Vivere all'estero: riuscireste a integrarvi?

Riuscireste ad adattarvi vivendo in un paese straniero? Stiamo per parlarvi di uno studio che ha individuato le variabili che giocano il ruolo più importante in questi contesti.
Vivere all'estero: riuscireste a integrarvi?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Oggi più che mai sembra che il mondo sia sempre più piccolo. La lunghe distanze non sono più un problema e ogni giorno entriamo in contatto con persone che vengono da altri Paesi, da altre culture che ci sembrano sempre più vicine e accessibili. Sono molti coloro che decidono di andare a vivere all’estero.

Alcuni lo fanno per necessità, altri per migliorare la qualità della propria vita, per studio, per lavoro e persino per motivi affettivi. Quel che è certo è che non è la stessa cosa fare un viaggio, conoscere il mondo, e trasferirsi in un altro posto, integrandosi e adattandosi allo stile di vita dello stesso.

Anche la psicologia si è interessata a questo adattamento a contesti diversi dal proprio. Negli ultimi decenni, diverse ricerche si sono concentrate soprattutto sullo stress provocatoci da quello che non conosciamo e sulla capacità di ognuno di noi di confrontarsi con un’altra cultura, oltre che sulla connessione di quest’ultima con la creatività degli individui.

Ma fino a pochissimo tempo fa non era stato approfondito l’impatto delle norme sociali di altre culture sul benessere delle persone che cercano di integrarsi in esse. Un team di ricercatori dell’Università dell’Essex, guidato da Nicolas Geeraert, ha reso pubblico a marzo di quest’anno un rapporto sull’impatto delle norme sociali e i tratti della personalità che influiscono sull’integrazione di chi va a vivere all’estero.

Persona con valigia andare a vivere all'estero

La rigidità delle norme sociali

Anche se viviamo in un mondo globalizzato sotto molti punti di vista, le norme sociali dividono ancora il mondo e, in molti casi, danno la sensazione di creare maggiore distanza. Si tratta, inoltre, dei fattori che rendono più o meno difficile l’integrazione di un nuovo residente.

Questo studio ci spiega, in poche parole, che esistono Paesi “difficili” a causa della rigidezza delle loro norme sociali e della poca tolleranza verso la deviazione da tali norme. Dall’altro lato, esistono Paesi più “flessibili”, le cui norme sociali sono meno rigide e che possono contare su un livello abbastanza alto di tolleranza verso altri costumi.

Per quanto riguarda le persone nate e cresciute in Paesi o culture “difficili”, esse si adatteranno meglio a vivere all’estero. Queste persone, infatti, hanno sviluppato una percezione molto rigida di norme sociali e le riconoscono e si adattano a esse con molta facilità.

A prescindere dal fatto di essere nati in un paese piuttosto che in un altro, quello che questo studio conferma è che la grettezza culturale ha un impatto negativo sulla facilità di adattamento ad altre culture. Inoltre, i fattori che rallentano notevolmente questo impatto passano dal voler essere accettati allo svolgere il proprio ruolo, passando per la cooperazione con gli altri, per il non avere alcuna aspettativa su un trattamento diverso e per il rifiuto della tentazione di infrangere le regole.

L’esperimento: vivere all’estero

Il team di Geeraert ha lavorato con 889 volontari che stavano partecipando a un programma di scambio internazionale. Erano studenti del liceo che avevano vissuto per 18 mesi con una famiglia ospitante nel Paese di destinazione e che avevano frequentato la scuola locale.

Sono stati somministrati loro dei questionari per misurare il grado di adattamento socioculturale, che si riferisce al fare le cose nel modo “corretto”. È stato valutato anche l’adattamento psicologico, vale a dire se si sentivano a proprio agio. E, infine, i questionari misuravano i sei tratti di personalità: apertura all’esperienza, umiltà-onestà, gentilezza, emotività, coscienza ed estroversione.

In tutto erano stati 23 i Paesi ad aver inviato e accolto gli studenti. Alcuni di questi Paesi erano considerati particolarmente “difficili”. È il caso di India e Malesia, Giappone o Cina. Dall’altro capo del filo, erano stati inclusi Paesi più “flessibili”, come Brasile e Ungheria, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

Studente in un'università straniera

I risultati dello studio

Dopo aver analizzato i dati raccolti, le conclusioni del team di Geeraert hanno confermato i risultati che ci si aspettava. Gli individui che avevano viaggiato e vissuto in Paesi flessibili sono stati quelli con meno problemi di adattamento alle norme sociali. Soprattutto coloro che provenivano da Paesi difficili dal punto di vista normativo, molto più di coloro che appartenevano a culture più flessibili o informali.

L’integrazione nel paese straniero è stata maggiore, inoltre, per coloro che si erano comportati in modo umile e amichevole. In conclusione, sembra che i due fattori più importanti per elaborare la previsione di un maggiore o minore livello di adattamento alla vita all’estero sarebbero il tipo di personalità e la distanza (o vicinanza) tra i fattori culturali propri e quelli della destinazione scelta.


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  • Geeraert, N., Li, R., Ward, C., Gelfand, M., & Demes, K. A. (2019). A Tight Spot: How Personality Moderates the Impact of Social Norms on Sojourner Adaptation. Psychological Science, 30(3), 333–342. https://doi.org/10.1177/0956797618815488
  • Maddux, William; D. Galinsky, Adam. (2009) Cultural Borders and Mental Barriers: The Relationship Between Living Abroad and Creativity. Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 96, No. 5.

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