Ansia da malattia, sempre più diffusa

E se soffrissi di un disturbo cardiaco? Se mi fossi infettato? E se questo puntino sulla pelle fosse qualcosa di grave? L'ansia da malattia è un di disturbo sempre più diffuso. Scoprite di cosa di tratta.
Ansia da malattia, sempre più diffusa
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 04 novembre, 2022

Paura di essere stati contagiati, di aver contratto una malattia, l’ossessione di consultare continuamente internet per verificare se il fastidio provato è sintomo di qualcosa di grave… Il disturbo d’ansia da malattia sta crescendo esponenzialmente in questo ultimo periodo, al punto che sono tante le persone che si sentono dominate dall’apprensione.

Leggendo questa descrizione, potremmo pensare che si tratti della classica ipocondria. Ebbene, occorre segnalare che tale termine ha smesso di essere usato nella diagnostica a partire dalla quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) del 2013.

Oltre a ciò, è bene notare due aspetti. Non è affatto facile convivere con la paura costante di ammalarsi. Questa sensazione, di fatto, causa disagio, paura e interferisce con la vita privata e professionale della persona, alimentando ulteriormente la sofferenza. A ciò si aggiunge anche la difficoltà nel diagnosticare questa specifica condizione psicologica.

Quando una persona si rivolge al medico di base segnalando precisi sintomi, è alquanto probabile che il professionista si concentri su tali manifestazioni prescrivendo persino degli esami specifici. Non sempre si tiene conto del disturbo d’ansia da malattia. Vediamo di approfondire l’argomento nelle prossime righe.

Ragazza a letto con dolore allo stomaco.

Disturbo d’ansia da malattia: sintomi, cause, trattamento

Nel disturbo d’ansia da malattia, in genere si verificano due situazioni curiose. La prima è che quando il soggetto interessato si reca dal medico e gli viene confermato un buono stato di salute, non rimane soddisfatto della diagnosi e cerca altri pareri. Non si arrende. In secondo luogo, c’è anche chi, pur credendo di accusare una moltitudine di sintomi, non consulta il medico per paura, autentico panico.

“E se mi venisse diagnosticato una grave malattia? E se mi dicesse che non esiste una cura per il mio male?”. Come si può vedere, si tratta di stati nei quali la paura alimenta un circolo vizioso. L’aspetto più complesso è che queste situazioni generalmente sono croniche, ovvero alcune persone iniziato a mostrare la paura di ammalarsi durante l’adolescenza e mantengono il medesimo schema in età adulta.

In assenza di aiuto, la loro vita risulta fortemente limitata; concentrata solo sul corpo, sulle sensazioni provate e sulla ricerca di sintomi che poi non esiteranno a confrontare con le descrizioni cliniche presenti su internet.

Occorre ricordare ancora una volta che non si parla più di ipocondria, sfumatura peggiorativa che è stata rimossa dai manuali diagnostici; inoltre, ora vengono presi in considerazione molteplici fattori. Vediamoli a seguire.

Quali sono i sintomi del disturbo d’ansia da malattia?

Fino a non molto tempo fa, noi tutti chiamavamo ipocondriaca la persona ossessionata dalla paura di contrarre praticamente ogni malattia esistente. Ma dietro a tale comportamento si cela molto di più: sofferenza emotiva, difficoltà nello svolgere le attività quotidiane, dover essere preformanti sul lavoro senza preoccuparsi di virus, batteri, ecc.

Per formulare una diagnosi accurata, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) richiede di considerare i seguenti criteri:

  • Il paziente nutre uno stato di preoccupazione costante che dura da oltre 6 mesi. La sua angoscia risiede nel contrarre diverse malattie o di soffrire di alcuni disturbi psicologici.
  • Si allarma facilmente per qualsiasi fastidio: prurito alla pelle, mal di stomaco, tic oculari, fastidio alla gola, tosse, ecc.
  • Nonostante le sue paure, non presenta alcuna malattia o manifestazione clinica. Gli esami medici non rilevano nessun disturbo.
  • La persona affetta dal disturbo d’ansia da malattia tende a rivolgersi con frequenza al medico. Ma d’altro canto, c’è anche chi non si rivolge allo specialista per paura, evita le visite e ciò intensifica maggiormente il disagio -> Penso di essere malato, ma non voglio andare dal medico perché temo che mi confermi che lo sono.

Qual è l’origine?

Il disturbo d’ansia da malattia tende ad avere più di una condizione di comorbilità sottostante. Vale a dire che in genere la persona che ha paura di ammalarsi presenta più problemi, più disturbi psicologici che possono protrarsi per anni.

In tal senso, studi come quello condotto dall’Università del Madhya Pradesh, in India, mostrano risultati particolarmente interessanti:

  • Buona parte delle persone che si recano dal medico soffre d’ansia.
  • Circa il 18% di questi pazienti presenta una storia familiare con la medesima patologia clinica.
  • Il 32,1% ha subito abusi durante l’infanzia.
  • Il 25% soffre anche di depressione.
  • Il 23% soffre di un qualche tipo di disturbo d’ansia (fobie, disturbo d’ansia generalizzato, ecc.).

In altre parole, l’ansia da malattia presenta fattori scatenanti sottostanti e, a sua volta, causa ulteriori disturbi psicologici.

Donna preoccupata sul divano.

In cosa consiste il trattamento?

Esiste una soluzione per le persone che soffrono d’ansia da malattia? Ovviamente sì. È tuttavia necessario affidarsi alla psicoterapia, e nello specifico alla terapia cognitivo-comportamentale. Questo approccio permette di gestire gli stati d’ansia tralasciando i pensieri disfunzionali, ovvero quelli che intensificano il  problema e la sofferenza.

Gradualmente, giorno dopo giorno, la persona impara ad applicare ragionamenti, riflessioni e pensieri più salutari per adottare un comportamento adeguato e, pertanto, più rassicurante, libero dalla paura di ammalarsi. Allo stesso modo, è necessario trattare eventuali problemi alla radice (abusi nell’infanzia, esperienze traumatiche, ecc.).

Infine, potrebbero anche essere prescritti degli ansiolitici o antidepressivi (come gli inibitori della ricaptazione della serotonina), ma tale decisione spetterà al medico. A ogni modo, la terapia più efficace in tal senso è sempre quella psicologica. Teniamolo presente.


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