Chi vi ama vi spinge a credere in voi stessi

Chi vi ama vi spinge a credere in voi stessi

Ultimo aggiornamento: 19 dicembre, 2016

Chi vi ama non oserà apporre barriere ai vostri orizzonti e non vi dirà “Non puoi farcela”, “Non sai”, “Non te lo meriti”. Chi vi vuole davvero bene vi spinge a credere in voi stessi. Applica ali ai vostri sogni, mette magia nelle vostre tasche e alimenta le vostre giornate grigie con speranze nuove per ricordarvi di quanto siete abili.

Sarete tutti d’accordo sul fatto che un dei valori più importanti per conquistare la tanto agognata pienezza psicologica è la capacità di credere in se stessi. Tuttavia, nessuno può far fiorire una pianta rigogliosa se il seme non ha ancora messo le radici. Se, per esempio, durante l’infanzia, vi hanno trasmesso l’idea che eravate impacciati o poco abili, la crescita non sarà stata armonica, perché in voi saranno germinate convinzioni limitanti.

“Il vero amico è colui che crede in te anche quando tu hai smesso di farlo”.

La maggior parte della letteratura sull’auto-aiuto attualmente disponibile, che studia nello specifico lo sviluppo della fiducia in se stessi, presenta un dato che spesso viene trascurato. Veniamo incoraggiati a credere in noi stessi nonostante le difficoltà, nonostante le voci antagoniste e gli attentati alla nostra autostima. Tuttavia, per fare un vero salto di qualità in quanto a forza e sicurezza, è necessario un profondo viaggio interiore per il quale non sempre siamo pronti.

Per credere in noi stessi, bisogna prima disarmare i numerosi terreni minati creati nel corso dell’infanzia e non solo. Nel corso della nostra vita, da studenti o tramite alcune relazioni affettive, abbiamo vissuto dinamiche frustranti che possono aver intaccato in profondità la nostra considerazione di noi stessi e la nostra autostima.

Vi proponiamo di rifletterci su.

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La difficoltà di credere in se stessi quando certe “figure di potere” non lo fanno

Iniziamo spiegando cosa sono queste “figure di potere”. Nel libro Finding Your Element (“Scopri la tua passione”), dell’educatore Ken Robinson, si parla di un caso molto particolare, quello di Gillian. Gillian, bambina di otto anni, appariva come il chiaro esempio del fallimento scolastico. I suoi genitori e persino i suoi professori non riponevano alcuna speranza nel suo futuro: era troppo lenta, troppo irresponsabile, distratta, sconnessa completamente dal resto del mondo.

La sua vita sembrava destinata all’insuccesso più totale. Erano gli anni ’30. Ma tutto cambiò quando uno psicologo decise di sottoporla ad alcune prove per poi scoprire qualcosa di curioso: la bambina era molto ricettiva alla musica. Il professore la lasciò sola in un’aula e si rese conto che la bambina aveva bisogno di “ballare per pensare”. Gillian aveva una ballerina dentro di sé, tant’è che oggi è considerata una delle danzatrici più importanti della storia.

Le figure di potere sono quelle che, in un determinato momento, hanno tra le mani la possibilità di creare o meno le basi della nostra autostima e sicurezza personale.

Una buona madre e un buon padre trasmetteranno ai loro figli l’idea che questi sono capaci di fare quello che si ripropongono, che si meritano di realizzare i loro sogni e che sono degni di riuscirci come chiunque altro al mondo.

Tuttavia, questo non servirà a molto se, quando questi bambini arriveranno a scuola, un’altra figura rappresentativa dell’autorità come il maestro oppure lo stesso sistema educativo, invece di incoraggiarli e guidarli, si limiterà a dir loro che “non raggiungono la sufficienza”. Che prendere un 5 li trasforma in poco più che emarginati della vita.

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Grazie di credere in me

Sono molte le persone che hanno vissuto per un po’ di tempo “programmate” negativamente per mezzo di un condizionamento emotivo esercitato dai loro genitori, dai loro colleghi e persino dal loro partner. Queste credenze limitanti si stabiliscono nel nostro cervello come dei virus, riformulando idee, cancellando desideri e speranze, mutilando sogni e costruendo paure ed insicurezze.

Molti psicologi parlano del bisogno di risalire alla fonte, di ritirare uno per uno tutti gli strati, le scorze e le cicatrici mal ricucite per trovare la figura che ha osato avere più potere di noi in un determinato momento, con lo scopo di farci credere che non eravamo abili a sufficienza, che non ci meritavamo di portare le redini della nostra felicità. Perché la formula trita e ritrita che recita “adesso mi dirò quanto valgo e quanto mi amo per far cambiare la mia percezione” non sempre funziona.

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Questo viaggio interiore verso la guarigione è sempre utile. Dobbiamo togliere l’autorità a quel professore che ci ha detto che non saremmo mai arrivati da nessuna parte. A quel padre che ci ripeteva di continuo “sei un imbranato”. A quel partner sempre pronto a puntare il dito contro i nostri errori per mettere in risalto le sue qualità.

Oltre a questo delicato processo in cui dobbiamo distruggere una per una le nostre credenze limitanti, è fondamentale attorniarci di persone valide. Poche cose confortano tanto quanto poter contare su qualcuno che crede in noi quando abbiamo smesso di farlo. Qualcuno che dà fermezza ai nostri dubbi, vigore alle nostre speranze e forza ai rami secchi.

Se accanto a voi ci sono già persone così speciali, non esitate a ringraziarle di tanto in tanto. Dite loro “grazie di credere in me”.

Immagini per gentile concessione di Pascal Campion


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