Quelle volte in cui qualcosa arriva quando si smette di cercarlo

Quelle volte in cui qualcosa arriva quando si smette di cercarlo

Ultimo aggiornamento: 21 giugno, 2017

C’è chi li chiama momenti magici o svolte. Sono tutte quelle volte in cui, improvvisamente, quello che tanto sognavamo, cercavamo o speravamo accade improvvisamente, abbracciandoci… Proprio quando smettiamo di cercare, il destino ci offre un inaspettato regalo.

In un mondo imprevedibile e spesso caotico e complesso come un labirinto senza via d’uscita, gli istanti di svolta abbondano. C’è chi collega questi fatti alla tanto desiderata fortuna, ma in realtà i veri esperti sanno che questi avvenimenti imprevisti, che trasformano i sogni in realtà, nascondono qualcosa di scientifico e di psicologico.

Per fare un esempio, citiamo un libro molto interessante: Effetto medici di Frans Johansson ci spiega che, a volte, non è sufficiente essere esperti per avere successo. Dedicare tutto il nostro impegno, il nostro tempo e la nostra energia in un solo obbiettivo non ci garantisce al 100% il raggiungimento dello stesso. A volte bisogna prendere le distanze, assumere altre prospettive e applicare un pensiero meno lineare e più creativo, rilassato, paziente ed originale per raggiungere una meta.

Non possiamo dimenticare nemmeno un altro aspetto importante: a volte le azioni più inaspettate sono guidate dal nostro subconscio. Quando la nostra mente è cosciente, rigida, talvolta ossessiva e sempre analitica, si stabilisce una certa distanza, si risveglia quel sesto senso che, ci crediate o meno, non si sbaglia quasi mai.

Vi proponiamo di riflettere al riguardo.

Anche se smettiamo di cercare, la mente continua ad essere ricettiva

Andrea ha una piccola attività che non va bene. Sa che la sua pasticceria non copre le spese e che nel giro di un mese dovrà chiudere. Da diverse settimane pensa a cosa fare, ma tra le pressioni, l’ansia e la tristezza per dover chiudere l’attività di famiglia, non fa altro che piangere. Si sente disperato. Tuttavia, questa mattina si è svegliato molto più rilassato e tranquillo, pensando “va bene, qualsiasi cosa accada, l’affronterò”.

Ha fatto una doccia per calmarsi e ha avvertito una meravigliosa pace mentale. Mentre si faceva la doccia, ha ricevuto una notifica sul telefono di uno dei suoi social network. Nel prendere il telefono, ad Andrea viene un’idea: far conoscere in rete la sua attività, pubblicizzare il suo negozio sui social network e creare dolci e dessert per feste ed eventi.

Questo è un semplice esempio di come funziona la nostra mente quando smettiamo di pressarla, e di come la sua ricettività si intensifica quando allontaniamo le preoccupazioni e le paure. Tuttavia, in questo momento di svolta, interviene un’altra dimensione altrettanto interessante:  il pensiero intersezionale .

Il pensiero intersezionale

Le persone hanno un’abitudine molto comune: quella di provare a prevedere tutto ciò che può capitare se si fanno o meno determinate cose. Questo ci obbliga molte volte a creare nella mente autentici documenti Excel, in cui disponiamo colonne, analizziamo dati, relazioniamo variabili e facciamo pronostici esaustivi, ma a volte fatali.

Invece di far uso dell’emisfero sinistro così lineare e analitico, sarebbe molto più utile applicare il pensiero intersezionale, caratterizzato dalle seguenti abilità:

  • Essere capaci di creare connessioni tra informazioni e stimoli che non hanno niente a che vedere tra di loro.
  • La persona abile nel pensiero intersezionale è capace di trovare la calma nel caos.
  • Nel bel mezzo di questo palazzo mentale di pace ed equilibrio, la persona che fa uso di questo approccio del pensiero è in grado di connettersi con tutto ciò che la avvolge perché si preserva aperta, perché è recettiva e curiosa, perché ama “giocare” con tutte le informazioni che riceve, provando, distruggendo, inventando e trasformando.
  • Questo profilo, inoltre, non si ossessiona alla ricerca di un’unica soluzione, un’unica via d’uscita o risposta ai suoi problemi. Per la maggior parte del tempo si lascia trasportare da ciò che accade nel suo ambiente circostante e accetta l’inaspettato, il fortuito…

La fortuna è, in fin dei conti, la capacità di saper riconoscere le opportunità

Per avere fortuna nella vita, a volte devono presentarsi le circostanze adeguate. Tuttavia, affinché tali circostanze si materializzino, è il nostro cervello a doverci condurre verso questi punti e a dover riconoscere le opportunità dove spesso gli altri vedono una porta chiusa.

Con questo vogliamo chiarire un aspetto: la fortuna non conosce magia e le casualità esistono, ma spesso sono prodotte da quell’organo eccezionale e meraviglioso nel quale dovremmo riporre la nostra fiducia. Solo quando abbandoniamo la via dell’ansia, degli atteggiamenti limitanti, delle paure e delle ossessioni, tutto si espande e si trasforma, il cervello inizia a funzionare al 100%, permettendoci di essere più ricettivi, dandoci l’opportunità di ascoltare quella voce interiore e saggia che ci guida verso le vere opportunità.

Più che concentrarci in maniera ossessiva alla ricerca di un  fatto completo che tanto desideriamo, dobbiamo imparare ad essere più ricettivi, ad aguzzare la vista e a non guardare il mondo attraverso il buco di una serratura.   


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.