensazione di essere scesi da una barca o di camminare su un filo sospeso.

“È, piuttosto, una vertigine mentale, la consapevolezza di essere sul punto di perdere l’equilibrio interno (…); era un impulso suicida, un impulso sottile e misterioso a cui le persone si abbandonano molte volte senza rendersene conto”

-Yukio Mishima-

Non è una sensazione costante, piuttosto si verificano degli episodi generalmente scatenati o accentuati da una qualche circostanza specifica.

Potrebbe essere una folla di persone, un pavimento lucido o con motivi geometrici, un’autostrada, uno spazio in pendenza e molti altri. Poiché gli episodi sono imprevedibili, questa condizione è altamente invalidante per le persone, che spesso finiscono per rifugiarsi nelle loro case e si rifiutano di uscire.

Vertigini psicogene o non organiche

Gli specialisti sembrano concordare sul fatto che le vertigini non organiche dipendano da uno stato di ansia. Non vi è accordo, invece, nell’interpretazione data all’ansia, quindi, nel trattamento indicato.

Seppur in assenza di cifre esatte, è noto che questo sintomo compare solitamente dopo una crisi di nervi, derivata da perdite, separazioni, malattia di una persona cara o alta pressione lavorativa.

Uomo che cade nel vuoto.

Le vertigini sono talvolta una componente degli attacchi di panico; altre volte un sintomo indipendente che può causare panico o diventare fonte di mal di testa o nausea frequente.

L’aspetto comune, in tutti i casi, è che gli studi diagnostici non rivelano alcuna malattia dell’orecchio o del cervello che giustifichi queste sensazioni.

Le vertigini possono essere lievi o molto gravi. Non sembrano seguire uno schema esatto e proprio questo tormenta chi ne è spesso affetto, perché non sa mai quando si verificheranno.

In generale, alterano la vita di una persona in diversi gradi, poiché vi è la paura di svenire, “perdere il controllo” o “cadere” in qualsiasi momento.

L’interpretazione di Adler

Mentre la psichiatria e la psicologia associano le vertigini esclusivamente alla depressione e allo stress, la psicoanalisi le considera una rappresentazione simbolica di uno stato mentale.

Alfred Adler (3) ha studiato in dettaglio questo sintomo ed è giunto alla conclusione che esprime un desiderio celato di evitare una situazione. Una “deviazione”, motivo per cui si manifesta come la percezione che “tutto gira”.

Adler fa notare che il sintomo nasce da una domanda esterna, che la persona vive come “eccessiva” per le proprie capacità. Questa richiesta può essere lavorativa, familiare, sessuale, emotiva o di qualsiasi tipo. Il punto è che la persona non è consapevole di tutto questo. Per questo motivo sviluppa vertigini psicogene.

Casa gallegiante.

La persona ha paura di “cadere”, ovvero di far capire che non è in grado di rispondere alla domanda esterna. Ciò diminuirebbe il suo prestigio e per questo motivo lo percepisce come una “caduta”. Questa situazione nasce da un sentimento di inferiorità inconscia.

Internamente la persona sente di non essere capace, ma questo non è necessariamente vero. Può essere capace, e molto, ma i dubbi sono più forti. La cosa più complicata è che non riconosce questa insicurezza e che fa manifestare tutta la situazione come vertigine.

In particolare, le persone con vertigini psicogene temono di perdere il controllo quando sono in pubblico oppure sole. Temono di essere lasciati in una situazione di estrema vulnerabilità.

Per Adler, la via d’uscita è affrontare ciò da cui si fugge, ma è difficile riuscirci da soli. Si consiglia pertanto di chiedere aiuto a un professionista e/o partecipare alla risoterapia.

Donna con vertigini.

(1) Tschan e J. Wiltink. Vertigini In Mind and Brain Magazine, n. 55, 2012, Barcellona (76-79)

(2) Dieterich M, Eckhardt-Henn A. Sindromi vertiginose neurologiche e somatoformi. 2004; 75 (3): 281-302

(3) Alfred Adler. (1959). Il carattere nevrotico. Buenos Aires: Paidos


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