Accettare i propri difetti, come riuscirci?

Probabilmente quello che avete etichettato come difetto in realtà non lo è. Rifiutare un aspetto di noi spesso cela un problema di insicurezza o di mancata accettazione di sé. 
Accettare i propri difetti, come riuscirci?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

È possibile accettare i propri difetti? Se qualcuno ci chiedesse cosa non ci piace di noi, molti non saprebbero dare una risposta precisa. “Tante cose!”, risponderebbero. Altri, con una certa dose di orgoglio, affermerebbero che si accettano e si piacciono così come sono.

Ma tra questi ultimi, tanti mentirebbero perché è normale vedere in noi “qualcosa” che non va, che vorremmo nascondere; a volte ci copriamo con gli abiti, altre cerchiamo di camuffare timidezza, insicurezza, paura di non piacere o altri aspetti del carattere che non siamo riusciti a rafforzare.

È curioso vedere come queste realtà che spesso etichettiamo come difetti sono invece caratteristiche personali. Non dovrebbero essere considerate sbagliate, anomale o meritevoli di rifiuto. Insomma, il naso grosso non è un difetto, è un tratto del viso. Qualche chilo di troppo, le lentiggini, una bassa statura, la calvizie non dovrebbero essere considerati difetti. Alla base di un’autovalutazione negativa vi è un problema di insicurezza e di scarsa accettazione di sé.

Al contrario, notiamo raramente i nostri veri difetti. Per cambiare aspetti come l’irresponsabilità, la pigrizia, l’egoismo, l’orgoglio, ad esempio, dobbiamo allenare la nostra sensibilità.

Ragazza che si copre un occhio con la mano.

Strategie utili per accettare i propri difetti

Tutti abbiamo diversi difetti e, al tempo stesso, varie doti. La grandezza dell’essere umano spesso consiste nel combinare questi aspetti contrastanti, aspetti che ci rendono imperfetti, ma unici. Il nostro difetto potrebbe essere la tendenza al cattivo umore; con il tempo è possibile gestirlo se diventiamo consapevoli di avere un carattere forte o poco paziente.

Oppure un difetto potrebbe essere parlare troppo. In una conversazione non lasciate quasi spazio ai vostri interlocutori? Ancora una volta, il semplice fatto di riconoscerlo e accettarlo permette di gestirlo.

Per accettare i propri difetti, prima di tutto bisogna capire se quello che non ci piace di noi è o non è davvero un difetto. Vediamo come.

L’abitudine di rendere patologici aspetti che sono normali

È abitudine diffusa considerare patologici aspetti che, in realtà, sono parte della nostra personalità o del nostro corpo. Aspetti molto comuni come essere un po’ più timidi degli altri o più insicuri, paurosi, maniacali o impazienti non costituiscono un difetto in quanto tale. Sono semplicemente tratti caratteriali.

Lo stesso si può dire delle caratteristiche che ci definiscono dal punto di vista estetico. Il peso, l’altezza, le alterazioni della pelle, per non parlare degli handicap, non costituiscono un difetto. Una volta chiarito questo dettaglio, la domanda seguente dovrebbe essere: cosa dobbiamo considerare un difetto, allora?

In questa categoria rientrano gli atteggiamenti negativi che possono essere nocivi per noi e per gli altri. Per esempio, l’invidia, la gelosia, l’orgoglio, il pessimismo, l’intolleranza, il narcisismo. Raramente si ottiene un equilibrio, i difetti tendono sempre a destabilizzare qualsiasi situazione, conversazione o relazione.

Accettarsi è il segreto per rafforzare le proprie insicurezze

Per poter accettare quei tratti che rappresentano il chiaro risultato delle nostre insicurezze, occorre lavorare sull’accettazione di sé. Se consideriamo il sovrappeso (o la timidezza, balbettare, le orecchie a sventola, etc) un difetto, il primo compito è rafforzare l’accettazione di sé.

Accettarsi è un’arma più potente dell’autostima. Sapete perché? L’autostima non dipende soltanto dalla visione positiva che abbiamo di noi stessi. Viene alimentata da quello che gli altri dicono o pensano di noi. L’accettazione, invece, non richiede rinforzi esterni.

Albert Ellis, padre della terapia cognitivo comportamentale, vide in quest’ultima la chiave di volta. La definì così: accettarsi significa imparare ad amare noi stessi in modo pieno e incondizionato, accogliendo tutto quello che siamo. Significa convalidare ogni aspetto del nostro essere e anche del nostro comportamento. Significa concederci considerazione, rispetto e amor proprio”.

Quando impariamo a rafforzare quest’area del nostro Io, tutti gli aspetti che consideriamo difetti si stemperano.

Uomo con occhiali preoccupato.

Come accettare quei difetti che feriscono se stessi e gli altri?

Comunicazione aggressiva, impazienza, gelosia, incapacità di capire il punto di vista altrui… Per accettare i difetti peggiori, quelli che innalzano muri nelle relazioni e ostacolano la convivenza con gli altri, è importante prenderne coscienza.

In genere è difficile riunire in sé l’umiltà necessaria per vedere e accettare quelle qualità che sono chiaramente negative, gli autentici difetti. Una volta identificati, tuttavia, non basta accettarli. Il segreto è trasformarli.

Questo esercizio di cambiamento richiede la scoperta di quello che si cela dietro ognuno di essi. Dietro l’invidia o la gelosia, di solito vi è scarsa autostima. Dietro la comunicazione aggressiva, una cattiva gestione emotiva e mancanza di abilità sociali.

Spesso il miglior rimedio per trasformare un difetto in pregio è la psicoterapia. Un percorso terapeutico potrebbe cambiarci la vita. Pensiamoci.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.