Alois Alzheimer, l'uomo che capì l'oblio

Uno degli aspetti curiosi della biografia di Alois Alzheimer è che morì inconsapevole dell'importanza della sua scoperta. Non poteva immaginare che nel XXI secolo non sarebbe ancora stato trovato un modo per far regredire questa malattia.
Alois Alzheimer, l'uomo che capì l'oblio
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Abbiamo sentito parlare tutti del morbo di Alzheimer, ma non conosciamo la storia dell’uomo che l’ha scoperto: Alois Alzheimer. Tale scoperta fu un grande contributo all’umanità, che fino ad allora non aveva informazioni dettagliate su questa devastante patologia.

Prima della scoperta di Alois Alzheimer, la malattia che oggi porta il suo nome era considerata una semplice demenza. Grazie a questo medico, fu possibile affinare la diagnosi differenziale e identificare l’insieme di caratteristiche che distinguono questa malattia neurodegenerativa da altre. Da allora, gli studi non si sono mai fermati.

Purtroppo, il morbo di Alzheimer continua ad avere degli aspetti sconosciuti per la scienza. Tuttavia, da quando Alois Alzheimer la descrisse per la prima volta, sono stati fatti passi da giganti.

Non è un’illusione pensare che nei prossimi anni ci saranno significativi progressi nel suo trattamento e, perché no, nella sua cura. Oggi vi parleremo dell’uomo che ha avviato questo progresso scientifico.

“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.”

-Oscar Wilde-

Alois Alzheimer.
Alois Alzheimer.

Le origini di Alois Alzheimer

Alois Alzheimer nacque a Marktbreit, in Baviera (Germania), il 14 giugno 1864. Figlio di un notaio, per suo stesso desiderio iniziò a studiare medicina all’Università di Berlino. Tuttavia, rimase a Berlino solo un anno e in seguito si trasferì all’Università di Würzburg.

Nelle fasi iniziali, non si impegnò molto negli studi. Si dice che a quel tempo adorasse il disegno, arte per la quale aveva un grande talento. Sempre in quegli anni, partecipò a un duello di sciabola che gli lasciò una cicatrice sul volto.

Terminò gli studi nel 1887 con una tesi di laurea intitolata Sulle ghiandole ceruminose. A quel tempo, sembrava non nutrire interesse per gli enigmi del cervello umano. Poco dopo la laurea, lavorò come medico privato per una donna affetta da disturbo mentale. Con lei, fece un viaggio di cinque mesi che gli permise di seguire da vicino gli sviluppi del disturbo.

Le ricerche sul cervello

Dopo il viaggio, lavorò come medico specialista presso l’Ospedale per malati mentali ed epilettici di Francoforte sul Meno. In seguito, divenne primario e aprì un laboratorio per la ricerca neuroscientifica. Nell’ospedale di Francoforte conobbe Franz Nissl, patologo con il quale strinse un’amicizia che durerà tutta la vita.

I due formarono un’equipe che studiò a fondo l’anatomia del cervello usando il cervello di persone decedute. Ecco perché Alois Alzheimer soleva dire: “Aiuto i miei pazienti dopo che sono morti”. È curioso sapere che nel 1894 sposò la vedova di uno dei suoi pazienti: Nathalie Geisenheimer.

La moglie proveniva da una famiglia molto benestante e ciò permise ad Alois Alzheimer di dedicarsi assiduamente alla ricerca. La coppia ebbe tre figli. Sfortunatamente, la donna morì improvvisamente quando il marito aveva solo 36 anni. La sorella minore di Nathalie, Elizabeth, andò a vivere con lui e si prese cura dei bambini. Due anni dopo si trasferirono tutti a Monaco.

Una scoperta storica

Alois Alzheimer iniziò a lavorare come capo del laboratorio anatomico presso la Clinica Psichiatrica Reale di Monaco di Baviera. Il direttore di quell’istituto era Emil Kraepelin, uno dei più famosi psichiatri della storia. Insieme a lui, le ricerche sui vari tipi di demenza avanzarono a un ritmo sostenuto.

Prima di andare a Monaco, Alois Alzheimer aveva avuto una paziente nota con il nome di Augusta D. Iniziò a prendersi cura di lei e a seguire il suo caso da vicino sin da quando la donna aveva 51 anni. Quando morì, il medico esaminò a fondo il suo cervello. Studiò il caso nei minimi dettagli e questo gli permise di presentare le sue conclusioni nel 1906.

Alois Alzheimer presentò il caso come quello di “una malattia specifica della corteccia cerebrale”. Ne descrisse i sintomi identificando la perdita di memoria, le allucinazioni e il disorientamento come le manifestazioni più tipiche. Dal punto di vista anatomico, erano presenti placche e grovigli neurofibrillari.

Nel 1907, pubblicò il risultato dei suoi studi e nel 1910 Kraepelin usò per la prima volta la denominazione di “morbo di Alzheimer” come tributo nei confronti dell’amico che scoprì la patologia.

Negli anni che seguirono, Alois Alzheimer divenne professore. Il 19 dicembre 1915 morì di infarto. Si dice che il tempo trascorso nella clinica di Monaco insieme a Kraepelin segnò l’età d’oro di quell’istituto.


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  • Maurer, K., & Maurer, U. (2006). Alzheimer. La vida de un médico y la historia de una enfermedad. Ediciones Díaz de Santos.


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