L’intelligenza culturale: come ci relazioniamo con le altre culture?

L’intelligenza culturale: come ci relazioniamo con le altre culture?

Ultimo aggiornamento: 09 aprile, 2017

Si parla spesso dell’intelligenza emotiva, ma molto poco dell’intelligenza culturale. La prima, viene considerata un’abilità utile per percepire, assimilare, comprendere e regolare le proprie emozioni e quelle degli altri, il che favorisce una crescita emotiva e intellettuale. È a partire da queste informazioni che interpretiamo il mondo che ci circonda, il che determina il nostro modo di pensare e di comportarci.

Di solito, viene considerata molto importante quando si parla di relazioni interpersonali, ma quando le relazioni si stabiliscono con persone di una cultura diversa, allora è necessario prendere in considerazione anche un altro tipo di intelligenza: l’intelligenza culturale.

L’intelligenza culturale

Ma, cos’è l’intelligenza culturale? Non è altro che la capacità di adattarsi quando si interagisce con persone di culture diverse. Per esempio, quando viaggiamo in un paese che parla una lingua diversa dalla nostra e pretendiamo che gli altri adattino il loro modo di parlare perché possiamo comprenderli. Voi fate lo stesso?

I componenti dell’intelligenza culturale

L’intelligenza culturale ha quattro componenti. Un componente motivazionale, uno cognitivo, un altro metacognitivo e, infine, quello comportamentale.

  • Il componente motivazionale enfatizza l’interesse intrinseco di conoscere altre culture e di interagire con persone diverse. Quel desiderio di conoscere e di capire delle cose diverse.
  • Il componente cognitivo si occupa della conoscenza delle regole dell’altra cultura. Conoscete il sistema monetario e giuridico dell’altra cultura? Sapete come comportarvi con le persone appartenenti all’altra cultura in base alle loro norme sociali?
  • Il componente metacognitivo si riferisce alla coscienza transculturale. Parliamo di capire gli aspetti culturali quando una persona formula dei giudizi sul suo pensiero e su quello degli altri. Infine, capire le idee degli altri a partire dalla loro cultura.
  • Il componente comportamentale si riferisce alla capacità di parlare e di gesticolare correttamente a seconda delle regole dell’altra cultura. Chi non ha mai avuto dei problemi quando a chiesto due birre in Inghilterra? Dobbiamo domandarci quanto conosciamo l’altra cultura. Conoscete la loro lingua? Sapete quali sono i riti che praticano le altre religioni? Sapete qual è il gesto che usano per dire “ok”? Inoltre, siete in grado di adattare il vostro linguaggio quando parlate con una persona di una cultura diversa? Rispettate le loro azioni? Siete in grado di trovare delle similitudini con la vostra cultura?

“Quando smetto di essere chi sono, divento chi potrei essere”

-Lao-Tsé-

Forse, in quest’epoca caratterizzata dalla globalizzazione, all’insistenza sulla necessità di sviluppare la nostra intelligenza emotiva dovremmo aggiungere l’apprendimento dell’intelligenza culturale, così potremmo capire meglio le altre culture e, alla fine, conoscerci meglio, perché conoscere l’altro non è altro che conoscere se stessi.

“Chi non capisce uno sguardo, non capirà nemmeno le lunghe spiegazioni”

-Proverbio arabo-

L’intelligenza culturale in Afghanistan

Cosa pensereste se qualcuno desse un calcio alla vostra porta di casa? Di sicuro, vi sembrerebbe un comportamento fastidioso, ma forse non tanto quanto lo è per gli abitanti dell’Afghanistan, che vedono questo gesto come un vero e proprio insulto.

Un caso che ha messo in evidenza le differenze culturali, e che ha spinto gli eserciti a cominciare a prendere in considerazione l’intelligenza culturale, è stata la guerra in Afghanistan.

Uno dei gesti che i soldati facevano in continuazione, e che non era per niente gradito dagli afghani, era far entrare i cani nelle loro case. In Italia, questo può dare molto fastidio o non avere alcuna importanza, dipende dalle persone. Tuttavia, se invece di un cane, si trattasse di un maiale, allora forse mostreremmo un po’ più di reticenza.

All’inizio, i soldati statunitensi non erano consapevoli del fatto che i cani non fossero ben considerati e che, in Afghanistan, non sono animali da compagnia, e quindi li facevano entrare in casa della gente senza problemi.

“Il cane che ha i soldi, viene chiamato un signor cane”

-Proverbio arabo-

Questi due comportamenti, tra le molte altre differenze che si presentarono, sono esempi di come uno stesso comportamento non sempre viene percepito allo stesso modo da culture diverse. Per fortuna, il generale David Petraeus, a capo delle truppe dell’epoca, si rese conto della carenza di cui soffrivano i suoi uomini in termini di intelligenza emotiva e riuscì a porvi rimedio.


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