Amor proprio, il balsamo che cura le nostre ferite

L'amor proprio ci permette di curare le ferite e ricominciare la nostra vita. È un antidoto all'apatia e al disprezzo nei confronti di noi stessi. Come possiamo coltivarlo?
Amor proprio, il balsamo che cura le nostre ferite
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

“Quanto mi amo?”. Potreste non esservi posti questa domanda o non averci mai pensato. Non fa niente, è più normale di quando immaginate. Spesso abbiamo la cattiva abitudine di dimenticarci di noi stessi; è come se non esistessimo, come se fossimo invisibili ai nostri occhi. Sembra che prenderci cura di noi stessi sia al di fuori dalle nostre priorità. Potremmo dire che l’amor proprio non ha un posto nella nostra vita.

Come trattate voi stessi? Ci avete mai pensato? Il modo in cui ci parliamo, la concezione che abbiamo della nostra persona e, in definitiva, il modo in cui ci valutiamo influenza il nostro umore. Il problema è che pensiamo raramente a tutto ciò.

Tendiamo a vivere in punta di piedi senza approfondire quanto ci influenza ciò che accade intorno a noi. È come se non dessimo importanza al nostro benessere personale. Il problema è che, con il passare del tempo, il peso della vita quotidiana aumenta di giorno in giorno e, se ci trascuriamo, possiamo ritrovarci avvolti in una nebbia grigia che non ci permette chiaramente e che ci fa soffrire.

Seppur inconsapevoli, vivere disconnessi dal nostro Io interiore ha delle conseguenze. Possiamo notarlo osservando la storia della protagonista del cortometraggio presente alla fine di questo articolo. Il punto è, come possiamo liberarci dalle ragnatele degli automatismi? Come possiamo evitare che le etichette e i messaggi negativi nei nostri confronti influenzino la nostra vita?

Il peso dei messaggi che riceviamo

Fin da piccoli, riceviamo diversi messaggi su chi siamo, cosa dovremmo provare e come dovremmo comportarci. Genitori, parenti, insegnanti, amici… tutti hanno qualcosa da dirci. Anche se il più delle volte hanno buone intenzioni, quelle parole non sempre hanno un effetto positivo o sono appropriate per noi.

Probabilmente vi sarete sentiti dire frasi come “È impossibile! Rimani con i piedi per terra”, “Stai perdendo tempo, concentrati su quello che è importante”, “Non ce la farai”, “Sei un sognatore, la realtà è un’altra”. In un modo o nell’altro, i messaggi che riceviamo influenzano il nostro modo di essere, soprattutto da bambini. Alcuni di questi messaggi, di fatto, plasmano la nostra identità, mentre altri funzionano come delle imposizioni che se non rispettiamo ci fanno sentire in colpa.

A volte quel senso di colpa crea una ferita e un rifiuto nei confronti di noi stessi. Lascia segni così profondi e dolorosi che si tramutano in un profondo sentimento di disprezzo di sé; ne consegue una sottovalutazione di sé e mancanza di amor proprio. Crescere con queste ferite fa vivere una realtà molto dolorosa.

“Mi ci è voluto molto tempo per imparare a non giudicarmi attraverso gli occhi degli altri.”

-Sally Field-

Ragazza triste che guarda dalla finestra.

La frasi del nostro critico interiore

Sentirsi rifiutati dagli altri, e in definitiva da se stessi, genera una trappola mentale attivata dal critico interiore, ovvero quella voce che viene da dentro e che si dedica continuamente a giudicare come pensiamo, sentiamo e agiamo. A tale scopo, l’Io critico ricorre a qualsiasi strategia: confronti, critiche distruttive, denigrazioni varie, ecc.

“Non avrei dovuto dire quelle parole”, “Avrei dovuto agire diversamente”, “Non mi riesce niente”, “Sono un disastro”, sono solo alcuni esempi di frasi pronunciate dal nostro critico interiore. Il problema è che non lo mettiamo mai in discussione.

Abbiamo integrato questi messaggi al punto da darvi valore di verità assoluta e, di fatto, tutto quello che facciamo lo conferma. Se non ci consideriamo validi per un lavoro, per dirigere un gruppo o per scrivere, probabilmente non ci proveremo nemmeno o boicotteremo noi stessi per soffocare la minima speranza che alimentiamo nella nostra mente.

L’amor proprio e l’influenza dei social media

Oggi il continuo confronto con gli altri è favorito dai social network, che creano realtà alternative che possono intrappolarci se non stiamo attenti. Trascorrere ore e ore immersi in questo mondo fatto di apparenze e sentimenti simulati può farci credere che sia l’unica realtà esistente.

La verità è che ci troviamo di fronte a una vetrina dietro la quale ogni persona può controllare l’immagine di sé che vuole mostrare agli altri. Ciò che appare sui social network non sempre corrisponde alla realtà.

Secondo la psicoterapeuta Sherrie Campbell, i social network possono creare una falsa illusione di appartenenza e connessione con gli altri che ci incoraggia a dare più importanza a quel mondo immaginario.

Se disprezziamo e rifiutiamo noi stessi, ovvero se abbiamo un’immagine negativa di noi, i social network non faranno altro che aumentare questa percezione. Ci forniscono le prove – false – che ci confermeranno quanto sia noiosa la nostra vita, quanto poco ci divertiamo e quanto siamo soli.

Non è facile seguire il ritmo di vita che le persone mostrano sui social network. Uno studio dell’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania (USA), afferma che consultare troppo spesso i social network genera invidia e la distorta convinzione che gli altri abbiano una vita molto più originale, felice e interessante della nostra.

Come possiamo vedere, siamo esperti nel maltrattare noi stessi, ma soprattutto nel confrontare la nostra vita con quella degli altri senza accorgerci che questo atteggiamento è assurdo. Perché perdere tempo in confronti se le condizioni, le caratteristiche, le prospettive e le esperienze di ogni persona sono diverse?

La protagonista del cortometraggio Overcomer è un esempio di come i social network possano essere un’arma a doppio taglio, soprattutto se alcune ferite del passato sono ancora aperte. Chi sopporta il peso di una ferita filtra la realtà attraverso di essa.

La mente spesso opera basandosi su distorsioni cognitive (modi erronei di elaborare le informazioni o interpretazioni errate) come l’astrazione selettiva, la personalizzazione, l’etichettatura o il ragionamento emotivo. I social network promuovono questi meccanismi.

“In passato eri quello che avevi, ora sei quello che condividi.”

-Godfried Bogaard-

Donna pensierosa col telefono in mano.

L’amor proprio e il ricongiungimento con se stessi

Cosa fare per fermare il critico interiore? Come sanare le nostre ferite? È possibile fermare il labirinto mentale che ci intrappola nell’autocommiserazione? Sembra che la protagonista del nostro cortometraggio abbia scoperto finalmente l’ingrediente segreto: l’amor proprio.

“Sei incredibile quando ti permetti di essere te stesso.”

-Elizabeth Alraune-

Non è facile riconciliarsi con se stessi, soprattutto quando la maggior parte delle volte ci siamo trattati male. È molto difficile dopo anni di auto-critiche negative iniziare, all’improvviso, come per magia, ad amarsi nuovamente. Sono necessari pazienza, impegno, accettazione e, ovviamente, la volontà di trovare un compromesso con noi stessi.

Abbracciare le nostre ferite è fonte di sofferenza, soprattutto all’inizio. Oltre a ciò, ci vuole molto coraggio e bisogna trovare la capacità di perdonare e di perdonarsi. Essere capace di amarsi, quando ne abbiamo più bisogno, richiede molta forza e impegno. Per questo motivo, dobbiamo tenere a mente alcune strategie.

Strategie per ritrovare l’amor proprio

  • Ritenersi preziosi. Siamo molto più dei nostri errori, dei fallimenti e dei risultati che abbiamo raggiunto. Siamo un’edizione limitata che nessuno ci può rubare. Forse siamo cresciuti senza rendercene conto e anche se è difficile crederlo, non è mai troppo tardi per guardarsi allo specchio e iniziare a vedere il proprio potenziale.
  • Praticate l’auto-compassione. Affrontare e accettare con rispetto i nostri errori e i nostri limiti è essenziale per andare avanti. Essere confusioni è un’opportunità per imparare qualcosa, e giudicare noi stessi è un’abitudine che non ci aiuta a cambiare la nostra prospettiva. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Personality and Social Psychology, l’auto-compassione permette di raggiungere più facilmente la realizzazione personale.
  • Perdonare. Il perdono è un atto che ci libera dai legami col passato. Perdonare è un’opportunità per curare il nostro risentimento, quello che a un certo punto ci ha creato così tanti problemi. Non dobbiamo perdonare solo gli altri, ma anche noi stessi per il modo in cui ci siamo trattati.
  • Vivere con un intento. Essere consapevoli del momento presente è un modo per lasciare andare il passato ed evitare di essere sopraffatti dalle preoccupazioni del futuro. Vivere la quotidianità, assaporare ciò che accade in ogni momento, impegnarsi e prenderci cura di noi stessi sono tutti validi meccanismi di protezione.
  • Disconnettersi per riconnettersi con se stessi. Siamo nell’era dell’iper-connessione, ma è consigliabile disconnettersi dall’intangibile mondo digitale per connetterci con ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi e, ovviamente, con le persone che ci circondano. In questo modo, impediremo al teatro delle apparenze di dominare le nostre vite.

“L”amore è una cura miracolosa. Amare noi stessi fa miracoli nella nostra vita.”

-Louise L. Hay-

Conclusioni

Come avete potuto vedere, l’amor proprio si costruisce passo dopo passo, viene tessuto delicatamente e annaffiato ogni giorno. È quella luce che tutti abbiamo dentro, ma che a volte è difficile fare brillare. L’amor proprio è alla base del nostro benessere, l’abbraccio che ci protegge e il balsamo che cura le nostre ferite. Eccovi il cortometraggio Overcomer.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.