Adolescenti problematici: cosa fare?

Come comportarsi con gli adolescenti problematici? Quali tecniche e strumenti possiamo usare per aiutarli?
Adolescenti problematici: cosa fare?

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2021

Quand’è che i figli possono essere considerati problematici? Cosa significa? Come comportarsi con gli adolescenti problematici? Se ci riferiamo alla ribellione (sfidare o disobbedire ai genitori, alle regole, etc), possiamo riunire in due categorie i diversi tipi esistenti.

Le prime forme di ribellione appaiono già in età prescolare e aumentano gradualmente durante la fase evolutiva. Le seconde, invece, emergono dopo i dieci anni e in genere sono legate all’inizio della scuola.

In quest’ultimo caso, le variabili ambientali e gli squilibri ormonali possono spiegare in gran parte l’atteggiamento degli adolescenti problematici.

Cosa sapere sugli adolescenti problematici

In quest’articolo presentiamo alcune linee guida per affrontare il rapporto con figli o pazienti adolescenti. Infine, parleremo di una terapia specifica che offre risultati promettenti in questa fascia d’età.

Madre che cerca di parlare con la figlia adolescente.

Problemi di condotta

Prima di entrare nel merito delle linee guida per trattare gli adolescenti problematici, cerchiamo di rispondere alla seguente domanda: quale atteggiamento mostrano? Possono mostrare aggressività, tendenza a mentire, mancanza di rispetto, ecc.

Dobbiamo ricordare che l’adolescenza è una fase complicata a livello emotivo. È una nuova tappa in cui gli ormoni risultano alterati, e a questo si aggiungono importanti cambiamenti e una forte crisi d’identità.

La cosa migliore è dunque cercare di essere cauti ed empatici, anche se a volte non è facile. Nei casi più gravi, può essere necessario chiedere aiuto a uno specialista. Nelle righe che seguono cercheremo di spiegare brevemente come vengono riconosciuti questi comportamenti.

Come notare i comportamenti problematici?

Spesso i genitori notano che il comportamento dei figli è cambiato. Iniziano a rifiutare attività od obiettivi che prima li motivavano, per esempio. Altre volte, il conflitto si traduce in una forte opposizione facilmente riconoscibile.

In casi più estremi, l’adolescente causa problemi dentro e fuori casa, si mette nei guai, si sente perso o vive una profonda crisi d’identità.

Possiamo riconoscere anche atteggiamenti problematici attraverso la tendenza a mentire, la perdita di entusiasmo per tutto, tristezza, etc. È importante avere ben chiaro tutto ciò, poiché molte volte l’aggressività o la ribellione celano sentimenti diversi come la paura, l’insicurezza, la solitudine o la tristezza.

Come comportarsi con gli adolescenti problematici?

Cosa fare con gli adolescenti problematici? Dipende molto dal nostro ruolo nella loro vita: padre e madre hanno ruoli diversi, così come i fratelli o le sorelle, oppure lo psicologo, i professori, ecc. Queste sono alcune linee guida generiche:

  • promuovere spazi di comunicazione,
  • lavorare sul legame (la relazione),
  • scoprire cosa sta succedendo (a volte l’aggressività nasconde la tristezza),
  • dedicare loro del tempo,
  • negoziare con loro,
  • evitare il giudizio,
  • impostare dei limiti, ma essere flessibili,
  • usare tecniche per modificare il comportamento (importante rafforzare i comportamenti corretti),
  • rafforzare l’autostima, valorizzarli,
  • parlare con loro con empatia (mettetevi al loro posto!),
  • consultare uno specialista (soprattutto in casi gravi),
  • essere coerenti con loro,
  • essere di esempio.

La Guida alla cura degli adolescenti (2015) della Sociedad Andaluza de Medicina Familiar y Comunitaria, propone una serie di strategie volte a offrire un’attenzione completa agli adolescenti che seguono un percorso di psicoterapia:

  • Rispettare la riservatezza: tutto ciò di cui si discute durante la seduta è riservato (tranne nei casi in cui vi sia un rischio per l’adolescente, per gli altri o per la società in generale).
  • Fornire agli adolescenti uno spazio intimo e sicuro dove poter esprimere liberamente i propri dubbi.
  • Fornire informazioni sulle risorse e sui servizi sanitari a loro disposizione.
  • Mostrare attenzione, interesse e rispetto per tutto quello che dice, allo scopo di promuovere l’alleanza terapeutica.
  • Spiegare i progressi e le conquiste, sia agli adolescenti sia ai genitori, incoraggiando i ragazzi ad assumersi la responsabilità della propria salute
  • Incoraggiare il lavoro di squadra con la famiglia e gli educatori per garantire un’assistenza multidisciplinare.

La terapia psicodrammatica familiare basata sulla messa in scena

Questo tipo di terapia (in inglese SB-PFT) è un intervento innovativo che dà risultati positivi con adolescenti problematici. In particolare, è usata per migliorare le relazioni tra adolescenti problematici e i loro genitori. Integra i principi della terapia familiare sistemica e dello psicodramma attraverso una metodologia di gruppi multifamiliari.

Uno studio pubblicato sulla rivista Family Process, con prima autrice Bárbara Lorence, ricercatrice dell’Università di Huelva (UHU), descrive le prime prove sull’efficacia di tale intervento.

Uno dei punti chiave di questa metodologia è che la voce dell’adolescente è molto importante. Inoltre, durante le sedute partecipano anche diverse famiglie. Su cosa si lavora? Soprattutto su due aspetti principali:

  • Il conflitto tra genitori e adolescenti problematici.
  • La ricerca di possibili soluzioni ai conflitti.
Genitori che parlano col figlio adolescente.

Riflessioni finali

Abbiamo presentato alcune idee su come comportarsi con gli adolescenti problematici, a partire dall’empatia e dalla comprensione, ma in realtà è un tema molto più complesso di quello che sembra. Come tutti sappiamo, l’adolescenza è una tappa complicata della vita, che per molti è difficile gestire.

Come risultato di ciò (e di altri fattori) possono verificarsi alterazioni o disturbi del comportamento, disturbi legati all’uso di sostanze (ad esempio droghe), disturbi dell’umore, etc. Ogni disturbo o problema richiede un trattamento mirato.

In quanto genitori o educatori, accompagnare questi ragazzi è sia una sfida sia un bisogno. Significa fungere da guide, da sostegno e da piccola spinta. Dopo tutto, durante questa fase si definiscono molti aspetti della loro identità.

“Il percorso più lungo è stare fermi.”

-Anonimo-


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  • Araújo de Vanegas, A. M. (1998): La aventura de educar: Pubertad, Universidad de La Sabana, Santafé de Bogotá.
  • Erikson, E. H. (2000): El ciclo vital completado, Paidós, Barcelona.
  • Guía del adolescente. (2015). Grupo de Estudio del Adolescente Sociedad Andaluza de Medicina Familiar y Comunitaria. (Coord. Pérez Milena, A.).

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