Allenare il cervello alla felicità, si può?

Per quanto non si possa essere felici tutti i giorni, il fine ultimo delle proprie azioni dovrebbe essere quello di stare bene con se stessi. Per riuscirci, bisogna allenare il cervello all'autostima e a un pensiero più flessibile.
Allenare il cervello alla felicità, si può?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Si può allenare il cervello alla felicità? Stiamo vivendo un’epoca in cui la cosiddetta “industria della felicità” sembra volerci convincere attraverso una serie infinita di pubblicazioni che il tanto ambito benessere sia sempre a portata di mano.

Sembrerebbe sufficiente attuare una serie di strategie in tal senso, ma è davvero così facile? Davvero esiste una semplice formula per respirare aria più allegra e sentirci più ottimisti?

La risposta è “no”. Per quanto riguarda il cambiamento, in questo lavoro di creazione che è il progresso verso il benessere psicologico e l’autentica pienezza, non c’è nulla di facile né di veloce.

Per prima cosa, dobbiamo sapere che al cervello poco importa se siamo felici o meno. In realtà, quello che conta davvero per questo organo è sopravvivere. Per questo motivo dà più peso alle paure e ai meccanismi che ci collocano nella zona di comfort.

Disporre di un organo resistente al cambiamento, tuttavia, non significa che non possa imparare. La nostra specie si è evoluta, dimostrando notevoli segni di adattamento ai contesti più complessi. Allo stesso tempo, sappiamo bene dalla pratica clinica che i cambiamenti atti a un maggiore equilibrio e guarigione sono possibili, ma c’è bisogno di un vero (e attivo) sforzo da parte dell’individuo. Scopriamone di più a seguire.

Donna pensierosa

Possiamo allenare il cervello alla felicità?

Allenare il cervello alla felicità non vuol dire migliorare la propria alimentazione. Non dipende nemmeno da una vita più attiva, dall’attività fisica o dal fare un viaggio ogni due o tre mesi. Queste dimensioni possono, evidentemente, renderci più sani, donarci un po’ di piacere momentaneo e una certa soddisfazione, che può durare delle ore, se non dei giorni.

Eppure, nessuna di queste strategie ci aiuterà a combattere lo stress. Quando la vita si complica, continueremo a non sapere come renderla più semplice e a convivere ancora con il senso di impotenza, con la paura e con l’ansia.

Come indica lo psicologo Mihaly Csikszentmihalvi, per raggiungere una vita felice non servono ricette facili, né serve copiare i consigli altrui. Si tratta di un percorso individuale, in cui ognuno deve investire le proprie energie dimostrandosi creativo, originale.

Eppure, questo sì, esistono alcune realtà molto elementari che possiamo prendere come punto di partenza per una riflessione. Le presentiamo a seguire.

Allenare il cervello e i propri pensieri alla riflessione, alla flessibilità e all’ottimismo realistico

Un aspetto evidenziato dalle neuroscienze ormai da tempo è che i pensieri sono il mero prodotto dell’attività cerebrale. Il cervello li crea come risultato di una serie di circuiti elettrici.

Di certo, però, sappiamo da diverso tempo che i pensieri hanno potere sul nostro cervello: possono dare origine a nuove connessioni e persino modellarle.

  • Un esempio è dato dai ripetuti pensieri negativi e ossessivi, che rallentano il coordinamento cerebrale, lo stressano e arrivano persino a rallentare l’attività della zona prefrontale del cervello. Tutto ciò rende molto complicato trovare soluzioni ai problemi.
  • Una strategia attraverso la quale allenare il cervello alla felicità ci obbliga ad avere maggiore controllo su questi meccanismi mentali. Prenderci cura di ciò che pensiamo è un modo per mantenerci in salute.
  • Ogni cosa che pensiamo e che diciamo ha un peso. Di conseguenza bisogna cercare di individuare i cosiddetti schemi negativi di pensiero e bloccarli.
  • Non si tratta nemmeno di cambiare rotta e di fare un uso “vuoto” di un pensiero, con eccessiva sicurezza. Si tratta semplicemente di applicare un approccio più riflessivo e meno rigido a questa realtà. Essere in grado di vagliare dieci possibili soluzioni a un problema, di ampliare le prospettive e di smettere di prevedere tragedie nel nostro futuro immediato.
Allenare il cervello

Avere un obiettivo ogni giorno, dare un senso alla nostra vita

Cos’è una vita senza obiettivi? Tradotto a livello cerebrale è carenza di dopamina, di serotonina, di quel benessere che si sintonizza con l’entusiasmo e con gli obiettivi quotidiani. Se la nostra realtà non ha alcun senso né motivi, anche noi siamo privi di valore. 

Questo stato ci lascia sospesi su un vuoto abissale, quello che ha sempre incoraggiato i disturbi della sfera emotiva, come l’ansia o la depressione. Come disse Viktor Frankl a suo tempo, nulla ci rende più forti di quanto non faccia avere un obiettivo, ricordare ciò che conta per noi e il motivo per il quale vale la pena di andare avanti.

Proprio per questo motivo se vogliamo allenare il nostro cervello alla felicità dobbiamo avere chiaro il nostro obiettivo di vita, ma non solo. In realtà ognuno di noi oggi dovrebbe avere una meta, un obiettivo da raggiungere, anche se si tratta di qualcosa di semplice come “riposarmi un po’, vedere un amico, leggere un libro, fare una passeggiata…”.

Felicità è stare bene con se stessi: il potere dell’autostima

Nessuno può essere felice tutti i giorni. È impossibile, infatti, afferrare e bloccare in ogni momento questo stato mentale, dal punto di vista emotivo e attitudinale. In realtà c’è un aspetto molto più importante dell’essere felici: stare bene con se stessi. Al giorno d’oggi la mancanza di autostima continua a essere un conto in sospeso per molte persone.

Questo elemento è essenziale per stimolare il benessere e rappresenta senza dubbio la stele di rosetta della soddisfazione e di quella dimensione di cui dovremmo prenderci cura ogni giorno. John Rawls, uno dei filosofi più noti del XX secolo, era solito dire che qualsiasi società che aspiri a essere felice dovrebbe contare su cittadini in grado di rispettare a sufficienza se stessi.

Egli definì questa dimensione come quella fiducia in noi stessi per raggiungere ciò che desideriamo, per darci valore in quanto esseri umani e per assicurarci il progresso e il benessere. L’opposto dell’autorispetto sarebbe, secondo Rawls, l’impotenza.

Per concludere, alla domanda se è possibile o meno allenare il cervello alla felicità, la risposta è sì; tuttavia, non è un compito semplice. Consiste in un lavoro quotidiano, uno sforzo notevole, complesso e coraggioso, in cui investire tutti i giorni. Perché non iniziare oggi stesso?


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  • Berridge, K. C., & Kringelbach, M. L. (2011). Building a neuroscience of pleasure and well-being. Psychology of Well-Being: Theory, Research and Practice1(1), 3. https://doi.org/10.1186/2211-1522-1-3
  • Kringelbach, M. L., & Berridge, K. C. (2010). The functional neuroanatomy of pleasure and happiness. Discovery Medicine9(49), 579–587.

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