Allenare il cervello all'ottimismo

Allenare il cervello ad adottare un approccio più ottimista ci aiuta ad attutire le conseguenze dello stress e dell'ansia. Al tempo stesso, trasmettere speranza a chi ci circonda favorendo un contesto più sicuro e ricco dal punto di vista emotivo.
Allenare il cervello all'ottimismo
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Allenare il cervello all’ottimismo è possibile. È sempre un buon momento per cambiare, per avviare una rivoluzione mentale ed emotiva, per aggiungere nuovi schemi di pensiero con i quali farci strada nel presente, servendoci dei migliori strumenti. Non possiamo dimenticare un aspetto: rafforzare questa abilità contribuisce in modo diretto alla nostra salute mentale.

Un altro fattore, non meno importante, è che non dobbiamo essere bravi solo a mantenere viva la speranza e ad accrescerla, ma è consigliabile anche trasmetterla agli altri. La nostra società ruota attorno alla cura di sé, al benessere personale e alla propria felicità.

È dunque giunto il momento di prendere in considerazione anche gli altri. Il momento di coltivare determinate abilità psicologiche con cui migliorare la qualità di vita generale e creare contesti stimolanti per tutti. Risvegliare l’ottimismo è, probabilmente, il valore e la risorsa emotiva più importante in questo momento. Scopriamo come riuscirci.

Mano che lascia libera una colomba bianca.

Strategie per allenare il cervello all’ottimismo

Lo psicologo Dacher Keltner, docente dell’Università di Berkeley, è uno dei massimi esperti in tema di speranza dal punto di vista neuropsicologico. Nei suoi libri, come Born to be good, spiega il meccanismo che influisce così tanto sul benessere e sulla felicità, oltre che sulla salute mentale.

Keltner sostiene che le persone sono biologicamente predisposte all’ottimismo. Questo dato, che di per sé può risultare affascinante, ha una spiegazione: si tratta di un meccanismo di sopravvivenza. Il cervello darà sempre la priorità all’ottimismo, all’evoluzione, alla resilienza dinnanzi a una sconfitta, e questo perché se così non fosse non andremo avanti lungo il viaggio della vita.

Alle idee di Keltner si uniscono diversi studi di ricerca come quelli condotti dall’Università di Sichuan, in Cina, che ci mostrano che l’ottimismo è un antidoto contro lo stress e l’ansia. In seguito a risonanza magnetica, si è osservato che grazie alla terapia psicologica ed alcune strategie, il cervello cambia.

Tale cambiamento si traduce in un aumento dell’attività di aree quali la corteccia orbitofrontale mediale bilaterale e in una riduzione dei livelli di cortisolo nel sangue. Ciò provoca maggiore motivazione e fiducia in se stessi e nel futuro. Scopriamo quindi quali strategie possono aiutarci a rafforzare questa dimensione.

Pensare a breve termine

È più facile essere ottimisti se si fanno proiezioni a breve termine. Per abbassare i livelli di stress e avere una maggiore sensazione di controllo, si consiglia di rivolgere lo sguardo a quello che potrebbe succedere la settimana prossima o il mese prossimo.

Quello che accadrà dopo un anno è un’incognita e concentrarsi su quel vuoto può creare malessere. Meglio puntare il binocolo verso un obiettivo più vicino.

Ecco che l’ideale è porsi obiettivi realistici, che possono essere raggiunti in pochi giorni. Un esempio potrebbe essere dire a noi stessi che la settimana prossima vogliamo vedere amici o conoscenti per condividere qualche idea su un nostro progetto lavorativo.

Molto probabilmente durante questo incontro, qualcuno potrebbe dirci di aver letto un’offerta di lavoro o darci un’idea per stare meglio. Raggiungere l’obiettivo prefissato a distanza di una settimana ci farà stare meglio e ci sentiremo capaci di proseguire nell’intento.

Dare un senso alle piccole cose di tutti i giorni

Allenare il cervello all’ottimismo è possibile solo trovando significati di vitale importanza. Il nostro cervello ha bisogno di cose, dimensioni e persone a cui aggrapparsi per trovare delle sicurezze. Avere delle passioni, dei valori, ricordarci cosa ci appassiona o cosa ci piacerebbe raggiungere nella vita ci offre un appiglio per sentirci sicuri e un faro con cui illuminare il futuro.

Per fare chiarezza, scrivete su un quaderno alcune semplici frasi che rappresentino concetti riscontrabili nella vita di tutti i giorni:

  • Mi piace stare con il mio partner: l’amore mi dà speranza.
  • Mi piace stare con il mio cucciolo, passeggiare in montagna o in spiaggia: la natura per me è importante.
  • Il mio lavoro è importante: mi piacerebbe crescere professionalmente, anche questo mi dà la forza di andare avanti.
Donna di spalle in spiaggia.

Smettete di guardare nello specchietto retrovisore della vita per allenare il cervello all’ottimismo

Se guarderete indietro, vi ammalerete di nostalgia. Fissando lo sguardo sullo specchietto retrovisore della vita, la mente si concentrerà troppo sullo ieri che è sfuggito, e ciò non permette di andare avanti. Allenare il cervello a mantenere viva la speranza significa, oltretutto, avere il controllo sulla propria attenzione e sui pensieri.

Come già detto, non va bene fissare lo sguardo su un futuro troppo lontano, in cui niente è sicuro, in cui ci sono solo ipotesi che possono infiammare l’ansia. Allo stesso modo, non è saggio tornare a quel passato che non esiste più e che ci siamo lasciati alle spalle.

Qual è, quindi, la scelta più saggia? Concentrarci sul presente e sul futuro a breve termine. Sulla nostra sopravvivenza e anche sulle occasioni. Proprio quest’area deve essere seminata di nuove decisioni, affinché gli obiettivi possano fiorire. Si tratta, inoltre, di uno scenario in cui si nascondono nuove opportunità che non dobbiamo lasciarci scappare.

Il semplice fatto di raggiungere degli obiettivi aumenta il nostro ottimismo e ci rende più sicuri. Concludiamo ricordando ancora una volta che l’ottimismo ha un impatto diretto sulla nostra salute mentale. Lavorarci su è oggi più importante che mai. Così come lo è trasmetterlo agli altri. Teniamolo a mente.


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  • Wang S, Xu X, Zhou M1. Hope and the brain: Trait hope mediates the protective role of medial orbitofrontal cortex spontaneous activity against anxiety.Neuroimage. 2017 Aug 15;157:439-447. doi: 10.1016/j.neuroimage.2017.05.056

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