Xenofobia: definizione, fattori di rischio e prevenzione

Xenofobia: definizione, fattori di rischio e prevenzione
Laura Reguera

Scritto e verificato la psicologa Laura Reguera.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio, 2023

Xenofobia è una parola che ha un suono forte. Quando se ne parla sui media, si fa riferimento a “gravi” casi di gruppi più o meno organizzati che hanno commesso un crimine contro una persona di un’altra etnia o paese. Ma il razzismo non è solo questo, vero?

Raramente si parla delle situazioni quotidiane che si verificano nella maggior parte dei luoghi in cui viviamo. Né si commentano le frasi o idee espresse da alcune persone. Per esempio, ritenere che una persona non lavori bene basandosi solo sul suo luogo di origine è xenofobia oppure no? Soffermiamoci a riflettere!

“La nostra vera nazionalità è l’umanità”

-H.G. Wells-

Che cos’è la xenofobia?

Come si evince dai primi paragrafi, la xenofobia non è rappresentata soltanto dall’aggressione nei confronti di un’altra persona a causa della sua nazionalità. È chiaro che questo atto rappresenti un grande danno per chi lo subisce e per la società in generale, ma la verità è che la xenofobia è molto di più.

Il cuore del concetto è l’esclusione sociale di un’altra persona per via delle sue origini, di solito diverse da quelle di chi compie gli atti xenofobi. Si può realizzare questa esclusione tramite comportamenti diretti, quale ad esempio non affittare un appartamento a una persona per la sua nazionalità o per il colore della sua pelle.

Ma comprende anche atteggiamenti e convinzioni riguardo a queste persone, considerandole cattive o “piantagrane”: è qui che entrano in gioco gli stereotipi. La verità è che anche se non abbiamo comportamenti violenti, possiamo comunque cadere nella xenofobia per via di quello che pensiamo di loro, dal momento che essa si riferisce anche agli atteggiamenti di paura e di rifiuto.

“Nessuno nasce odiando un’altra persona a causa del colore della sua pelle, la sua origine o la sua religione”

-Nelson Mandela-

Donna di colore seduta

Quali sono i fattori di rischio che promuovono la xenofobia?

Se in teoria siamo una società così avanzata, perché i casi di xenofobia sono in costante crescita? In primo luogo, contribuisce l’attuale situazione di incertezza in cui viviamo. Sono numerosi gli atti terroristici che abbiamo visto materializzarsi vicino a noi da parte di persone con altre origini. Il fatto che esista questo fattore comune legato agli attacchi e le aggressioni lo rende una causa scatenante della xenofobia.

Il contesto in cui attualmente viviamo ci fa stare costantemente in allerta, ansiosi e paurosi, pronti a fuggire e ad attaccare. Questa attivazione costante ci fa cercare i colpevoli di questo malessere e di questa insicurezza in cui viviamo. E a chi viene attribuito tutto questo? A quelli diversi da noi.

Di solito tendiamo a stare lontani da queste persone, a isolare loro o noi stessi. La mancanza di contatto diretto con persone di altre culture rende impossibile contrastare (e sconfiggere) queste idee senza fondamento che abbiamo riguardo al pericolo che possono rappresentare. Questo, dunque, è un altro importante fattore di rischio per lo sviluppo della xenofobia.

“Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti”

-Martin Luther King Jr-

Donne islamiche con cartelli contro la xenofobia

Come lavorare sulla prevenzione della xenofobia?

Da tutto questo è facilmente deducibile un primo passo per prevenire la xenofobia: avvicinarci allo straniero e parlare con lui, immergerci e conoscere altre culture. Questo ci aiuterà a entrare in empatia con loro e capire che sono persone che non sono poi molto diverse da noi, e naturalmente la maggior parte non sono potenziali terroristi che cercano di distruggere la nostra vita. Inoltre, ci sensibilizzeremo conoscendo la loro storia e le sfide che sono costretti ad affrontare in quanto comunità…

La verità è che poche persone, e poche volte, si fermano a pensare a cosa può spingere una persona ad abbandonare il suo luogo di origine, rischiando la vita. Se questa persona fosse stata bene, probabilmente non avrebbe intrapreso quel viaggio così duro, sacrificando il contatto con la sua terra e la sua famiglia per un’impresa dalle sfumature più pericolose che emozionanti. Mette in pericolo sé stessa e i propri cari, perché l’opzione di rimanere dove si trovava, nella maggior parte dei casi, implica morte certa.

Per raggiungere questo obiettivo, è importante che da parte delle istituzioni di governo vengano offerti programmi di integrazione davvero efficaci, in cui i cittadini conoscano gli stranieri e in cui vi siano professionisti che possono mediare qualora dovesse presentarsi un conflitto. Infine, è importante che venga trasmessa una corretta informazione di tutta la situazione, senza interessi politici che promuovono la paura e l’odio.

Immagini per gentile concessione di William Stitt, Eddy Lackmann e Vlad Tchompalov.


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