American Horror Story: Freak Show

American Horror Story è una serie antologica statunitense. È composta da diverse stagioni e ognuna è diversa dalla precedente, con personaggi e storie diverse, sebbene sempre avvolte da un'aura di mistero e terrore.
American Horror Story: Freak Show
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

American Horror Story è una serie antologica statunitense. È composta da diverse stagioni e ognuna è diversa dalla precedente, con personaggi e storie diverse, sebbene sempre avvolte da un’aura di mistero e terrore. La quarta stagione, American Horror Story: Freak Show, è una delle più sottovalutate; ha lasciato ai fan una strana sensazione: non è brutta, ma nemmeno delle migliori. Insomma, senza arte né parte secondo molti sostenitori della serie.

Tuttavia, American Horror Story: Freak Show merita un’analisi speciale, diversa, ed è probabile che con il tempo verrà rivalutata. All’epoca delle riprese avevamo visto solo tre stagioni: Murder house, classica storia horror su una casa stregata; Asylum, l’acclamata stagione ambientata in un manicomio degli anni ’60; e la criticata Coven, che racconta la storia di una congrega contemporanea.

Infine, Freak Show. Non parla di streghe, né di fantasmi né tanto meno di folli; Parla di persone che fino a non troppo tempo fa erano costrette a scontare una pena poiché qualificate come “freak”, ovvero “strambe”. 

Perché è importante dare una seconda occasione a questa stagione? Perché la sua apparenza circense fa innamorare, ci coinvolge in un’atmosfera speciale, ci riporta agli anni ’50 e, soprattutto, valorizza e abbraccia le diversità, dentro e fuori lo schermo.

American Horror Story: Freak Show, realtà o finzione?

I fenomeni da baraccone iniziarono a fare la loro comparsa a metà del XVIII secolo, vissero il loro massimo splendore nel XIX secolo e sparirono a metà del XX secolo. In questi circhi, i protagonisti erano persone con malformazioni o anomalie, alcune delle quali oggi potrebbero essere eliminate tramite interventi chirurgici.

Eppure all’epoca sembrava che queste persone fossero condannate a vivere una vita di totale emarginazione, e i circhi con fenomeni da baraccone – per quanto poco etici possano sembrarci – rappresentavano un’opportunità, un modo per andare avanti; sebbene, in molti casi, fossero anche una forma di sfruttamento.

American Horror Story freak show

Esistono un’infinità di casi di gemelli siamesi che oggi avrebbero potuto essere separati senza troppe complicazioni grazie alla chirurgia. In passato, però, venivano sfruttati e messi in mostra in quanto fenomeni da baraccone.

Chiunque avesse una malformazione o spiccasse per una caratteristiche fisica (perché troppo grasso, troppo alto e così via) sarebbe potenzialmente potuto finire in uno di questi circhi. 

La trama di Freak Show

La trama di American Horror Story : Freak Show riprende l’essenza del film Freaks (1932) e ci conduce in un circo di fenomeni di Jupiter (in Florida) dove si verificheranno strani eventi: assassini, vendetta, traffico di persone e così via.

La padrona del circo, Elsa Mars, è una donna che promette a queste persone il riscatto e di dare loro una vita più dignitosa se parteciperanno al suo spettacolo.

Ma nasconde ben altro. In realtà, anche lei è un freak (ha perso le gambe) e nasconde tutte le sue insicurezze dietro un tendone da circo: in realtà desidera trionfare, essere una stella, ed è disposta a tutto per riuscirci.

La complessità e la profondità dei personaggi è affascinante: tutti loro meriterebbero un’analisi individuale, tutti loro hanno paure, insicurezze, sogni. Come chiunque altro. Rivendicheranno, in più di una occasione, il loro diritto a essere trattati al pari di qualunque altro mortale, il loro diritto a vivere dignitosamente e a essere considerati per quello che sono: persone.

Molti dei personaggi della serie sono ispirati a personaggi della vita reale, e molti di loro vivono sulla propria pelle cosa significa vivere sotto l’etichetta di freak al giorno d’oggi.

Ripercorriamo la storia dei freak

Spesso American Horror Story prende in prestito alcuni riferimenti alla realtà, alcune leggende della tradizione popolare, della storia attuale e persino del cinema. Le similitudini con il film Freaks non sono causali, visto che la serie trae liberamente ispirazione da questa fonte.

AHS: Freak Show si ispira a storie reali, riprende personaggi come Edward Mordrake (l’uomo che possedeva un volto “malvagio” nella parte posteriore della testa) e, per rendere tutto questo contesto circense più verosimile, si nutre degli stessi attori che incarnano i personaggi. Ma l’idea del freak non è sempre stata quella attuale, non corrisponde, cioè, solo a persone con specifiche caratteristiche fisiche: il freak è tutto ciò che è fuori dalle norme prestabilite.

Anche la musica gioca un ruolo fondamentale in questa stagione e, tra tutti i pezzi musicali che ci ha regalato AHS: Freak show, spicca l’omaggio a David Bowie, un freak dalla testa ai piedi, un personaggio tra i più peculiari a livello fisico e musicale. Bowie alleggerisce il sanguinoso massacro della serie, la sua estetica e la sua essenza si impossessano del personaggio di Elsa che, in un modo o nell’altro, riconosce di essere un freak. La canzone Life on Mars?, al di là della forte critica di carattere sociale, sfiora il surrealismo e predispone un’ode al freak, al diverso.

A sua volta, la canzone Heroes compare in uno dei momenti salienti della serie per ricordarci che tutti possiamo brillare, che tutti meritiamo di essere eroi, anche se solo per un giorno. E allo stesso tempo, il personaggio di Evan Peters fa sua la mitica Come as you are dei Nirvana, un gruppo che usciva fuori dagli schemi, che ruppe le barriere e che, con questa canzone, ci invita ad accettare noi stessi.

Donna che canta American Horror Story

American Horror Story: Freak Show, tutti possiamo brillare

L’inclusione è la chiave di questa stagione, l’accettazione e l’abbraccio delle diversità. Ryan Murphy, creatore della serie, ha dato un’opportunità di riscatto ad attrici che per età e aspetto fisico non erano più competitive a Hollywood. Stiamo parlando di Jessica Lange e Kathy Bates, che incarnano personaggi che nonostante l’età vanno ben oltre la solita anziana dei film; personaggi complessi e degni di attenzioni.

Murphy ha dato loro il giusto riscatto in FEUD: Bette and Joan, insieme ad altre attrici come Susan Sarandon; dimostrando in questo modo che l’età non ha motivo di essere considerata un ostacolo nel mondo dello spettacolo e che il talento va ben oltre la bellezza.

Oltre a dare a queste attrici una secondo opportunità, ha incluso un’attrice con sindrome di down come Jamie Brewer, sulla quale aveva già contato nelle precedenti stagioni, assegnandole un ruolo che poco ha a che vedere con la sindrome di down.

Ha anche dato un’occasione a un’attrice transessuale, Erika Ervin, nel ruolo di una donna più alta del normale.

Allo stesso tempo, ha puntato sulla donna più bassa del mondo, Jyoti Amge; con Mat Freser, un attore nato con una particolare malformazione agli arti superiori, conosciuta come “arti di foca”.

C’è poi Chrissy Metz, un’attrice obesa; Rose Siggins, una donna senza arti inferiori a causa di una malattia. Infine, Ben Woolf, il defunto attore che soffriva di nanismo pituitario.

L’inquietudine della normalità

Bisogna sottolineare che la maggior parte di questi personaggi non incarna la malvagità: ognuno è unico e ha inquietudini tutte sue. Tuttavia, il personaggio più terrificante della stagione è tra i più normali: parliamo di Dandy Mott, un giovane talmente ricco che, annoiato perché ha tutto, intraprende un viaggio verso il terrore e l’omicidio.

AHS: Freak Show è testimonianza del fatto che tutti noi possiamo brillare, che tutti meritiamo riconoscenza, che non esiste né un’età né un talento predefinito e che le nostre differenze hanno un valore relativo. Nonostante la macabra trama, la storia oscura ed enigmatica, Freak Show dà uno spiraglio di luce alle nostre vite, ci dimostra che tutti possiamo essere eroi, anche se solo per un giorno, come recitava Bowie nella sua canzone.

Possiamo essere eroi, anche solo per un giorno.

-David Bowie-


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