Abbandonare Facebook può renderci più felici

Abbandonare Facebook può renderci più felici

Ultimo aggiornamento: 09 ottobre, 2016

I social network come Facebook possono rivelarsi una grande fonte di divertimento. Ci offrono moltissime opportunità su un piano virtuale che, se fondate su relazioni sane di stima e rispetto, possono permettere di crescere

I problemi insorgono quando tali meccanismi si riflettono in modo negativo sulla nostra vita di tutti i giorni. Prendiamo come esempio l’uso costante del cellulare, con la conseguente necessità di aggiornare e visionare le pubblicazioni dei nostri amici e delle nostre pagine preferite.

Vivere schiavi dei social network ci porta a dimenticare il gusto di ciò che è semplice, dei piccoli miracoli quotidiani come respirare, dissetarsi o annusare una rosa.

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La scienza lo conferma: abbandonare Facebook ci farebbe bene

Il modo in cui al giorno d’oggi abusiamo dei social network sta ribaltando il loro scopo iniziale. Osserviamo le vite dei nostri amici proseguire attraverso uno schermo, e lo stesso fanno loro con noi. Si tratta di un procedimento che elimina senza dubbio la bellezza del contatto diretto.

La maggior parte di noi se ne rende conto: ci stiamo perdendo molto della nostra vita pur di restare dietro ad uno schermo, ad un’app, ai navigatori e alle tastiere. Ma c’è di più, se un tempo leggere un libro era l’abitudine prevalente quando si andava a letto, adesso andiamo a letto e siamo subito online.

Anzi, facciamo fatica addirittura a guardare per intero un film sul divano, senza dover controllare ogni cinque minuti il telefono o il tablet. Tutto questo, come è da intuire, si sta ripercuotendo sul nostro benessere.

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Questo è quanto è emerso da uno studio realizzato dall’Istituto di Ricerca per la Felicità, secondo il quale, l’uso di Facebook non è sempre positivo per il nostro benessere spirituale. Lo studio è stato portato a termine con la collaborazione di 1000 persone ed è durato una settimana, durante la quale metà dei soggetti ha smesso di utilizzare Facebook.

Al termine della settimana, l’88% di coloro che avevano smesso di utilizzare il social network ha sostenuto di sentirsi bene, in confronto all’81% di coloro che avevano continuato a farne un uso regolare. Il dato non risulta sconcertante di per sé, eppure, se si fa riferimento alla percentuale delle persone astinenti che si sono dichiarate soddisfatte della propria vita, troviamo che:

  • Il 20% di coloro che non hanno utilizzato Facebook per una settimana ha dichiarato di stare bene con la propria vita.
  • Solo il 12% di chi ha usato Facebook ha affermato di essere soddisfatto della propria vita.

Il motivo di tale differenza, secondo la ricerca, risiede nell’invidia e nella frustrazione che proviamo quando ci accorgiamo che la nostra vita non è all’altezza delle vite ritoccate che vediamo in bacheca. Staccarsi dai social network più popolari ci porterà, di conseguenza, ad essere più entusiasti, meno preoccupati, più decisi e meno solitari – passeremo più tempo faccia a faccia con chi ci circonda piuttosto che a contemplare uno schermo.

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Se è privato non condividetelo su Facebook

Relazionandoci di continuo tramite i social network mettiamo a rischio la nostra intimità e quella degli altri. Poiché alcune informazioni non sono identificabili, tendiamo a depersonalizzare il ricettore del messaggio (o quanto meno a credere che sia benevolo e di fiducia).

In altre parole, tendiamo spesso ad utilizzare Facebook come diario segreto o entità a cui confessare aspetti profondamente privati e che non andrebbero divulgati. Di conseguenza, è facile gettar legna sul fuoco dei pettegolezzi e delle interpretazioni sbagliate.

La conclusione che si può trarre da questi studi e dalla realtà che viviamo giorno per giorno è che l’uso delle nuove tecnologie e dei social network deve essere regolato dalla moderazione e dal buon senso; bisogna evitare, in altre parole, di invadere la nostra vita con ciò che è irreale e di apprezzare quello che vediamo dietro ad uno schermo più della vita vissuta in prima persona.

Immagine di copertina di John Holcroft


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